Conte, la solitudine del primo ministro

Il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. Fonte: governo.it

Il venerdì di Pasqua è stato segnato dalla Conferenza Stampa del premier Giuseppe Conte. L’occasione era quella di comunicare alla nazione l’estensione al 3 maggio del lockdown in Italia ed il premier ne ha anche approfittato per togliersi qualche sassolino dalla scarpa nei confronti dell’opposizione, facendo “nomi e cognomi”. Ovviamente Giorgia Meloni e Matteo Salvini non l’hanno presa affatto bene, accusando l’attuale premier di presiedere un governo di regime. Quello stesso regime che entrambi (plaudendo alla svolta antidemocratica di Orban in Ungheria) sognerebbero di guidare: la Meloni con il suo elettorato nostalgico, e Salvini con la sua richiesta di “pieni poteri” di mussoliniana memoria, che gli si è fortunatamente ritorta contro come un boomerang.

La polemica sulla conferenza stampa di Conte è partita quando un autorevole giornalista come Enrico Mentana ha dichiarato al termine della diretta che, se avesse saputo che Conte avrebbe sferrato quell’attacco, non avrebbe mandato in onda quella parte. Giornalisticamente parlando non sono d’accordo con Mentana, perché il fatto stesso che il presidente del consiglio faccia simili dichiarazioni è già di per sé una notizia; non darla equivarrebbe a non fare il proprio lavoro. Da Palazzo Chigi, inoltre, fanno notare che la richiesta a reti unificate non c’è stata. Semplicemente il segnale in alta definizione delle conferenze stampa del premier viene messo a disposizione delle emittenti, le quali hanno la discrezionalità di poterle trasmettere o meno. Questa precisazione è importante perché in effetti, quella diretta poteva restare confinata all’interno dei social se nessuna rete televisiva l’avesse rilanciata sul proprio canale.

Tuttavia il premier ha commesso una sgrammaticatura istituzionale? Probabilmente sì. Ad esempio, avrebbe potuto dire la stessa cosa senza tirare in ballo direttamente le opposizioni? Avrebbe potuto smentire quelle che lui reputa delle fake news e che oggettivamente tali sono, parlandone in generale? Sì, avrebbe potuto. Ma dov’erano Mentana e tutti quei giornalisti che accusano Conte di aver utilizzato le reti unificate (come già detto non richieste) per smentire le bugie della Meloni e di Salvini sulla presunta firma del MES? Non sarebbe stato compito del mondo dell’informazione dare all’opinione pubblica la realtà dei fatti, smentendo le falsità diffuse che, in un momento delicato come questo, destabilizzano, se non addirittura sabotano, la trattativa sul campo europeo? Non sarebbe spettato a Mentana e al resto del mondo dell’informazione, ricordare che il MES è stato approvato il 3 agosto del 2011 dal governo Berlusconi con Giorgia Meloni ministro di quell’esecutivo? Qui il testo del comunicato dove si legge testualmente:

“Il Consiglio ha poi approvato i seguenti provvedimenti: […]
su proposta del Ministro degli affari esteri, Frattini:
– due disegni di legge per la ratifica e l’esecuzione dei seguenti Atti internazionali:
1. Decisione del Consiglio europeo 2011/199/UE, che modifica l’articolo 136 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea relativamente ad un meccanismo di stabilità (ESM- European Stability Mechanism) nei Paesi la cui moneta è l’euro; obiettivo della Decisione è far sì che tutti gli Stati dell’Eurozona possano istituire, se necessario, un meccanismo che renderà possibile affrontare situazioni di rischio per la stabilità finanziaria dell’intera area dell’euro;”

E dov’erano i rappresentanti delle forze di governo attuali? Prima della conferenza stampa di Conte avete sentito Nicola Zingaretti o Vito Crimi fare quadrato attorno al premier, smentendo la Meloni o Salvini?

La verità è che purtroppo l’attuale Governo appare una squadra debole, pur avendo delle buone individualità, come ad esempio il premier. Conte è al timone di un governo che pare non avere la coesione tra le proprie caratteristiche. E’ letteralmente lasciato solo. Tuttavia cresce in termini di gradimento. Se dovesse riuscire nel miracolo di strappare gli eurobond, l’attuale Presidente del Consiglio sarà ricordato per aver ottenuto un risultato storico in campo europeo, in un contesto governativo altamente complesso e nel bel mezzo della più grave emergenza mai vissuta in Italia dal dopoguerra.

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