ISTITUTO ALBERGHIERO ‘DE CECCO’. PRESENTAZIONE VOLUME ‘LA MACROREGIONE ADRIATICO-IONICA’

“La nascita delle Macroregioni, come quella Baltica, Danubiana o quella Adriatico-Ionica, rappresenta la denuncia più forte della crisi della sovranità dei singoli Stati, o meglio della corrosione che sta subendo lo spazio politico che abbiamo edificato negli ultimi tre secoli attraverso la nozione stessa di Stato. La grande opportunità che offre l’istituzione delle Macroregioni è quella di reagire al rischio di uniformità, dunque uno strumento di coesione sociale che però sia capace di cogliere e valorizzare le differenze territoriali”. È la ricetta di Gino Scaccia, professore ordinario di diritto pubblico dell’Università di Teramo e Capo di Gabinetto del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, intervenuto alla presentazione del libro ‘La Macroregione Adriatico-Ionica – L’Europa che sarà – La Cooperazione territoriale come strumento di integrazione’ di Massimiliano Mezzanotte, promosso e organizzato dalla Dirigente dell’Istituto Alberghiero Ipssar ‘De Cecco’ Alessandra Di Pietro, in collaborazione con l’Università di Teramo. Un evento che, nella Sala Figlia di Iorio della Provincia di Pescara, ha visto la presenza, al tavolo dei relatori, dell’autore Massimiliano Mezzanotte, del Rettore dell’Università di Teramo Dino Mastrocola; di Gino Scaccia, professore ordinario di diritto pubblico dell’Università di Teramo e Capo di Gabinetto del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti; Mario Patrono, professore emerito di diritto pubblico dell’Università ‘La Sapienza’, già membro del Consiglio Superiore della Magistratura; e Giovanni Legnini, Vicepresidente emerito del Consiglio Superiore della Magistratura.

Ad aprire i lavori della giornata è stata la Dirigente Di Pietro, moderatrice dell’evento: “La Macroregione Adriatico-Ionica rappresenta una grande opportunità socio-economica, un’occasione di crescita e di formazione, soprattutto per i nostri studenti che vivono necessariamente una dimensione europea, non solo come generazione Erasmus, ma come esperienza di vita e prospettiva professionale. È dunque fondamentale comprendere in modo chiaro come sta cambiando la geografia stessa dell’Europa nell’ottica di una dimensione di cittadini europei e, in particolare, dell’Adriatico. Pensiamo dunque alle occasioni che la Macroregione può offrire sotto il profilo turistico, quale strumento per l’abbattimento delle barriere e la piena integrazione”. A portare il saluto dell’Università di Teramo è stato il rettore Dino Mastrocola il quale ha annunciato come “la Macroregione Adriatico-Ionica rappresenti una aggregazione di secondo livello con importanti ricadute economiche e proprio per approfondire tale settore, il nostro Ateneo, sta preparando l’istituzione di un nuovo corso di laurea Magistrale specifico Law and Economics, ovvero Giuridico-Economico sul modello europeo, in via di studio con l’Università ‘D’Annunzio’”. “Il volume – ha spiegato l’autore Massimiliano Mezzanotte – nasce dalla consapevolezza che l’Europa sta cambiando la sua geografia con la costituzione di nuove entità macroregionali nate, innanzitutto, per la soluzione di problemi comuni a più entità nazionali, quindi per favorire la collaborazione tra Stati diversi e stanziare fondi comuni, pensiamo alla Macroregione Baltica nata per risolvere i problemi di inquinamento del Mar Baltico. Dunque la Macroregione è essenzialmente una scelta strategica di natura geopolitica e geoeconomica. Quella Adriatico-Ionica raggruppa 70milioni di abitanti, 8 Stati, che presto saranno 9 con l’ingresso della Macedonia, e in Italia coinvolge 13 Regioni. I principi che le animano sono la cooperazione territoriale, la governance multilivello, ma si scontrano contro i 3 ‘no’ dell’Unione Europea, che non vuole nuove costituzioni, non vuole finanziamenti ad hoc, e non vuole nuove normative. La nostra sfida per il futuro è capire se la Macroregione Adriatico-Ionica riuscirà a superare i 3 ‘no, quindi se diventerà realmente un nuovo soggetto giuridico o se sarà solo una forma più blanda di federalismo”. “Con la crisi del concetto tradizionale di Stato – ha detto il Gino Scaccia, Capo di Gabinetto del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti – gli Stati cedono la propria sovranità ad aggregazioni di Stati, oggi si parla tanto di Brexit ma non si capisce che se la vicenda dovesse evolversi in modo negativo, gli aerei in volo da Londra non saranno più autorizzati a entrare in Europa, compresa la potentissima Ryanair. In tale ambito, l’ideale di cui si è nutrita la retorica della globalizzazione è l’ideale dell’isomorfia, ovvero la globalizzazione tende a rappresentare lo spazio politico come uniforme, dunque globalizzazione come omologazione. Uno degli effetti di tale processo è stata la costituzione delle Macroregioni, uno strumento di coesione territoriale e sociale reso necessario dall’allargamento dell’Unione Europea, ma l’uniformità ha sacrificato la diversità e l’identità dei territori, perdendo di vista le particolarità della geografia. E qui allora nasce la sfida perché sicuramente la Macroregione Adriatica è un fattore di coesione fondamentale perché è comune l’interesse di 8 Stati di sviluppare insieme il turismo del mare o il potenziamento delle strutture, ma in tale operazione dobbiamo essere capaci di recuperare il senso di spaesamento generato dalla globalizzazione”. “Si è cominciato a parlare di Macroregione Adriatico-Ionica nel 2000 e sono passati 18 anni – ha sottolineato Giovanni Legnini, Vicepresidente emerito del Consiglio Superiore della Magistratura -, oggi credo sia difficile costruire un modello di sviluppo convincente basato sui 3 ‘no’ dell’Europa. È difficile promuovere il turismo se non hai risorse dedicate per portare avanti i progetti, e allora, come primo passo, si deve chiedere alle singole regioni di cedere una quota programmatoria delle proprie risorse. I limiti vanno superati pur nella consapevolezza delle notevoli differenze linguistiche, storiche, istituzionali ed economiche che, ad esempio, ci sono tra l’Italia e i paesi della ex Jugoslavia. In tal senso, il modello della soft governance è inadeguato, il modello dolce di gestione del percorso è inadeguato, occorre una forza istituzionale aggiuntiva”. A chiudere la giornata è stato Mario Patrono, professore emerito di diritto pubblico dell’Università ‘La Sapienza’, già membro del Consiglio Superiore della Magistratura, editore del volume, il quale ha sottolineato come “il libro di Massimiliano Mezzanotte è tutt’altro che una lettura asettica dell’istituto europeo della Macroregione, anzi è uno strumento di prospettiva che analizza quali sono, sarebbero ed effettivamente saranno gli effetti politici, sociali ed economici della stessa Macroregione, comprese le possibilità criticità che rappresentano un punto di ripartenza”.

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