M5S SU CHIUSURA THALES CHIETI: L’ASSESSORE LOLLI RESTA A GUARDARE

Apprendiamo dagli organi di stampa, e dai media in generale la volontà intrapresa dalla Società Francese Thales, di cessare la propria attività nello stabilimento Teatino, dopo l’incontro svoltosi ieri presso il Ministero dello Sviluppo Economico. “La direzione aziendale, ha ribadito ai rappresentanti del governo, dei sindacati nazionali e territoriali, e del vicepresidente della Regione Giovanni Lolli, la decisione volta alla chiusura – commenta Sara Marcozzi, consigliere Regionale M5S – e quello che ci preoccupa di più è ovviamente il destino dei lavoratori”

Dopo le prime rassicurazioni, seguite all’allarme dell’accorpamento con la sede di Sesto Fiorentino, in seguito alla cassa integrazione per due terzi dei lavoratori, ora di nuovo si paventa l’ipotesi chiusura. E’ evidente come negli ultimi anni il management abbia intrapreso delle azioni volte al ridimensionamento dell’organico, basta vedere il capitale umano dell’azienda diminuito da 700 unità nel 2009 a circa 480 e la successiva chiusura della sede di Roma.

“Ciò che preoccupa più di tutto, oltre il futuro blocco dello sviluppo delle eccellenti tecnologie “made in Chieti”, è certamente la perdita del fattore umano e delle capacità professionali, del know how, degli oltre 90 dipendenti della sede Teatina – continua Marcozzi – che verrebbero disperse dopo decenni di investimenti anche da parte dello stato Italiano, fattori che entrambi hanno portato a risultati encomiabili l’ultimo dei quali sicuramente l’aggiudicazione del progetto SafeCOP proprio per tramite dello stabilimento cittadino”.
“Non comprendiamo le ragioni della Multinazionale, dato che il proprio fatturato risulta registrare un utile netto in crescita del 44% nel solo 2015, e sembrano non esserci strumenti per impedire una libera scelta imprenditoriale. Però crediamo esistano nelle soluzioni alternative – prosegue Marcozzi – soluzioni non ancora vagliate dalla politica di governo, come il Workers Buyout. Sappiamo che tramite alcune integrazioni alla legge di stabilità il governo ha predisposto investimenti per oltre 500 milioni di euro verso la protezione della sicurezza informatica eppure nonostante l’azienda possa accedervi non partecipa alla presentazione di alcun progetto. A questo punto pare evidente che le motivazioni siano altre e ci domandiamo come mai ai precedenti tavoli il Vicepresidente Lolli non abbia vagliato l’ipotesi di un Workers Buyout, attraverso il quale si sarebbe potuta mettere l’azienda con le spalle al muro”.
Non un gioco di retorica ma un vero è proprio piano basato sulla cessione del ramo d’azienda dalla Thales direttamente ai propri dipendenti, ai quali il governo potrebbe cedere i contratti già in essere. Dipendenti con i quali il Ministero della difesa potrebbe sedersi a confronto e impegnarsi a utilizzare le tecnologie già fornite e sviluppate dal polo Teatino, formulando nuovi bandi di progetto ai quali i dipendenti sarebbero finalmente liberi di partecipare gettando le basi economiche per consolidare il capitale.

“Questa tecnica è diventata un pilastro della rinnovata crescita Americana – conclude Marcozzi – sono infatti già migliaia i casi di ripianamento del debito e ristrutturazione aziendale, di sicuro quest’ultimo il vero punto di forza, eliminando i costi dirigenziali (e consequenzialmente le scelte fuori logica) e la necessità del lucro al vertice, nonché facendo del know how tecnico l’unica scelta aziendale. Lolli se ne faccia carico e aiuti i lavoratori a trovare una soluzione concreta ed efficace.”

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