Meteo e Clima. Articolo di approfondimento di Meteorologia e di Climatologia rivisto e riproposto, scritto e pubblicato sul giornale online il 16 Marzo 2015.
Negli scorsi editoriali abbiamo esaminato molto le dinamiche che la circolazione atmosferica sta avendo dopo il notevole scioglimento dei ghiacci artici avvenuto nell’Estate 2012. In vero, l’atmosfera si muove molto normalmente, ma a tratti assume dei connotati “irregolari” che incrementano, all’interno della variabilità del tempo, i fenomeni atmosferici più violenti. Nel corso degli scorsi anni, durante le stagioni invernali, come in un perenne autunno, le correnti atlantiche e conseguenzialmente anche il transito di aree anticicloniche subtropicali, sono risultate piuttosto accelerate, mentre è diminuito drasticamente l’apporto d’aria molto fredda dal Circolo Polare Artico, il quale, se si è verificato, è stato responsabile, per fasi alterne, di periodi prettamente invernali in maniera altrettanto fugace. Quando parlo di aumento dei nubifragi, delle alluvioni, delle trombe d’aria, non mi riferisco ad un vero e proprio cambiamento climatico, dunque né ad una glaciazione, né ad un riscaldamento, ma ad un’alterazione che, da appassionato di meteorologia e di climatologia, è da me intesa come aumento della frequenza dei fenomeni più intensi, all’interno del cerchio costituente tutti i cambiamenti climatici avuti nella storia. Tuttavia, la derivazione del termine Groenlandia (ovvero terra verde), poiché essa, nonostante i periodi interglaciali non ha mai perso le sue caratteristiche ghiacciate ed è sempre stata ricoperta da nevi perenni, deriva dalla denominazione assegnatagli dal vichingo Erik Il Rosso, egli fu costretto a stazionare per tre anni su di essa (dal 985 d.C. fino al 988 d.C. sulla costa meridionale della Groenlandia), in contrapposizione a Iceland (Islanda), ebbene terra di ghiaccio. Fortunatamente, la migrazione dei coloni dall’Islanda verso le zone costiere della Groenlandia che, paradossalmente, Eric Il Rosso chiamò terra verde e rigogliosa, era invece su una terra ricoperta di ghiaccio e completamente inospitale per la vita umana. In questo modo si può evincere che il clima e il tempo atmosferico che lo compone, è sempre stato mutevole – o per cause naturali (forti esplosioni vulcaniche in primis, la caduta di enormi meteoriti che portò, ad esempio, all’estinzione dei dinosauri) – o per fattori strettamente legati a cause astronomiche, (come ad esempio lo sfarfallamento dell’asse terrestre). Nelle mie ipotesi riguardanti l’alterazione del sistema, che sta stilando un clima del quale dovremmo adattarci, come causa è presente il riversamento delle acque più dolci dell’Artico negli oceani, in particolar modo nell’Oceano Atlantico; esso stesso potrebbe essere in grado di compromettere l’intera circolazione termoalina, una delle più grandi smistatrici marine di tutto il nostro pianeta, composto sostanzialmente da acqua. Secondo me, tale compromissione del sistema oceano-atmosfera si sta nettamente verificando, all’interno stagioni astronomiche che in meteorologia hanno sempre rappresentato, nel corso del tempo, periodi miti o periodi freddi al di fuori del contesto autunno-inverno solo in poche occasioni, potrebbero accrescere la frequenza di questi ultimi, nonché, in questo modo, incrementerebbero i fenomeni atmosferici più violenti, specie nelle aree maggiormente soggette. Com’è stato detto negli scorsi editoriali, la Corrente del Golfo, facente capolino al meccanismo termoalino, è una vasta trasportatrice di acque più calde tropicali verso il Circolo Polare Artico: esse stesse, essendo più leggere, rimangono in superficie e tendono a salire verso nord, secondo complesse dinamiche fortemente correlate alla rotazione terrestre. Quando le acque raggiungono il Nord Atlantico, infatti, si raffreddano e sprofondano percorrendo le loro precedenti tracce verso sud, così via. Nel corso degli ultimi anni, all’interno del fenomeno comunemente noto come riscaldamento globale che si amplia dall’industrializzazione ad oggi e viene agevolato anche dalla