CHI ERA BRUNO MUSSOLINI ?

TERZOGENITO DEL DUCE

Bruno Mussolini, nato a Milano il 22 aprile del 1918,  è stato un aviatore italiano. Figlio terzogenito di Benito Mussolini e di Rachele Guidi, fu ufficiale della Regia Aeronautica, Medaglia d’Oro al Valore Aeronautico e due volte Medaglia d’Argento al Valor Militare.

Grande appassionato di aerei, a Bologna ebbe come compagno di studi Federico Cozzolino con cui divise passione e lavoro nella Regia Aeronautica. A 17 anni fu il pilota militare più giovane d’Italia. Fu anche uno dei dirigenti della compagnia aerea Ala Littoria e l’ideatore della LATI, Linee Aeree Transcontinentali Italiane, che coprivano la tratta Italia-Brasile.

Nel 1936, durante la guerra d’Etiopia, venne assegnato, assieme al fratello Vittorio, alla 14ª Squadriglia , conosciuta anche come Testa di leone. In questa campagna gli venne conferita una Medaglia d’Argento al valor militare. Come volontario in Spagna, dal settembre 1937 al maggio 1938, Bruno Mussolini lanciò una pubblica sfida via radio ai piloti delle formazioni volontarie repubblicane, le Fuerzas Aéreas de la República Española, che venne raccolta dal pilota statunitense Derek D. Dickinson, della formazione delle “Ali Rosse” (Alas Rojas). Il 27 settembre i due piloti partirono rispettivamente da Palma di Maiorca (Bruno Mussolini, su un Fiat G.50) e da Castellón de la Plana (Derek Dickinson con un Boeing P-26). Assieme a loro volavano due ricognitori, a fare da padrini al duello. La quota prescelta erano i 1.000 metri.

Inizialmente inquadrato dalle mitragliatrici di Mussolini, Dickinson fu ferito ad una mano e non poté sventolare la sciarpa bianca di resa. Con una disperata manovra riuscì a portarsi sopra l’aereo di Mussolini e ad inquadrarlo a sua volta con le mitragliatrici. A questo punto il pilota italiano agitò la sciarpa, avendo il suo motore in panne. Al rientro, il caccia di Dickinson aveva ricevuto 326 colpi e il suo pilota era ferito ad una mano, mentre l’apparecchio di Mussolini dovette atterrare in planata, poiché piantato in asso dal motore.

Il duello ebbe grandissima eco nella stampa di tutto il mondo. Alcuni autori hanno però messo in dubbio che abbia realmente avuto luogo. Durante la Guerra di Spagna, Bruno Mussolini fu decorato di una seconda Medaglia d’Argento.

Nel 1939 Bruno Mussolini era stato nominato Presidente della Federazione Pugilistica Italiana. Alla sua morte, la carica passò al fratello Vittorio. Allo scoppio della seconda guerra mondiale fu assegnato al 47º Stormo Bombardamento Terrestre di Grottaglie (TA) e Il 1º giugno 1941 trasferito a Pisa gli fu assegnato il comando della 274ª Squadriglia Bombardamento a Grande Raggio (BGR), inquadrata all’interno del 46º Stormo con sede a Pisa.

Due mesi dopo, il 7 agosto 1941, proprio su uno di questi velivoli, perse la vita. I motori del suo aereo militare, mentre era in fase di atterraggio durante un volo di prova, subirono un brusco calo di potenza. Non riuscendo a riprendere quota, l’aereo si schiantò poco dopo finendo la sua corsa in un campo di granoturco nella zona di Porta a Piagge. Nell’incidente persero la vita anche il tenente pilota Francesco Vitalini Sacconi e il maresciallo motorista Angelo Trezzini.

La salma di Bruno Mussolini fu trasportata da Pisa a Predappio con un treno speciale, tra due ali di folla ininterrotta che salutava con il braccio teso, e alla presenza di alcuni ufficiali prigionieri della RAF che vollero rendere omaggio al nemico caduto. Secondo Vittorio Mussolini, il saluto di massa alla salma di Bruno fu l’ultimo episodio in cui il popolo italiano si strinse attorno al proprio capo.

In memoria di Bruno, davanti al Palazzo dell’ex collegio aeronautico, a Forlì, in Piazzale della Vittoria, venne innalzata una statua di Icaro dello scultore Francesco Saverio Palozzi. Il suo reparto, la 274ª Squadriglia da Bombardamento, fu intitolata Bruno Mussolini. La squadra di pallacanestro capitolina, in sua memoria, fu denominata ‘Bruno Mussolini Roma’. È sepolto davanti al padre nella cripta del cimitero di Predappio.

Mussolini in seguito alla morte del figlio subì un duro colpo: in poche settimane scrisse il libro intitolato Parlo con Bruno. Senz’altro la morte del figlio impresse una svolta nella psicologia del Duce. Bruno lasciò la moglie Gina Ruberti (che morì in circostanze mai completamente chiarite nel 1946, annegata mentre faceva una gita in motoscafo sul lago di Como con un’amica e due ufficiali inglesi), e la figlia Marina di appena un anno.

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