OSTIA, PROCESSO FASCIANI: CASSAZIONE SMEMBRA LA SENTENZA DELLA CORTE D’APPELLO

La decisione della Corte di Cassazione del 28 dicembre 2017, Cass. Penale Sez. VI 28 dicembre 2017 n. 57896, (udienza 26 ottobre 2017), in merito alla mafiosità del clan Fasciani è epocale. Si tratta di una decisione che smembra totalmente la sentenza della Corte di Appello di Roma, la quale non aveva riconosciuto l’art.416bis al clan di Ostia. Nelle motivazioni gli ermellini di Piazza Cavour danno ragione alla Procura Generale di Roma e chiedono che si deve rifare un nuovo giudizio di appello.

La sentenza della Corte di Appello di Roma vede imputati Carmine Fasciani, capostipite del clan mafioso, originario di Capistrello, classe 1954, in carcere per associazione mafiosa, estorsione, assieme ad altri familiari e affiliati.

Il capostipite negli anni 70 arriva a Roma da Capistrello e strinse patti con la Banda della Magliana, poi sono negli anni Ottanta, che egli trova il suo potere sanguinario e oppressivo nelle estorsioni e nella droga. Il business vero che tale clan mafioso punta è quello degli stabilimenti balneari, acquistando il “Village”, con le intimidazioni, uno stabilimento balneare ad Ostia Ponente, oltre all’usura.

La mafiosità del clan Fasciani è stata riconosciuta già da un summit di mafia avvenuto nel 2007, con Vincenzo Triassi, boss dell’omonima cosca di origine agrigentina, volto alla conquista del litorale ostiense.

Con l’inizio della decadenza del clan Fasciani, sono saltati gli equilibri tra le cosche e sono emersi gli Spada, i quali hanno esteso il loro potere sulle concessioni e gli stabilimenti balneari, con l’aiuto del compiacente ex direttore Aldo Papalini, che cacciava via i proprietari del Lido più bello di Ostia, l’Orsa Maggiore, con l’aiuto di Ottavio Spada, di Armando Spada, che insieme al leader di Casapound Ostia Ferdinando Colloca e un militare della Marina avevano con un’infamia cacciato i vecchi proprietari.

Gli Spada sono stati protagonisti in negativo del tentato duplice omicidio presso la sala scommesse di Ostia, cui ha assistito come testimone la giornalista Federica Angeli e che da quel giorno vive sotto scorta, 16 luglio 2013.

Precedentemente a maggio dello stesso anno, costoro sequestravano la cronista di Repubblica, insieme all’operatore, che stavano svolgendo il loro lavoro giusto e li minacciavano pesantemente: un atto esecrabile da parte del clan mafioso.

Episodio gravissimo da ultimo è la testata data da Roberto Spada al giornalista Daniele Piervincenzi, che stava svolgendo il suo servizio per documentare una difficile realtà quella del X Municipio tra mafia, neofascisti e legami con i clan.

I legami con gli Spada sono acclarati anche con Luca Marsella, candidato del movimento neofascista Casapound, condannato in primo grado a due mesi di reclusione per minacce a studenti liceali.

Il business che gestiscono ora gli Spada è quello del racket delle case comunali.

La sentenza della Corte di Cassazione è una vittoria di Federica Angeli che con una penna sta cambiando Ostia e Roma. La fondamentale ricerca di legalità per Ostia e Roma è ineludibile.

Questa sentenza della Corte di Cassazione ha portato una rivoluzione copernicana per la lotta alla mafia, in cui sono considerate associazioni di stampo mafioso anche quelle con un basso numero di appartenenti non necessariamente armate, che assoggettano un limitato territorio e si avvalgono del metodo intimidatorio da cui derivano assoggettamento e omertà.

E’ l’ora della fine per questa gentaglia originaria di Capistrello, che hanno stuprato Ostia e Roma. Lo stesso destino tocca agli Spada, ai Triassi, alle finte associazioni antimafia. Il carcere duro è il loro posto.

Michele Mastrangelo

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