LO SQUALLIDO TEATRINO PARLAMENTARE

Ciò che è avvenuto in Parlamento in questi giorni ha dello stupefacente. La mozione per sfiduciare il ministro allo sport Luca Lotti è stata respinta con i voti contrari del PD e grazie alla non partecipazione al voto in Parlamento dei 43 senatori di Forza Italia. Il giorno dopo il Parlamento ha votato contro la decadenza dalla carica di Senatore della Repubblica di Augusto Minzolini, membro di Forza Italia, ex direttore del TG1 e condannato in via definitiva per Peculato. Il tutto grazie ai voti di Forza Italia e PD in barba alla legge Severino che, ricordiamolo, attua l’interdizione totale dai pubblici uffici per chi ha riportato condanne passate in giudicato.
Che credibilità può avere l’ex premier Matteo Renzi quando da un lato parla di garantismo, sostiene che i processi si fanno nei tribunali e non nei giornali, che chiunque è innocente fino ai tre gradi di giudizio, e poi proprio il suo partito, il PD, vota per salvare Minzolini? Ora cosa si inventerà Matteo Renzi per argomentare le nefandezze a cui continuiamo ad assistere? Renzi ha realizzato quello che non è riuscito a Berlusconi: ha abolito l’articolo 18, ha annientato i diritti dei lavoratori e molto probabilmente, visto il precedente di Minzolini, sarà capace di resuscitare politicamente proprio Silvio Berlusconi, lui sì interdetto dal Senato in virtù della legge Severino.
Come possono comportarsi i cittadini che assistono a questo squallido teatrino? L’astensione potrebbe essere lo strumento che dà voce al malcontento, se solo fosse consentito un ritorno alle urne. I governanti temono la partecipazione cittadina e soprattutto il voto. E’ sufficiente vedere come stanno evitando la votazione referendaria per l’abolizione dei voucher. Per evitare una débâcle plebiscitaria, dopo quella del referendum costituzionale di dicembre, stanno agendo in contropiede abolendoli.
Non so e non mi interessa se questi sotterfugi accadono anche negli altri Paesi, ma stiamo davvero vivendo uno dei periodi più antidemocratici dal dopoguerra in poi.
Vincenzo Chiarizia

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