LA MORTE SILENZIOSA DEL VENEZUELA

Sono quasi due milioni i venezuelani che hanno lasciato il Paese negli ultimi tre anni. Chi ha potuto si è diretto in Ecuador, in Colombia, in Florida.  Qualcuno è tornato in Europa. Gli altri sono braccati dalla dittatura.

Uno dei Paesi più ricchi del mondo, pieno di risorse, di foreste, di miniere d’oro, di petrolio, di spiagge caraibiche e luoghi turistici favolosi è ormai definitivamente in ginocchio. La gente muore di fame, di malattie. Non ci sono cure mediche, non ci sono medicine, non c’è accesso neppure allo studio. E’ difficile procurarsi la benzina per i mezzi, e al mercato nero i prezzi sono improponibili, pertanto è impossibile recarsi al lavoro ed il trasporto pubblico è diventato improvvisato e pericoloso. La gente esce solo per procurarsi il necessario per vivere, poiché ha paura di morire.

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La pressione fiscale ha polverizzato l’imprenditoria mentre il bolivar ha perso il 99,99 % del suo valore. Una super inflazione che ha distrutto l’economia già precaria. La maggior parte della popolazione ha difficilmente accesso ai beni primari per mancanza di circolazione del denaro. Gli scaffali dei supermercati sono vuoti. File estenuanti ed interminabili sin dalle prime ore del mattino, per accaparrarsi un litro di latte per chi può ancora permetterselo, per altri i buoni governativi che tentano di riparare con ipocrisia alla crisi. Per qualcuno la morte.

Dopo le denunce dell’Osa e dell’Onu sull’uso sistematico di violenza da parte del Governo in carica per reprimere le proteste di piazza, ecco che arriva anche il dossier dell’Ufficio dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani (Ohchr) che testimonia torture, stupri sessuali ed omicidi camuffati da “lotta contro il crimine” a danno della popolazione ormai esausta.  Sarebbero centinaia gli omicidi di giovani da parte della polizia locale. Interdetto l’accesso al Paese persino all’Onu. Solo se le accuse verranno definitivamente  provate ed incluse tra i crimini contro l’umanità, il Venezuela potrebbe ricevere l’aiuto della comunità internazionale. Potrebbe. Fino a quel momento, silenzio sulla loro triste sorte e su quella dei numerosi italiani rimasti nel territorio.

 

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