Meteo. Nelle prossime ore, anche a causa delle infiltrazioni d’aria umida all’interno del campo di alta pressione di matrice Subtropicale, si formeranno le nebbie nelle aree pianeggianti del Nord e vallive del Centro; delle nubi, soprattutto basse, transiteranno a partire dai settori tirrenici fino al resto del Centro-Sud. Le nuvole innocue si sposteranno, dissolvendosi insieme alle nebbie, favorendo delle schiarite. Due perturbazioni Nord-atlantiche porteranno piogge sulle regioni del Nord e tirreniche in un contesto variabile martedì, in parte mercoledì e nel fine settimana.
La formazione delle nebbie è particolarmente tipica della presenza di aree di alta pressione che trasportano aria più mite o più calda sulla superficie dei mari chiusi o delle coste peninsulari più fredde (nebbia da avvezione), seppur esse possano manifestarsi anche in alta montagna, durante il passaggio di una perturbazione, le cosiddette nebbie frontali. Tuttavia, ripeto, il fenomeno atmosferico della nebbia è più frequente in presenza di un robusto anticiclone. Quando l’alta pressione, nella nostra ipotesi circolatoria, il cosiddetto Anticiclone delle Azzorre, si stira verso gran parte del comparto europeo, interessando non solo il nostro stivale, ma anche la Gran Bretagna, la città di Londra viene dominata da una fitta nebbia, detta nebbia di irraggiamento. Si tratta di una tipicità del sistema climatico della città londinese ed è più frequente durante l’alta pressione, che impedisce al Ciclone d’Islanda di interessare gran parte del Regno Unito, una dinamica che accade quasi raramente, ma in un lungo periodo del lontano passato anche Londra ebbe nebbia e smog persistenti.
La scarsa dinamicità dell’aria permessa dall’anticiclone, permette maggiore irraggiamento, ossia il suolo cede il suo calore e si raffredda, assorbe calore dalla superficie più a contatto con l’aria, generando inversione termica: ossia un cambio del profilo verticale della prima fetta della Troposfera, ove le temperature sono più basse al suolo, mentre risultano più alte in montagna, anche a causa della nebbia, che consente all’aria di rimanere fredda e umida negli strati più bassi. La nebbia londinese, può essere prodotta e agevolata anche dall’inquinamento, poiché la presenza di un elevato aerosol nell’aria, favorisce la formazione di nuclei di condensazione; in poche parole, più l’aria è sporca e più c’è una concentrazione di nebbia maggiore. La Subsidenza, inoltre, è un altro meccanismo che non consente il rimescolamento dell’aria verso l’alto e, tanto sarà forte l’anticiclone, più quest’ultima sarà elevata, generando una decisa compressione dell’aria negli strati soprastanti e un accumulo di nebbia verso i bassi strati, perché i moti discendenti dell’alta pressione, fungono da azione schiacciante, intrappolando la nebbia e lo smog, negli strati più adiacenti al suolo. Nelle zone montuose della nostra penisola, la nebbia è più frequente ad alta quota se si tratta di nebbia frontale, mentre è molto presente nei bassi strati, ossia nelle vallate e nelle conche, in caso di un anticiclone ben stazionario, quale l’Anticiclone delle Azzorre. Il fenomeno atmosferico si verifica maggiormente durante l’Autunno e l’Inverno, quando lo stesso Equinozio e lo stesso Solstizio, consentono minori ore di luce e un’insolazione più debole, nonché il precedente transito di un sistema perturbato, è un altro fattore che favorisce un importante raffreddamento dei pendii delle montagne. A causa della scarsa dinamicità dell’atmosfera interessata, l’aria fredda delle pendici, essendo più pesante, tende a scendere a valle, facendo sì che l’aria più mite presente al suolo salga verso l’alto, innescando l’inversione termica fino ad una determinata quota. Si crea dunque l’evaporazione e la condensazione del vapore acqueo in minutissime goccioline, la cosiddetta nebbia, la quale, come detto, tende ad intrappolare lo smog, diversamente se ci fosse stata alta dinamicità dell’aria e dunque una bassa pressione, con un incremento della risalita d’aria più umida verso l’alto e un dissolvimento delle nebbie.
Le caratteristiche geografico/morfologiche del Fucino che, come tutti sanno, fino al prosciugamento da parte del Principe Torlonia, era un lago, ne conferiscono un accumulo di nebbia in situazioni di alta pressione o subito dopo il transito di una perturbazione atlantica o in caso di infiltrazioni umide di origine atlantica che iniettano molta umidità attraverso le piogge e con il successivo riaffermarsi dell’alta pressione, in grado di innescare il ristagno d’aria umida e fredda nei bassi strati. In questi casi, essendo la Piana del Fucino un altopiano, tale aria fredda viene dai pendii delle montagne che, circondandolo, irraggiano ossia perdono calore molto velocemente d’Autunno e d’Inverno, quando le ore di luce sono minori e sono più soggetti ad irraggiamento, non solo notturno: come potete notare nell’immagine dell’editoriale, nelle zone montuose della nostra penisola, la nebbia è più frequente ad alta quota se si tratta di nebbia frontale, mentre è molto presente nei bassi strati, ossia nelle aree vallive o nelle conche (Valli), in caso di un anticiclone ben stazionario, quale l’Anticiclone delle Azzorre. Il fenomeno atmosferico si verifica maggiormente durante l’Autunno e l’Inverno, quando lo stesso Equinozio e lo stesso Solstizio, ripeto, consentono minori ore di luce e un’insolazione più debole, nonché il precedente transito di un sistema perturbato, è un altro fattore che favorisce un importante raffreddamento dei pendii delle montagne.
A causa della scarsa dinamicità dell’atmosfera interessata, l’aria fredda delle pendici, essendo più pesante, tende a scendere a valle, facendo sì che l’aria più mite presente al suolo salga verso l’alto, innescando l’inversione termica fino ad una determinata quota. Si crea dunque l’evaporazione e la condensazione del vapore acqueo in minutissime goccioline in vallata, la cosiddetta nebbia, la quale, come detto, tende ad intrappolare lo smog perché ne è composta maggiormente nelle grandi aree urbane tramite i nuclei di condensazione, diversamente se ci fosse stata alta dinamicità dell’aria e dunque una bassa pressione, con un incremento della risalita d’aria più umida verso l’alto, dunque un maggiore rimescolamento e un dissolvimento delle nebbie che spesso sono indice di freddo-umido nei bassi strati. ristagnante e di scarso rimescolamento, che ne aumentano la presenza e fanno sì che, la scarsa visibilità, aumenti il rischio di incidenti automobilistici e di furti, poiché i malviventi possono raggirarsi rapidamente in essa. La nebbia nel Fucino può trasformarsi in nubi basse, quando un leggero riscaldamento della colonnina d’aria o il passaggio di un sistema nuvoloso debole, nonché il minore moto ascensionale, fa sì che essa si innalzi, permettendo la genesi di nubi basse grigiastre e recanti deboli precipitazioni o, d’Inverno, quando le temperature sono al di sotto dello zero, per via della permanenza della nebbie e dunque il suo ristagno che gli permette di salire di quota e di espandersi alle aree limitrofe, si genera la galaverna o anche calaverna (nebbia congelatesi).
rc