ATRI – L’ABRUZZO DA VISITARE

Atri è un Comune italiano  di 12 680 abitanti della provincia di Teramo in Abruzzo. È situato nel comprensorio delle Terre del Cerrano, la cosiddetta “Costa Giardino”, ma è assai più vicino e meglio collegato con Pescara  e la sua area metropolitana. Capitale del Ducato, Atri rappresenta uno dei centri storicamente ed artisticamente più significativi dell’Italia centro meridionale ] Ha un territorio di novantadue chilometri quadrati, che lo rendono il dodicesimo comune abruzzese per estensione territoriale. Per un breve periodo alla fine degli anni venti del secolo scorso, furono uniti ad Atri anche gli attuali comuni confinanti di Pineto e Silvi Marina. Nel comprensorio atriano sono incluse le frazioni di Casoli di Atri (la più popolosa), Fontanelle, San Giacomo, Santa Margherita e Treciminiere.

La sua nascita si perde nella notte dei tempi. Per questa città, fra le più antiche dell’Abruzzo, si sono indicate svariate origini, parecchie legate a personaggi del mito; molti autori hanno indicato negli Illiri i suoi fondatori. Di Atri comunque parlano già autori greci come Polibio, Strabone, Tolomeo, ed autori latini: Livio, Plinio. La sua importanza fu grande, tanto che parecchi storici affermano che Hadria abbia dato il nome al mare Hadriaticus, il nostro Adriatico che bagnava il suo territorio (Hadrianus Ager).

La tesi che più trova credito attualmente è che Hatria, poi Hadria ed infine Atri in epoca moderna, ebbe origini illirico-sicule. La città aveva un porto sull’Adriatico nei pressi della odierna Cerrano, tra Pineto e Silvi. Il suo porto costituiva, con Spina, Numana e Porto Trabbia uno dei porti più importanti del commercio mercantile greco.

Atri entrò poi nell’area di influenza dei Piceni; Atri ed Ascoli furono capitali degli umbro-piceni. Nel corso delle Guerre Sannitiche Atri intervenne in aiuto dei Romani entrando nella Lega Latina (284-264 a.C.). Municipium nell’89 a.C. e Colonia Romana nel 27 a.C., seguì le vicende dell’Impero Romano, periodo del quale sono stati effettuati in città numerosissimi ritrovamenti ed importanti vestigia.

Caduto l’Impero, Atri attraversò un lungo periodo di decadenza. Scarse sono le notizie sulla città fino al XIII secolo, che nel XII sotto i Longobardi faceva parte del Ducato di Spoleto. Durante la lotta fra l’Impero e il Papato Atri si schierò a favore della parte Guelfa, ottenendo per questo dal Papa Innocenzo IV nel 1251 l’istituzione della Diocesi e l’autonomia comunale. Nel 1305 fu completata la costruzione della Cattedrale, una delle più insigni chiese d’Abruzzo.

Nel 1395 la città fu venduta al Conte di San Flaviano Antonio Acquaviva; inizia così un Ducato che avrà vita fino al 1760, quando la città ritornò sotto il dominio diretto del Regno di Napoli. Gli Acquaviva furono una delle più importanti famiglie nobili dell’Italia centrale; quando il ramo ducale di Atri si estinse la città seguì le sorti del Regno di Napoli fino all’Unità.

In età moderna Atri rimane una delle città artisticamente più importanti dell’Abruzzo, pur essendo un po’ defilata e pur non avendo avuto particolare sviluppo in termini economici e di popolazione.

Affascinante città d’arte a ridosso della costa teramana e a pochi chilometri da Silvi Marina, Atri rappresenta uno dei centri storicamente ed artisticamente più significativi dell’Italia centro-meridionale e non solo. Le sue origini sono antichissime, si suppone che la sua storia abbia inizio nel X secolo a.C. con la migrazione degli Illiri, i quali abitarono originariamente queste terre. Ed è nel centro della cittadina che il fascino di questa lunga storia continua a rivelare ancora oggi la sua forza evocativa attraverso monumenti, palazzi storici, chiese e scorci suggestivi. Il monumento più importante di Atri e uno dei più noti dell’intero Abruzzo è la Cattedrale di Santa Maria Assunta, magnifico edificio romanico-gotico abbellito da un meraviglioso ciclo di affreschi dell’artista abruzzese quattrocentesco Andrea Delitio. Meritano una visita anche la Chiesa di Santa Reparata, la Chiesa di Sant’Agostino, la Chiesa di San Francesco, le rovine sommerse dell’antico porto di Atri nei pressi della Torre di Cerrano, il Palazzo Ducale degli Acquaviva e il Museo capitolare annesso al Duomo. Sotto il profilo paesaggistico, le colline atriane affascinano per la spettacolare presenza dei Calanchi, straordinarie formazioni geologiche originate dall’erosione del terreno argilloso.

La Città di Atri presenta un peculiare e imponente impianto idrico sotterraneo, una parte ipogea di estremo interesse storico-archeologico costituito da cisterne, fontane antichissime, una ricca e ramificata rete di cunicoli, grotte, che facevano ragionevolmente parte di un unico grandioso sistema idrico sotterraneo di origine preromana e successivamente sfruttato dall’antica urbe per convogliare le acque in punti prestabiliti, sia percolanti che provenienti da piccole risorgive.

La caratteristica che deve avere condizionato la scelta dei primi abitanti è sicuramente la notevole estensione di un’area edificabile e protetta dalla natura del suolo. Dell’organismo urbano preromano conosciamo tuttavia molto poco, si comincia a definire una configurazione strutturale urbanistica soltanto a partire dal periodo romano, nota grazie agli importanti rinvenimenti archeologici dell’ultimo secolo e alle fonti latine, in particolare di Plinio e Polybio. In tal periodo la città di Hatria era meta delle grandi strade di comunicazione che partivano da Roma, ricordiamo la Via Caecilia, una diramazione della Salaria che collegava Roma con l’Adriatico, assumendo nel periodo imperiale un elevatissimo standard qualitativo e quantitativo come ampiamente denotano sia le permanenze strutturali, teatro, terme/ macellum, cisterne, tratti di basolato stradale, domus, mosaici, che rinvenimenti di materiale vario ed eterogeneo.

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