PRESENTATO DA LEGAMBIENTE E WWF IL RICORSO SULLA CENTRALE SNAM A SULMONA

Fiducia piena nelle decisioni del TAR, ma sarà importante anche un ripensamento politico

WWF e Legambiente hanno presentato questa mattina in una conferenza stampa il proprio ricorso al TAR in appoggio a quelli presentati dagli enti pubblici, Comune di Sulmona e Regione in primis, contro la centrale di spinta (con il connesso metanodotto) che SNAM vorrebbe realizzare in zona sismica 1 nonostante l’opposizione di cittadini e istituzioni.

Il delegato Abruzzo del WWF Luciano Di Tizio, il presidente regionale di Legambiente Giuseppe Di Marco e l’avv. Francesco Paolo Febbo, che ha curato il ricorso, pur evitando di entrare nei dettagli, hanno illustrato alcune delle criticità segnalate nel ricorso al TAR. Tra queste sono state evidenziate in particolare:

La non strategicità dell’opera: secondo lo scenario della Ue nel 2030, se venissero realizzate tutte le infrastrutture programmate, la capacità delle importazioni di metano in Europa arriverebbe a 1.000 miliardi di m3/anno, cioè un livello tre volte maggiore della domanda prevista. I consumi al contrario non potranno che diminuire in relazione alle attuali politiche climatiche che peraltro nel prossimo futuro diventeranno inevitabilmente sempre più stringenti in risposta ai cambiamenti climatici in atto.

La contraddittorietà e illogicità dell’iter seguito: non convincono anche dal punto di vista del rispetto delle norme il percorso autorizzativo seguito e alcune scelte strumentali.

Lo stravolgimento di fatto del senso della normativa sul dibattito pubblico: questa procedura è nata con l’obiettivo di rendere trasparente il confronto con i territori sulle opere pubbliche permettendo di informare e far partecipare le comunità interessate, attraverso garanzie sul coinvolgimento, risposte adeguate e tempi chiari. Il dibattito pubblico è uno strumento fondamentale non solo per informare i cittadini ma anche per costruire un confronto sull’utilità e sull’impatto delle opere che vengono proposte nel nostro Paese.

Gli elevati rischi per l’uomo, legati in particolare alla scelta di realizzare l’opera in zona sismica 1 benché l’esperienza abbia dimostrato che neppure i manufatti meglio progettati sono esenti da pericoli (vedi Fukushima) di fronte agli eventi naturali estremi.

Nel ricorso delle associazioni ambientaliste si mettono inoltre in particolare evidenza gli elevati rischi per il territorio e la natura: la centrale verrebbe realizzata nei fatti a diretto contatto con aree protette nazionali e regionali, siti Natura 2000, areale di tutela dell’orso bruno marsicano e di altre specie faunistiche prioritarie, come lupo e camoscio, e andrebbe a incidere negativamente anche su specie di piccola fauna protette da direttive europee.

 

La conferenza di oggi ha fatto seguito al documento congiunto inviato il 10 dicembre scorso al presidente del Consiglio Giuseppe Conte, al ministro dell’Ambiente Sergio Costa, e a quello dello Sviluppo economico Luigi Di Maio. Nel testo, che Legambiente e WWF hanno firmato insieme a Regione, Provincia dell’Aquila, 26 amministrazioni comunali della Valle Peligna, Pro Natura Abruzzo e Comitato Cittadini per l’Ambiente di Sulmona, si chiede una procedura di valutazione ambientale strategica che riguardi l’intera infrastruttura, e non i singoli tratti o parti di essa, superando lo spezzettamento della procedura amministrativa, iter giudicato non ammissibile anche in alcune sentenze della Corte di Giustizia europea.

«Riaprire la discussione – hanno sottolineato questa mattina WWF e Legambiente – sul contestato progetto dell’impianto della Snam dovrebbe essere un obbligo morale per qualsiasi governo a fronte di una opposizione corale delle amministrazioni, delle associazioni e dei cittadini».

«Un ripensamento politico – ha aggiunto l’avv. Febbo – è importante al di là delle stesse procedure giudiziarie che siamo stati costretti a seguire a fronte di un iter che ha azzerato il confronto e la partecipazione cercando di avvalorare gli impianti un pezzetto alla volta, dimenticando che siano di fronte a un metanodotto unico, lungo complessivamente 687 chilometri, che va ad insistere – soprattutto nel tratto compreso tra Sulmona e Foligno – nell’area a più alto rischio sismico dell’Appennino, e che proprio in quest’area ad altissimo rischio prevede, a Case Pente di Sulmona, la realizzazione di una centrale di compressione a spinta».

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