CHI HA PAURA DELLE CICLABILI CATTIVE?

In Abruzzo, negli ultimi anni, parallelamente ad un timido sviluppo delle politiche e delle azioni dedicate alla mobilità ciclistica e pedonale, fanno sempre più seguito polemiche di chi, sia semplice cittadino che istituzione o forza politica, vede nella diminuzione del ruolo preponderante dell’automobile nel panorama del sistema dei trasporti come un pericolo da scongiurare a tutti i costi.

E così, in barba a studi ed esperienze, straniere ed italiane, che dimostrano come la restituzione di pezzi della città a pedoni e ciclisti, porti benefici economici, ambientali e di salute pubblica, in primis agli operatori economici e ai cittadini delle aree interessate e, più diffusamente, a tutti i fruitori degli spazi urbani, c’è sempre chi è pronto a stracciarsi le vesti e ad evocare le 10 piaghe d’Egitto non appena si accenni a pedonalizzare una strada o a realizzare una ciclabile, magari eliminando qualche posto auto.

Non staremo qui a citare i numerosi studi che dimostrano come nelle aree pedonali e in prossimità delle piste ciclabili i valori degli immobili salgano vertiginosamente, gli affari dei commercianti aumentino, la salute dei cittadini e lo stile di vita migliori – sarebbe un elenco troppo lungo – vogliamo solo porre l’attenzione su due immagini che rappresentano, immediatamente, quali sono i vantaggi, ad ampio raggio, dell’uso della bicicletta, e della conseguente diminuzione dell’uso dell’auto privata, sull’economia, in Europa e in Italia.

Milioni di euro di risparmi e di maggiori guadagni, oltre a migliaia di vite umane risparmiate. Vantaggi immediati e a lungo termine, con una migliore vivibilità delle nostre città e benefici tangibili sulla nostra salute.

La FIAB, rivolgendosi a tutte le forze politiche impegnate nella campagna elettorale per le prossime elezioni politiche, ha chiesto, come azione concreta e immediata, di puntare ad abbassare mediamente la percentuale delle auto private in circolazione (almeno del 20%, che è il dato indicato nella legge regionale dell’Emilia Romagna per le città con più di 30.000 abitanti), attraverso una serie di azioni che devono puntare a sviluppare le modalità di MOBILITÀ ATTIVA, a piedi, in bici e con TPL.

Obiettivo irrangiungibile? Certo, se si leggono le motivazioni, diffuse con un volantino, contro la realizzazione di un tratto di ciclabile a Pescara, in via Muzi, comportante l’eliminazione di 15 posti auto, sembra che sottrarre qualche posto auto a favore di una migliore mobilità per tutti (non solo per gli automobilisti), sia un provvedimento “anticostituzionale” (c’è scritto proprio così), che porterà la città indietro di decenni e influirà negativamente sulla vita sociale, ed economica, di cittadini e commercianti.

Eppure tutte le norme di settore puntano a tutelare i cosidetti utenti deboli della strada, ponendo tra le priorità della pianificazione dei trasporti, e della città, la facilitazione degli spostamenti a piedi e in bicicletta.

In Europa, e in molte parti d’Italia, lo hanno capito, e stanno fruendone dei benefici da anni; in Abruzzo ci riusciremo?

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