LA NEVE NELLA BIBBIA

Il termine ebraico sheleg (neve) è presente per 20 volte nella Bibbia in contesti diversi. Le uniche ricorrenze in un testo narrativo sono nella presentazione di uno dei prodi di Davide, Benaià figlio di Ioiadà, di cui viene raccontato che scese in una cisterna in un giorno di neve e vi uccise un leone (2 Sam 23,20 ed il parallelo in 1Cr 11,22).

La neve compare poi, a volte unita ad altri eventi atmosferici, come segno della potenza di Dio, che dai serbatoi della neve e della grandine (Gb 38,22) la fa scendere sulla terra (Sal 147,16).

La neve ha però anche aspetti meno positivi: la sua presenza in estate non è cosa buona e per questo ad essa vengono paragonati gli onori dati agli stolti (Pr 26,1); il suo colore bianco serve come similitudine per indicare la lebbra (Es 4,6; Nm 12,10; 2Re 5,27).

Sempre per il suo aspetto candido essa viene usata nei libri apocalittici (Dan 7,9 ripreso poi nel Nuovo Testamento da Ap1,14) per descrivere le vesti o i capelli del vegliardo o del Figlio dell’Uomo.

Alla neve viene anche paragonata la Parola di Dio: come la pioggia e la neve scendono dal cielo per portare frutto così è anche della Parola che esce dalla bocca di Dio, che non fa ritorno al suo Signore se non dopo aver dato molto frutto (Is 55,10).

Infine due esempi molto belli mettono in relazione la neve al perdono dei peccati. La misericordia di Dio è talmente grande da cancellare ogni macchia di peccato e proprio per questo il penitente del Salmo 51 (v.9) si rivolge al Signore supplicandolo di purificarlo e renderlo bianco e candido come la neve. A questa richiesta risponde il brano del profeta Isaia (1,18) dove Dio dichiara di voler rendere purificare i nostri peccati sbiancando il loro color scarlatto per renderli come la neve. Contemplare il dono della neve vuole dunque aiutarci a meditare sull’amore misericordioso di questo Dio, che ci ha resi candidi lavandoci con il sangue dell’agnello.

 

( Cicchetti Ivan)

 

 

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