Fermiamoci a ricordare che siamo esseri, umani

Se vogliamo possiamo riprenderci il nostro tempo, le nostre emozioni ed i nostri affetti.

di Andrea Cilli

Le ombre di due innamorati in una gelida ed assolata mattinata di primavera, sul pontile di Senigallia

Cosa stiamo diventando?

In un altro articolo vi avevo confidato che, da anni ormai, ho preso l’abitudine di osservare me stesso e la realtà che mi circonda: soprattutto durante la semplice quotidianità. Così per esempio mi trovo fermo al semaforo. Schiaccio la frizione, ogni tanto butto un occhio al semaforo ma, mi guardo anche attorno. Di frequente la prima cosa che noto nella grande maggioranza delle persone, a prescindere dall’ora, è che esse appena fermata la macchina prendono subito il cellulare. Messaggiano, chiamano o semplicemente ci smanettano su.

La prima volta che mi sono accorto di questo fenomeno, a dire il vero non molto tempo fa, ho inizialmente pensato che essi si stessero esponendo al rischio di essere sanzionati: un poliziotto che li vedesse potrebbe ben multarli. Però non mi sono fermato ed ho riflettuto un altro po’: e la cosa che mi ha impressionato è che quella condotta, di prendere automaticamente il cellulare appena ci si ferma al semaforo, è a mio avviso molto più profonda e significativa. Io ci ho letto la malsana abitudine che ormai si annida grandemente nelle nostre moderne società: il bisogno di dover impiegare il tempo, il bisogno di fare. Non possiamo semplicemente stare a fissare quel caspita di semaforo, no! Che inutile spreco: in quei 30 secondi posso fare quella chiamata, mandare o leggere quella email.

Che cosa siamo diventati? Lo siamo ormai in maniera definitiva? Lo siamo tutti?

No, non credo. L’amore esiste ancora, la passione, l’arte, gli affetti. Credo che essi siano inestinguibili e, se c’è volonta e consapevolezza, possano sempre essere recuperati. Però sono messi ogni giorno a dura prova, questo si: dalla sistematizzazione.

Quella riunione cominciata troppo tardi che ci fa saltare la cenetta promessa alla compagna o al compagno, appare a molti sempre meno grave. E’ invece, deludere la persona che amiamo dovrebbe essere tra gli eventi che più dovrebbero rattristarci ed indurci a riflettere. Abbiamo figli che vorrebbero giocare un po’ a pallone al parco con noi, ma proprio non riusciamo a trovare il tempo per farlo. Però troviamo il tempo di partecipare a 3 fantacalcio, a vedere che voto ha preso il giocatore pinco pallino nella partita di domenica scorsa: pazzesco, veramente allucinante. Quel figlio non si è autoposto: lo abbiamo generato noi, è stato messo al mondo con una scelta consapevole!

Inoltre poiché spesso pensiamo molto poco, siamo sempre più criceti che corrono sulla ruota. E frequentemente non sappiamo neanche perché lo stiamo facendo: quasi non sognamo più le isole caraibiche, il caldo, il mare, un tramonto montano, viaggiare o chissà quanto altro. La neve è solo un problema: ti costringe a mettere le gomme termiche, a spalare, ti fa fare tardi a lavoro: non è di certo quella miracolo bianco, il tocco d’autore con cui la natura ancora trova il coraggio di decorare le nostre città. E tu invece riesci solo a pensare alla tua produttività minata da quei maledetti fiocchi.

Ci sembra sempre più normale uscire la mattina da quattro mura ed entrare dentro altre quattro mura. Stare seduti giornate a premere pezzi di plastica e far apparire simboli.

Certo mi rendo conto di una cosa: per smettere di perdere valori che ci rendono straordinariamente umani (ed anzi cominciare a recuperarli), spesso bisogna avere la fortuna di essere investiti da un evento scatenante. A volte bello, a volte purtroppo brutto.

