I SOLISTI AQUILANI
PAOLO CARLINI, fagotto
- F. HÄNDEL Concerto grosso op. 6 n. 10 in re minore
- VIVALDI Concerto in la minore per due violini, archi e b. c. (solisti: Federico Cardilli e Alessandro Marini)
- VIVALDI Concerto in si bemolle maggiore per fagotto, archi e b. c. “La Notte”
- HINDEMITH Cinque pezzi per orchestra d’archi op. 44
L’Aquila, 21 aprile 1968, Auditorium del Castello Cinquecentesco / L’Aquila, 21 aprile 2018, Auditorium del Parco ore 18: due date storiche e fortemente simboliche che segnano un arco temporale di 50 anni, quelli che festeggiano I Solisti Aquilani e che raccontano una storia di conquiste e di successi.
Le coincidenze non si fermano qui ma riannodano i fili della memoria, quella antica e quella più recente sino ad arrivare al presente: in quel concerto di 50 anni fa fagotto solista era Marco Costantini, Maestro di Paolo Carlini, oggi primo fagotto dell’Orchestra della Toscana e ospite dei Solisti, insieme a loro sul palco per la straordinaria ricorrenza del concerto celebrativo.
Paolo Carliniha eseguito gran parte del repertorio solistico per fagotto in concerti diretti, tra gli altri, da HubertSoudant, Peter Maag, Gabriele Ferro, Donato Renzetti, Alexander Schneider, Lu Jia, LiorShambadal, YeruhamScharowsky, Zsolt Hamar, Moshe Atzmon. La sua attività nell’ambito della musica contemporanea ha, inoltre, determinato un significativo ampliamento del repertorio solistico per fagotto, come testimoniano le opere a lui dedicate dai compositori Marco Betta, Matteo D’Amico, Ludovico Einaudi, Luis De Pablo, Luca Mosca, Carlo Boccadoro, Nicola Sani, Alessandro Solbiati, Giancarlo Cardini, Giorgio Colombo Taccani, Dimitri Nicolau, Gaetano Giani Luporini, e tanti altri ancora.
La storia dei Solisti Aquilani comincia con un brindisi “firmato” Buton, famosa marca di liquori e primo sponsor del primo ciclo di concerti dell’ensemble. Era il 1968. I Solisti Veneti, i Virtuosi di Roma e I Musici dominavano allora una scena musicale sui generis, tesa alla valorizzazione dell’antico patrimonio strumentale italiano.
Per iniziativa di Nino Carloni e sotto la guida di un direttore giovane e vulcanico, Vittorio Antonellini, I Solisti Aquilani riuscirono ad inserirsi in quello stesso panorama e ad affermarsi nel volgere di pochissimi anni. Quel giovane direttore è rimasto alla guida della formazione per circa trent’anni, per passare poi il testimone a Francesco Sanvitale, Franco Mannino, Vittorio Parisi, Vincenzo Mariozzi e infine, dal 2013, a Maurizio Cocciolito.
Oggi, a cinquant’anni compiuti, I Solisti Aquilani hanno effettuato oltre seimila concerti in tutto il mondo – dall’Africa all’America, dall’Europa al Medio ed Estremo Oriente), collaborano regolarmente con gli artisti più prestigiosi (MischaMaisky, Vladimir Ashkenazy, Jean Pierre Rampal, KrzysztofPenderecki, Hermann Baumann, Felix Ayo, Mario Brunello, Giovanni Sollima, Severino Gazzelloni, Dee Dee Bridgewater, Salvatore Accardo, Renato Bruson, Luis Bacalov, Michele Campanella, RaminBahrami, John Malkovich, solo per citarne alcuni), hanno all’attivo una rilevante produzione discografica e progetti e iniziative dedicate al territorio e ai giovani musicisti emergenti. Un percorso lungo che ha intercettato anche il mondo della scuola, del disagio psichico e del lavoro, che conosce la ribalta internazionale di palcoscenici prestigiosi, templi della musica come la Filarmonica di Berlino o esclusivi come la Cappella Paolina del Palazzo del Quirinale, ma anche tanti piccoli comuni, spesso ingiustamente destinati a restare tagliati fuori dalla fruizione della offerta culturale. Attenzione al territorio e alle sue più sottili valenze che rendono la storia dei Solisti Aquilani assolutamente originale nel panorama delle compagini cameristiche italiane. Poche tra esse, infatti, hanno saputo trovare un equilibrio così sapiente tra impegni locali, nazionali ed esteri contribuendo in modo determinante all’affermazione, in campo internazionale, dell’immagine di una regione viva e feconda. Ma, più ancora, quel che contraddistingue I Solisti Aquilani è stato ed è il progetto di un nuovo modo di essere musicisti, non solo esecutori ma protagonisti di una esperienza umana e musicale diversa, quella legata alla produzione e alla esportazione della musica, immagine ed espressione di un “Made in Italy” unico, originale, forte.