Ranieri (M5s): “Non siamo antieuropeisti, vogliamo Europa dei popoli”

Il Movimento 5 Stelle è scosso da turbolenze interne dovute a scelte di politica estera e molti dei rappresentanti pentastellati sono in queste ore presi di mira da critiche provenienti dalla base. Causa dei malumori la scelta di Grillo di lasciare il gruppo euroscettico di Nigel Farage (EFDD) per aderire al gruppo Alde, il più europeista fra tutti gli eurogruppi, richiesta poi bocciata dal “no” secco arrivato in serata dalla componente tedesca e francese del gruppo guidato da Guy Verhofstadt.

A tal proposito abbiamo posto alcune domande al consigliere in Regione Abruzzo Gianluca Ranieri.

 

Gianluca Ranieri, consigliere regionale e voce autorevole del M5s abruzzese, partiamo da una considerazione generale: qual è il suo pensiero a riguardo?

Il Movimento 5 Stelle è un grande cambiamento rispetto all’idea tradizionale di partito, è un modo nuovo di intendere la democrazia e la partecipazione dei cittadini. E’ normale che questo processo di cambiamento sia tumultuoso e che attraversi momenti  di contestazione e critica anche radicali: è proprio da questi passaggi che maturerà la capacità critica dei cittadini che credono in questo progetto e che emergerà il modello di democrazia diretta che ci auguriamo di poter realizzare.

 

Entriamo nel particolare: era d’accordo sulla scelta di abbandonare Farage per aderire ad Alde?

Personalmente si, ma credo ci sia stata e ci sia una grande incomprensione riguardo alla posizione del M5S sull’Europa. Noi non siamo antieuropeisti, né lo siamo mai stati. A noi non piace “questo” modello di Europa. Vogliamo un Europa dei popoli, non delle oligarchie economico-finanziarie, un Europa che non sia solo moneta e mercato comuni, ma che sia, se deve essere, unita anche nella fiscalità, nella gestione del debito e nella politica estera,  che realizzi nella stessa misura e per tutti i suoi cittadini uguaglianza e prosperità. Se cambiare gruppo, stanti le regole del Parlamento Europeo, può farci ottenere dei risultati nella direzione che auspichiamo ben venga il cambiamento e sarei disposto a cambiare gruppo anche ogni tre mesi: come abbiamo sempre detto, cerchiamo di affermare delle idee, non delle ideologie.

 

Il metodo decisionale dei Cinque Stelle sembra quasi caratterizzato da un doppio livello: prima i vertici decidono, poi la base ratifica con il voto on-line. Il risultato è sempre un plebiscito popolare che spesso mal si abbina coi modelli ideali di democrazia. Pensa che ci sia qualcosa da rivedere o è un metodo ormai collaudato che non necessita di modifiche?

Non esiste un vertice del  M5S. Perché possa intervenire una scelta, però, è necessaria una proposta. Questa proposta può arrivare, ad esempio, dal gruppo dei parlamentari europei, da un gruppo di consiglieri regionali o anche dai cittadini, poi viene votata sulla rete. Le proposte arrivano da chi è a contatto con i problemi relativi alle scelte, non dal vertice. È normale che ci siano ancora moltissime cose da perfezionare, noi però ci adoperiamo in ogni modo per far si che il processo di partecipazione democratica del cittadino diventi ogni giorno più efficace. Non mi risulta che altri facciano lo stesso.

 

Quale è stata la reazione della base abruzzese e Marsicana, dato che Lei è di Avezzano?

Non sono in grado di fare una valutazione, avrei bisogno di strumenti che non ho, ma credo che, come per altre scelte, ci sia e continuerà ad esserci un costruttivo dibattito interno.

 

Si avvicinano le amministrative 2017: può dirci quali saranno i punti programmatici del gruppo 5 stelle e come verrà scelto il nome del candidato a sindaco?

Non credo ci sia lo spazio per parlare dei nostri programmi, e sono più di uno i comuni che vanno al voto… Per quanto riguarda il candidato sindaco, sarà scelto come sempre, democraticamente da tutti i cittadini che partecipano alle attività del gruppo locale.

 

In Regione sono molte le battaglie portate avanti da Lei e dai suoi colleghi, ultima quella relativa alla difesa del Tribunale di Avezzano. Come pensa che andrà a finire? Chi sono i maggiori responsabili di questa situazione?

La questione è ancora aperta, ma le speranze di salvare il Tribunale di Avezzano sono ormai al lumicino. La responsabilità di un’eventuale chiusura, però, va attribuita unicamente ad una politica incapace di rappresentare e difendere le esigenze del territorio e di assumere su di sé la responsabilità di una scelta. Che il tribunale di Avezzano abbia i numeri e le caratteristiche per rimanere aperto è un fatto indubitabile ed evidente sin dall’entrata in vigore della legge di riordino nel 2012: affermare che sia necessaria una nuova commissione, per valutare quali tra i tribunali di Avezzano, Lanciano, Vasto e Sulmona possano restare aperti, è solo l’ennesima manovra dilatoria che avrà l’unico risultato di indebolire ulteriormente le capacità operative dei presidi soppressi, la decisione vigliacca di chi non ha a cuore i cittadini ma esclusivamente la propria poltrona.

 

Redazione ilfaro24.it

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