La nascita di un figlio, la perdita di un amico o di una persona cara, l’innamoramento. Per me personalmente, è stata quest’ultima cosa: quando a suo tempo incotrai la mia adorata Beatrice e sviluppai per lei un amore enorme ed incondizionato, capii come nulla fosse più importante di lei. Non ritenevo eticamente corretto deluderla, per dar spazio a cose materiali: che pure hanno assolutamente la loro importanza. E’ questione di scelte senza dubbio. Però grazie a lei, io personalmente ho riscoperto, per esempio, la bellezza del mare: da vivere in spiaggia, in barca, a nuoto, consumando un pasto su di un tavolino messo nella sabbia. Ho scoperto la bellezza dei porti, dei fari, del rumore delle onde sui frangiflutti.

La luce rossa del porto di Ortona: uno scorcio semplicemente magnifico

Il mio pensiero, assolutamente opinabile ma che voglio condividere con voi, è che dovremmo fermarci assolutamente a riflettere quando sul giornale o in tv sentiamo notizie per esempio di genitori che dimenticano in auto i figli: che a volte, tragedia immane, perdono la vita. E dovremmo giudicare assolutamente inaccettabile leggere, come è capitato a me oggi, di un cane che lasciato solo con il caldo torrido su un balcone senz’acqua che infine, per sfinimento e sete si è lanciato giù, morendo. E non dovremmo mai abituarci al fatto che l’esplosione dell’ennesima bomba in quella città del medio oriente ha provocato la morte di persone.

Fermiamoci a riflettere e recuperiamo il rispetto per la vita, per noi stessi e per gli altri: soprattutto se questi altri rappresentano i nostri affetti. Coltiviamo le nostre passioni e le nostre attitudini: cerchiamo di essere prima degli uomini  e delle donne ricchi nello spirito, nei valori che scegliamo e nella soddisfazione: e solo poi in tutto il resto.

Polignano a Mare: c’è un piccolo quartierino che un noto artista locale ha riempito di installazioni. Sculture, disegni e poesie o pezzi di canzoni scritte direttamente sulle superfici ovvero su foglietti. Nella foto un particolare della scalinata della sua abitazione.

C’è un bellissimo video su Youtube, nel quale il fisico Carlo Rovelli parla del tempo: in sostanza egli dice che esso non esiste in maniera assoluta. Noi qui sulla Terra, lo misuriamo in base alle oscillazioni di un pendolo o al sorgere e calare del Sole: ma è tutto relativo rispetto all’intero Universo. Il tempo non ha inizio e non ha fine: addirittura in prossimità di un buco nero il tempo così come lo concepiamo noi, rallenterebbe.

Però è certa una cosa: che la nostra esistenza è unica, come del resto ogni attimo che: non torna indietro. Dunque rispettiamo al massimo la nostra unica chance di vita, a prescindere da come vogliamo declinarla: non è questione di quanto tempo, ma di qualità d’impiego della vita. Ciascuno di noi scelga la propria qualità di vita.

Talvolta il semplice starsene fermi ad annoiarsi, magari davanti all’orizzonte, può liberare la nostra mente dal caos quotidiano: e permettere l’emergere di nostri preziosi ricordi, che possono anche strapparci una lacrima di gioia, nostalgia, malinconia: comunque una emozione, che solo chi è vivo e consapevole di esserlo può provare.

E’ questione di qualità della nostra condizione unica di esseri umani. Fare, sempre protendendo all’essere felici ed a rispettare la vita e la felicità altrui. Ciascuno di noi ha una sola chance di essere unico: essa si chiama vita, non sprechiamola.

Vi lascio citando il Dalai Lama, riportando uno stralcio di una sua intervista in cui elabora una profondissima osservazione in merito ad un suo viaggio in occidente: “Quello che mi sorprende degli uomini è che perdono la salute per fare i soldi e poi perdono i soldi per recuperare la salute. Pensano tanto al futuro che dimenticano di vivere il presente in tale maniera che non riescono a vivere né il presente né il futuro. Vivono come se non dovessero morire mai e muoiono come se non avessero mai vissuto

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