deforestazione, vi è l’ultimo scioglimento dei ghiacci causato principalmente da un’eccessiva quantità di gas serra che, durante il Solstizio d’Estate, quando anche fin verso il Circolo Polare Artico giunge una “maggiore” insolazione, vengono trasportati dalla circolazione dell’aria su quest’ultimo, essi stessi sono particolarmente eccessivi da favorire un incremento dell’effetto serra, esistente dalla nascita del nostro pianeta, tant’è che esso stesso ne permette la vita. Quando vi è una quantità abnorme di anidride carbonica e di ozono in atmosfera, però, l’effetto serra è dannoso, provoca lo sciogliersi della calotta ed è il fattore determinante per via del quale tale corrente oceanica si è abbassata di latitudine, favorendo un minor smistamento e non solo! La sua andatura è piuttosto rallentata, perché, la presenza di acque più gelide e dunque più dolci, concede lo spintonamento del flusso mitigatore verso sud, ove si accumulano acque sempre più calde. Come tutti sapete, le temperature degli oceani, sono grandi maestre del trend della circolazione atmosferica, la quale ne risente molto nel corso del tempo. Ebbene, potremmo dire che quest’ultima è pian piano influenzata del rilascio progressivo d’aria calda da parte di un Oceano tropicale sempre più caldo e di un settore polare sempre più freddo, che naturalmente torna ad essere “quasi pienamente” ricoperto di pack durante il Solstizio d’Inverno nel nostro emisfero. La circolazione atmosferica deve dunque attuare più compiti, ovvero riequilibrare al posto della corrente oceanica che, invece, come abbiamo detto insieme, risulta molto rallentata. In questo modo l’atmosfera potrebbe divenire molto “stressata”, facendo risultare molto sfaccettati i periodi stagionali attinenti ai Solstizi e consentendo alle stagioni di transizione di rispettare i loro connotati. Orbene, la Primavera che è una fase molto volubile e instabile, considerata caratterizzata da periodi di bel tempo che si alternano a repentine fasi perturbate, diviene dunque tale. In Estate, invece, come spesso dovrebbe accadere durante l’Autunno, le correnti d’aria più fresca e umida nord-atlantica con prepotenza prendono il predominio, all’interno di un periodo nel quale l’aria calda messa a disposizione dell’insolazione è maggiore e vengono a spostarsi, più volte rispetto al passato, anche masse d’aria provenienti dalle regioni Subtropicali, rappresentati brevi e intense ondate di caldo nord-africano. In questo modo, i temporali che, come tutti i fenomeni atmosferici si nutrono di calore, divengono più intensi; macchine termiche in grado di rendere immediatamente molto basse le temperature, portando l’aria più fresca verso il basso. Le ultime supposizioni mi fanno riflettere su di un fatto determinante, le masse d’aria potrebbero continuare a tracciare le mosse che per tutto l’Inverno hanno assunto, anche per quanto riguarda la stagione estiva. A testimoniarlo potrebbe essere la NAO, indice tele-connettivo in grado di attestarsi più volte su valori negativi, evidenziando rinforzi sia del Ciclone d’Islanda che dell’Anticiclone delle Azzorre. Ciò determinerebbe continui inneschi di circolazioni a bilancia che favorirebbero rapidi richiami caldi Subtropicali con successivo e netto peggioramento delle condizioni meteorologiche sullo stivale, tagliati fuori dall’Anticiclone delle Azzorre che, estendendosi verso le Isole Britanniche e la Scandinavia, tenderebbe a trasportare gocce fredde foriere di piogge e temporali verso le aree adriatiche, nonché successive fasi stabili in merito alla sua “fugace” espansione sul Mediterraneo. Ci siamo addentrati in una complessa dinamica, poiché ci riferiamo ad un andamento piuttosto lontano del tempo, nel quale, un’immagine modellistica che ne rappresenta la scala di probabilità, indicherebbe un insieme di cerchi talmente incomprensibile da farci evincere come quelle appena illustrate siano una serie che potrebbero concretizzarsi, come non potrebbero farlo. E’ motivo di studio e mio appassionante obiettivo, non esitare a parlarne nei prossimi aggiornamenti di approfondimento.