Durante l’emergenza Ebola, a cavallo tra il 2014 e il 2015, la Asl 1 seppe parlare più lingue, dall’arabo all’albanese, per chiedere e avere informazioni, per assicurare le cure, a profughi e richiedenti asilo che venivano sottoposti, all’ospedale di L’Aquila, alla prima visita. Nacque allora, sull’onda dell’emergenza Ebola, un servizio di mediazione culturale che la Asl ha successivamente strutturato e che oggi svolge un ruolo decisivo nell’accesso ai servizi sanitari, non solo di extracomunitari ma di chiunque, proveniente dai paesi più disparati, ha diritto per legge alle prestazioni sanitarie. La direzione Asl ha istituito così il servizio di mediazione e integrazione culturale delle popolazioni straniere e di immigrati, articolandolo in diverse modalità. C’è un manuale, intitolato ‘salute senza frontiere’, scritto in 5 lingue (russo, inglese, francese, arabo e albanese, disponibile sul sito Asl 1 alla voce ‘Carta dei servizi’). Questo manuale è una guida minuziosa per orientare stranieri e immigrati all’interno della multiforme galassia dei servizi offerti dalla Asl. Punto per punto viene spiegato come, dove, quando accedere ai diversi servizi, dall’ospedale alle altre strutture sanitarie del territorio. Oltre a questo prontuario-guida, esiste un servizio di intervento, sia per le urgenze sia per i casi ordinari, in cui è prevista la presenza fisica (in ospedale o in altre strutture della Asl) del mediatore culturale nella specifica lingua. Il mediatore, in sostanza, fa da interprete tra i medici e l’utente straniero e immigrato, rendendo possibile o agevolando la prestazione sanitaria da erogare. Per garantire questo servizio essenziale la Asl, dal 2014, si avvale dell’associazione femminile immigrate per le pari opportunità che fornisce, al bisogno, 7 operatori come interpreti dei vari idiomi. Al tempo dell’emergenza Ebola, garantendo la comunicazione tra operatori sanitari e immigrati, l’associazione fu al fianco dei medici nello screening iniziale di 44 profughi e richiedenti asilo e, successivamente, nelle altre visite specialistiche. Venne confezionato anche un opuscolo- Ebola in sette lingue: arabo, russo, rumeno, albanese, francese, inglese e ucraino. Superata la paura Ebola, la Asl (tramite l’associazione femminile immigrate), ha successivamente continuato ad assicurare, in modo continuativo e strutturato, la presenza sul posto di interpreti sia all’ospedale San Salvatore sia nei diversi servizi dell’aquilano: salute mentale, igiene, prevenzione, epidemiologia e sanità pubblica. L’attività di mediazione culturale (che è fruibile da tutte le strutture Asl della Provincia di L’Aquila), alla luce degli ottimi risultati raggiunti e del numero di prestazioni già erogate (314 nell’aquilano), è stata quindi prorogata per tutto l’anno corrente. Per i profughi e richiedenti asilo gli idiomi da tradurre più richiesti sono inglese, pachistano, camerunense, eritreo e arabo. Tra gli immigrati ordinari, invece, Marocco, Albania, Macedonia, Russia e Ucraina sono i paesi col maggior numero di richieste di interpreti. A questa griglia di lingue, si aggiungono egiziano e francese.