ECCO IL VERO SIMBOLO DEI MARSI E LE SUE ORIGINI

L’IGNORANZA CONTINUA NELLA SUA OPERA MISTIFICATRICE.

* di Giancarlo Sociali

Come hanno lavorato sodo per far dimenticare ai Marsi la loro appartenenza ad un popolo completamente diverso da quello prettamente agricolo, seppellendo dalla memoria qualsiasi reperto che potesse far ritornare ad un passato almeno nella mente ( vedi Torlonia: fece sparire tutto ciò che potesse ricordare il lago, infatti, non esiste una barca, un remo, una rete…. NULLA). Così stanno ultimando il loro lavoro anche nella simbologia più antica. I KARDIOPHYLAX (dischi corazza).

Infatti è continuativo ed irrefrenabile l’associazione a simboli che non hanno nulla a che fare con questo territorio, o meglio non sono nativi o meglio ancora non sono stati ritrovati nella Marsica Lacustre.

Il KARDIOPHYLAX che hanno VOLUTO ergere a simbolo dei Marsi, appartiene alla cultura Picena, ed i ritrovamenti sono stati fatti ad Alfedena, a Pagliata CH, ad Atri, a Campovalano (TE), a Contrada Farina e Colle Fiorano a Loreto Aprutino, a Montebello di Bertona, a Castiglione a Casauria, a Nocciano- Catignano (PE). Vero, anche a Luco, ma di epoca successiva a quello che vi dirò, ma soprattutto identico a quelli di Alfedena.

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Eccolo il  più Antico  SIMBOLO DEI MARSI.

Un oggetto veramente emblematico dell’elevatissimo status di questi personaggi delle antiche aristocrazie abruzzesi è il disco-corazza o kardiophylax, parte dell’armamento difensivo dal significato apotropaico e simbolico.

 

Il kardiophylax, si canonizza nelle sepolture come distintivo di re (raks-) e principi (nerf), mentre la spada corta (detta “gladio a stami”) e l’elmo a calotta sono appannaggio di tutti i guerrieri (Piceni 2000, p. 114), che vengono così connotati in modo eroico, come dediti al combattimento oplitico e poi (dal VI secolo a.C.) al duello.

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La produzione di kardiophylakes si diversifica ben presto in più tipi: nel Fucino in questo momento appare sui dischi-corazza il motivo dell’”animale fantastico” (cd. gruppo “Capena”), dalla valenza fortemente simbolica, con il significato di potere di vita e di morte conferito a chi indossa il disco.

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La chimera è stata considerata di origine capenate, ipotizzando un ambito definito “safino-etrusco”, ma è più probabilmente anch’essa di origine abruzzese, poiché si trova su un monumento quale la stele di Guardiagrele e sembra difficile giustificare, su un simbolo che celebra un eroe locale, un simbolo appartenente ad un gruppo etnico esterno.

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Un’altra tipologia di disco, che però –come già accennato- ha funzione di ornamento femminile, è quella a decorazione geometrica, spesso con decorazioni a traforo (Colonna 2007, pp. 19-22).

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Vi era dunque una differenziazione dell’utilizzo dei dischi in base al sesso: i dischi maschili, con il simbolo di potere della chimera o senza epísema, erano utilizzati in coppia sul davanti e sul retro del torace ed avevano dimensioni maggiori; i dischi femminili, singoli (o anche in coppia ma asimmetrici[1]) e più piccoli (al massimo 10 cm di diametro), avevano funzione ornamentale ed erano portati su una spalla  o appesi alla cintura.  Probabilmente la coppia di due dischi asimmetrici è ciò che rimane di un tipo di stola, segno del ruolo primario rivestito dalla donna nel suo nucleo familiare (Colonna 2007,pp. 18-19 e fig. 11).

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Giancarlo Sociali

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