Aldo Antonelli, Non ho nulla contro il "SI".

E’ una parola nobile, che indica accettazione, disponibilità, presenza, spirito di servizio, apertura. Ciononostante, a ben riflettere, pur in tutta la sua nobiltà, a volte il “SI” può caricarsi di tanta negativa valenza da espropriare l’umana persona di tutta la sua dignità al punto di farne uno schiavo. Perché il “SI” può significare anche pigrizia, sottomissione, adulazione, ipocrisia, accodamento, viscida prostrazione, venalità, resa. In questi casi il suo opposto, il “NO”, assume tutta la positività di cui il “SI” si è spogliato. E diventa un imperativo che restituisce dignità alla persona, diritto di cittadinanza alla lotta e pone un argine ai potentati e allo strapotere.

George Steiner ravvisa nel “NO” una delle parole-chiave oggi più necessarie ed urgenti.

In una intervista di qualche giorno fa a Franco Marcoaldi dice:

«Abbiamo perso l’arte di dire “no”. No alla brutalità della politica, no alla follia delle ingiustizie economiche che ci circondano, no all’invasione della burocrazia nella nostra vita quotidiana. No all’idea che si possano accettare come normali le guerre, la fame, la schiavitù infantile. C’è un bisogno enorme di tornare a pronunciare quella parola. E invece ne siamo incapaci. Mi creda, sono sgomento di fronte all’acquiescenza di tante persone per bene, trasformate in campioni di fatalismo. Che dichiarano apertamente il loro scetticismo in ordine all’inutilità della protesta, quasi che protestare fosse diventato imbarazzante. Ma le personalità più grandi del nostro tempo, i Nelson Mandela, i Vaclav Havel, non hanno mai provato questo tipo di imbarazzo. Purtroppo la famiglia e la scuola, per non parlare dell’intero sistema mediatico, inoculano sistematicamente tale virus. Ci predispongono al più totale conformismo. Per questo è fondamentale riabituarsi alla resistenza contro i falsi idoli del nostro tempo. A partire da quello principale: il denaro. Anzi, il fascismo del denaro».

Che aspettiamo, allora, a gridare forte i nostri “NO”?

 

Post Scriptum

Questo messaggio l’ho scritto il 20 novembre 2009, sette anni fa.

Non credevo proprio potesse essere tanto attuale anche oggi.

E, allora, ve lo rinvio di nuovo.

 

Aldo

 

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