SULMONA RACCONTI DI GUERRA 1940-1944

Attività dei figli di S. Francesco nel Conv. di S. Francesco di Paola in Sulmona. Vincere! Fino a che gli alleati non misero piede sul suolo italiano la speranza della vittoria non era ancora spezzata. Ma invasa la Sicilia tutti provammo la sensazione che la guerra era perduta e perduta per sempre. Tutti presentimmo che il suolo italiano sarebbe stato passato a dito a dito dai vincitori, lasciando dietro di sé un cimitero. Il M.R.P. Provinciale, sempre vigile sopra la sorte dei suoi figli prese tutte quelle misure necessarie per allontanare i giovani dai luoghi creduti vulnerabili.

Il nostro Seminario Serafico di Sulmona, il 17 agosto fu trasferito a Manoppello accompagnato dal Vice Rettore, P. Michele da Monticchio e dal Fratello laico, F. Giovanni da Salle. Si trattava d’incontrare molte difficoltà e difficili, ma tutte furono superate.

La Comunità di Sulmona, benché si vedeva ridotta nel numero, tuttavia concorse al mantenimento del piccolo numero di ragazzi, dodici appena, che rimasero a Manoppello circa 40 giorni, coll’inviare quanto appresso: pane Kg 106, pasta Kg 89, fagioli Kg 40, zucchero Kg. 12, marmellata Kg 12, formaggio Kg. 2, spese di viaggio £ 800.

Il 27 agosto Sulmona ebbe il primo e disastrosissimo bombardamento compiuto da 120 aerei circa. Fu colpita in pieno la stazione. Le vittime ascesero ad oltre 130, moltissimi furono i feriti. Due dei nostri padri non mancarono d’accorrere subito al luogo del disastro per soccorrere i feriti e amministrare loro gli ultimi conforti della Religione. Qui soprattutto si distinse l’opera indefessa di P. Fedele da Istonio (ora Vasto n.d.r.), Custode del Cimitero, e di F. Egidio da Avezzano, nel seppellire i morti si trattava di riconoscere i cadaveri, di ritrovare le membra strappate del tutto dal tronco, per ricomporre il cadavere, lavoro non lieve e che nessuno avrebbe affrontato. Soltanto la carità e la pazienza e il sacrificio dei soprannominati padri poté assolvere tale lavoro.

Il I° settembre ebbe un secondo bombardamento ma sui medesimi obiettivi, pochi i morti e i danni. L’8 settembre giorno dell’Armistizio, provammo la sensazione che la guerra fosse finita e che subito potevamo ricominciare le nostre attività. Ma quale sorpresa! Si diffuse come un lampo la notizia che i Tedeschi avevano occupato militarmente l’Italia e che la guerra sarebbe continuata nel continente. Nuovi guai! Bisognava prepararsi alla lotta e alla resistenza. Il 13 settembre Sulmona viene occupata dai Tedeschi che subito cominciarono l’oppressione dei civili in vari modi: col requisire le case e prendere roba dovunque, ma più di tutto col rastrellamento d’uomini per condurli ai lavori forzati e in I° linea.

E qui anche l’opera dei Cappuccini si fece sentire coll’aiutare tanti poveri giovani, specie a Ufficiali. Al principio di novembre incominciarono i nostri nemici Tedeschi lo sfollamento di città e paesi, e molti senza nessuna ragione al di fuori di quella di saccheggiare e distruggere. Poveri sfollati! Cacciati con violenza dalle case senza mezzi di trasporto, senza viveri, venivano lasciati per le vie sotto la pioggia e in qualche luogo alla neve. Poveretti! Giungevano a Sulmona che facevano pietà. Ben interpretando l’intenzione dei Superiori Maggiori, coi quali era impossibile comunicare, il Guardiano strinse la clausura e diede alloggio a tre distinte famiglie: una di Roccaraso, Petracca, un’altra era di Pietransiero, Cicone, e la terza di Canzano, Morelli. Famiglie che benediranno in eterno i Figli di S. Francesco perché hanno avuto da essi casa, letti, coperte, ecc. ecc. e questo senza la mira di un possibile guadagno. Che poi di tanti e tanti sfollati che facevano ricorso alla carità di S. Francesco, a nessuno un no, ma si è cercato di aiutare tutti nei limiti del possibile col denaro e roba, minestra e pane.

Il 3 febbraio e il 30 maggio Sulmona viene nuovamente bombardata e l’opera dei Padri Cappuccini rifulge come sempre. Sulmona, città che oggi possiamo chiamare privilegiata, è vissuta per otto mesi sotto l’incubo dei bombardamenti. Il Superiore con altri coraggiosi assicurata la vita dei più sono rimasti fermi al loro posto, sempre pronti per sollevare il popolo spiritualmente e moralmente, del tutto decisi a seguire le sorti del popolo stesso, anche a morire se fosse necessario!

Il Signore, invece nella sua bontà infinita, non solo ci ha protetti, ma nulla ci ha fatto mancare, anzi a misura che abbiamo dato denaro e roba sono aumentate le entrate dell’uno e dell’altra. Miracolo della Provvidenza, sia benedetto sempre il Signore e il nostro Padre S. Francesco.

TESTIMONIANZA Il Superiore (Alberto Mileno)   

 

( Cicchetti Ivan )

           

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