Il Santuario di Sant’Angelo, anticamente chiamato Monasterium in Cripta, posto come un nido d’aquila alla cima di un orrido vallone, è situato ad un’altitudine di 970 s.l.m.
Vi si accede, per oltre metà tragitto, mediante una strada rotabile, e l’ultimo tratto attraverso un largo sentiero per dar modo al visitatore di godere, nei particolari, lo stupendo paesaggio che lo circonda.
Il sacro complesso si erge ai piedi di un importante roccione ed è costituito da un ampio piazzale, dal quale si accede alla maestosa grotta, al fuoco comune ed all’ospizio.
La grotta può considerarsi divisa in due parti e in due ripiani. L’esterna, più piccola e più regolare, molto illuminata naturalmente, ha forma di abside e costituisce una sorta di vestibolo dell’altra, più profonda, più vasta e più oscura.
Nel complesso ha una profondità, dal cancello d’ingresso alla parete di fronte di oltre trenta metri; la larghezza misura sessanta metri; l’altezza è di circa due metri all’ingresso e sale, man mano fino ai venti metri della parete di fronte.
All’interno, sulla destra dopo l’ingresso, si trova l’altare dell’Addolorata.
Dalla scalinata di sinistra, composta da 27 gradini in pietra, detta Scala Santa, si accede all’altare dedicato alla Madonna dello Spirito Santo, la cui effige è datata 5.5.1553.
Superati i 23 gradini della scala posta a destra, si arriva all’altare di San Michele Arcangelo e a quello dedicato a S. Giuseppe e a Sant’ Antonio da Padova.
Nella grotta sono conservate le spoglie mortali degli arcipreti don Francesco Siciliani, don Martino Siciliani e di padre Enrico Iacovitti, O.F.M., quest’ultimo vero artefice della rinascita del santuario dopo i danni e i saccheggi dell’ultima guerra mondiale.
L’ecclesia, autentica cattedrale creata dalla natura, è citata in moltissimi testi sacri antichi, ma il punto fermo storico è rappresentato dalla ” Bolla ” di Bonifacio VIII, datata 16 febbraio 1296. Con essa, tra l’altro, il papa toglieva i benefici del monastero all’Ordine di S. Benedetto per trasferirli alla Mensa Vescovile di Sora.
Il cosiddetto ” Fuoco Comune “, al lato destro della grotta, è rappresentato da una rientranza sotto la roccia, delimitata, dal piazzale, da un antico muro diroccato. Indubbiamente doveva servire da primitivo ricovero dei monaci e vi si notano ancora diversi dipinti e scritte.
L’ospizio, come si presenta oggi, fu iniziato, con le elemosine dei benefattori, nell’anno 1750. Era limitato al piano terra a adibito al ricovero dei religiosi, degli eremiti e dei pellegrini.
Negli anni cinquanta il padre Errico, lo sopraelevò di due piani per permettere l’affluenza di un maggior numero di devoti. Infatti, se fino ad allora i ” fratelli ” potevano partecipare ai ritiri spirituali di maggio, della durata di otto giorni consecutivi, in un numero limitato, l’ampliamento, le suppellettili e le nuove attrezzature, hanno permesso e permettono l’ospitalità a diverse centinaia di pellegrini.
Dal piazzale è possibile accedere anche ad un’altra grotta, denominata ” Delle Riconche “, posta alla sinistra e poco più elevata della grotta principale, un tempo famosa per le stalattiti e le stalagmiti che l’adornavano.
Il Santuario di Sant’Angelo rappresenta una meta per tutti coloro che intendono vivere, almeno per un giorno, una spiritualità profonda ed intensa, ma anche un rigenerante ristoro a contatto della natura incontaminata. La solennità e l’austerità della grotta, la bellezza del paesaggio circostante, la purezza dell’aria che si respira e la gioia di un mistico avvicinamento al creato compensano largamente il disagio della faticosa erta finale.
( Cicchetti Ivan )