STORIA E MISTERO – CASE SCAPINI E I SUOI FANTASMI

Case Scapini si trova sull’Appennino Parmense, dimenticato in mezzo al bosco, giace il fantasma di un piccolo borgo dal nome Case Scapini, in dialetto Ca’ Scapini.La strada per arrivarci è una vecchia mulattiera e richiede 15/20 minuti di camminata a piedi. E’ pomeriggio, Agosto, fa molto caldo, c’è afa e un silenzio innaturale ci circonda. Siamo solo all’inizio del nostro percorso, ci troviamo in mezzo ad un grosso spazio aperto, uno spiazzo di ghiaia ed erba alta dove, alla nostra sinistra ci accompagna quello che una volta era il letto del fiume Toncina. Tutto intorno a noi colline verdi che cingono questo luogo come alte mura difensive.Dopo aver attraversato un vecchio ponte con una ringhiera malconcia in ferro arrugginito, sotto al quale una volta scorreva allegra e cristallina l’acqua, arriviamo ad una curva per trovarci finalmente davanti al paesello.Le abitazioni sono ridotte oggi a dei ruderi di pietra, completamente, o quasi, divorati dalla vegetazione. Rovi, edere rampicanti, arbusti, ortiche si attorcigliano intorno alle pietre, si insinuano nelle loro fessure, rendendo decisamente difficile il nostro cammino.Una delle inquietanti ipotesi sulla misteriosa sparizione degli abitanti del posto, è legata ad una leggenda secondo la quale 7 orfanelli vennero abbandonati a Case Scapini in quarantena, dopo aver contratto una misteriosa malattia. Dopo la morte dei fanciulli girarono voci che si potesse udire ancora di notte il loro pianto disperato.Secondo un’altra leggenda, dopo il ritrovamento di una pastorella mutilata alle porte del borgo, probabile vittima di un orso, il paese venne lentamente abbandonato a causa delle credenze e delle paure della sua popolazione.Una più possibile spiegazione trova posto in una improvvisa retata da parte dei Tedeschi Nazisti, che fecero fuggire tutti gli abitanti, che lasciarono le loro case e i loro beni abbandonati e congelati nel tempo.Tavole ancora imbandite, giocattoli abbandonati nelle camere dei bambini, otri, damigiane, scope di saggina appoggiate al muro, scarpe appaiate sui gradini delle scale e molto altro, è quello che fino a qualche anno fa si poteva ancora trovare, prima che qualcuno se ne appropriasse come dei macabri souvenirs.

A Ca’ Scapini il tempo si era fermato per sempre, come se gli abitanti si fossero assentati per qualche minuto, per poi tornare subito alla loro tranquilla vita da contadini.Oggi entrando in quella che una volta era la stalla, l’unica cosa che troviamo sono ammassi di pietre, assi di legno, ceppi e tronchi, dietro ad un vecchio portone di legno chiodato, aggrappato al muro solo da una coppia di cardini arrugginiti.L’antico forno dove cuocevano il pane è un cumulo di pietre disposte una sopra l’altra in un intrico di rovi e alberi; le case non hanno più un pavimento, legno corroso e marcito dal tempo; i tetti sono crollati e le intemperie hanno distrutto i vetri.Sfogliando un vecchio quotidiano locale possiamo trovare la storia di Bruna, definita “L’ultima abitante di Case Scapini”. Bruna Racconta la sua storia, fatta di lavoro, di fatica, di mani callose, schiene piegate e sudore. Di freddo e di fame, di serate passate a fare i “Filossi”, lunghe chiacchierate intorno al fuoco con i racconti degli anziani.“Mangiavamo sempre polenta e minestrone, tranne a Natale e durante le feste. La carne solo quando si trovava qualche carcassa di animale. In inverno faceva talmente freddo che tenevo in tasca le castagne cotte per scaldarmi. Quando il Toncina era in piena, per attraversarlo si usavano i trampoli. E quando c’era aria di pericolo, terremoto, persone scomparse, epidemie, la campana suonava e ci si ritrovava tutti sotto al campanile per decidere il da farsi.”

Quale sia la vera storia di Case Scapini, il tempo non ce la restituirà mai e continuerà inesorabile la sua opera di decadimento di questo luogo; le sue storie e leggende, la sua gente e i suoi fantasmi.

( a cura di Cicchetti Ivan)

 

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