Come si divertivano i nostri nonni in Abruzzo? Un po’ di storia

Le regioni italiane sono disseminate di tradizioni legate all’intrattenimento, che sia legato ai periodi di festa oppure semplice gioco per trascorrere con divertimento il proprio tempo: l’Abruzzo non è un’eccezione e anche questo territorio vanta numerose tradizioni. Pensando all’infanzia il riferimento quasi automatico è al mondo dei giochi: nel corso degli anni questo mondo è stato stravolto dall’avvento del mezzo tecnologico ma una volta non era così, con i giovani abruzzesi pronti a divertirsi in tanti modi diversi, molti dei quali oggi non più praticati. Alcuni di questi hanno origini antichissime, derivate dal mondo romano. Se ne può trovare traccia andando a spulciare le collezioni esposte nel Museo Archeologico di Teramo, il quale ha esposto pedine di pietra che anticamente si usavano nei giochi da tavolo. Un altro gioco che affonda le radici nell’antico passato capitolino è il gioco con le noci, da cui poi è derivato il detto tipicamente romano “lasciare le noci” ancora oggi utilizzato (che significa il termine dell’infanzia), recentemente parte di un progetto patrocinato dal comune. Il gioco aveva regole estremamente semplici: si creava un gruppetto composta da tre gusci di noci vicini tra loro e, una volta prese le distanze dal mucchietto in terra, si cercava di colpire il gruppo senza scomporlo. L’obiettivo era quello di costruire “il castello”, che è il nome del gioco: dosando correttamente la forza del lancio, era possibile posizionare il guscio della noce sopra le altre, in modo da formare una costruzione.

Un altro gioco molto celebre era il Cocuzzaro, la cui denominazione deriva dalle cucuzze, termine dialettale per chiamare le zucche. La fine del gioco non era prevista e la partita terminava quando i partecipanti decidevano di interromperla. Non era inoltre presente nemmeno un premio finale, si tratta di un gioco praticato al puro scopo di divertirsi, nulla di più. Uno dei giocatori era definito Cocuzzaro e gli altri erano le cucuzze, ciascun partecipante era chiamato a scegliere un numero. Una volta seduti in cerchio, il Cocuzzaro iniziava la recita di una filastrocca (inventata sul momento) con all’interno un numero. Il giocatore che aveva scelto quello stesso numero era così ritenuto nominato ed era chiamato a dire ad alta voce un nuovo numero. Il primo giocatore che, distraendosi, avrebbe dimenticato il proprio numero sarebbe stato costretto a rispondere agli ordini del giocatore che aveva parlato.

Da non dimenticare sono le carte da gioco, che rimangono dei passatempi più celebri e diffusi lungo tutta la penisola italiana. Le carte abruzzesi sono considerate una delle tante varianti del più tradizionale mazzo napoletano e sono di recentissima invenzione (nel 2010, fabbricate dalla Dal Negro), motivo per cui in passato erano proprio le carte campane quelle ad essere maggiormente utilizzate. Ad essere celebri sono i giochi che si ritrovano in tutte le regioni italiane: briscola, tressette e scopa ne sono un esempio, ma anche poker o burraco. Internet ha rivoluzionato in parte anche questo aspetto, offrendo la possibilità di accedere ai tradizionali giochi di carte in modo virtuale. L’aspetto positivo è che ciò ha permesso la diffusione verso una platea sempre più vasta di pubblico, suscitando l’interesse non solo di anziani ma anche di fasce d’età sempre più giovani. Hanno scoperto una versione digitale anche le tradizionali sale da gioco, con i più popolari giochi di carte, il bingo, le lotterie o le slot machine. Basta farsi un giro del web per comprendere come gli utenti di questi tipi di giochi, chi conosce il significato dell’indice Rtp delle slot, chi conosce le varianti del poker o del bingo, chi conosce le regole di blackjack o roulette (tanto per fare qualche esempio), ha a disposizione svariate guide per approfondire le sue conoscenze. Le recensioni di giochi e servizi sono davvero numerose.

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