TESTIMONIANZE DALL’OLOCAUSTO – OSKAR SCHINDLER IL TEDESCO CHE SALVO’ GLI EBREI

Oskar Schindler  è stato un imprenditore  tedesco, famoso per aver salvato durante la seconda guerra mondiale circa 1.100 ebrei dallo sterminio, con il pretesto di impiegarli come personale necessario allo sforzo bellico presso la sua fabbrica di oggett smaltati, la D.E.F., situata in via Lipowa n. 4, nel distretto industriale di Zablocie a Cracovia. L’intera vicenda è stata scoperta grazie a un evento casuale: l’incontro tra lo scrittore australiano Thomas Keneally e Leopold Pfefferberg (detto Poldek), sopravvissuto allo sterminio grazie a Schindler e del quale, dopo la guerra, era divenuto fraterno amico. Keneally entrò nel negozio di Pfefferberg e i due si conobbero. Keneally fu colpito dalla storia che l’amico gli raccontò e, stabiliti contatti con gli altri Schindlerjuden (gli «ebrei di Schindler»), scrisse il romanzo La lista di Schindler da cui, successivamente, è stato tratto il film del 1993 Schindler’s List, diretto da Steven Spielberg.  Schindler nacque a Zwittau (oggi Svitavy) nel Sudetenland, una regione all’epoca in Austria-Ungheria e successivamente in Cecoslovacchia, dove viveva per la maggior parte popolazione di lingua tedesca.  L’annessione di questa alla Germania nazista fu per Schindler l’inizio di un’avventura che lo portò a Cracovia. La città polacca per molto tempo fu la sua dimora. Qui acquistò a basso prezzo una fabbrica in via Lipowa n. 4, nel quartiere industriale di Zablocie, che chiamò Deutsche Emaillewaren-Fabrik, dove produsse pentolame e in seguito munizioni. Arrivò a occupare, durante la sua attività di imprenditore, circa 1.200 lavoratori ebrei.

Prima della guerra, Schindler aveva esercitato la professione di imprenditore e rappresentante di commercio con alterne fortune e aveva sposato la connazionale Emillie Pelzi nel 1928, anche se il matrimonio non era mai stato solido a causa delle infedeltà di Oskar. Alcuni sostennero che, almeno inizialmente, abbia agito a scopo di lucro sfruttando il lavoro sottopagato di persone in stato di bisogno, come molti altri imprenditori in tutta la Germania. In seguito, tuttavia, incominciò a difendere attivamente i suoi operai. Egli avrebbe sostenuto che alcuni lavoratori incompetenti erano in realtà essenziali per il buon andamento della fabbrica, e qualsiasi danno che veniva loro fatto, risultava nelle sue proteste e richieste di risarcimento al governo.

L’orrore determinante a cui dovette assistere fu il rastrellamento del 1942 nel ghetto di Cracovia. I soldati stavano trasferendo gli ebrei in un campo di concentramento a Plaszow, e uccisero selvaggiamente molte persone che cercavano di nascondersi nelle proprie case. Dopo il rastrellamento utilizzò ancor più le doti di diplomatico di cui era in possesso per salvare i suoi Schindlerjuden (“gli ebrei di Schindler”). Si accordò con Amon Gòth,  il comandante di Plaszow, per il trasferimento di 900 ebrei nell’adiacente complesso industriale, dove sarebbero stati relativamente al sicuro dalle angherie delle guardie tedesche. Quando l’Armata Rossa era ormai prossima a liberare Cracovia, i tedeschi distrussero i campi e uccisero gran parte degli internati. Schindler, tuttavia, riuscì a spostare 1.100 “lavoratori” in una fabbrica a Brunnitz in Cecoslovacchia, , sottocampo del complesso di Gross-Rosen,  nell’ottobre 1944. Nel trasferimento, il convoglio della forza lavoro femminile, che partì a distanza di una settimana da quello maschile, venne deviato per un errore burocratico al campo di concrentamento di Auschwitz. Schindler riuscì comunque nell’intento di farselo restituire, e tutte le donne raggiunsero definitivamente Brunnlitz, che venne poi liberata nel maggio del 1945. Alla fine della guerra Schindler riuscì a emigrare in Argentina. Qui fece bancarotte e ritornò in Germania nel 1958, avendo rotto i rapporti con la moglie Emilie. In patria, Schindler tentò senza successo di riprendere la professione di imprenditore e di fatto non si risollevò più dalla povertà. Nel 1961, in occasione della sua prima visita in Israele, ricevette l’entusiastica accoglienza di 220 sopravvissuti. Da allora visse tra Israele e Germania, dove riuscì a sbarcare il lunario grazie all’ospitalità e al sostegno economico di alcuni degli ebrei che aveva salvato. Morì il 9 ottobre 1974 aHildesheim, in seguito a un infarto. Per suo stesso volere, la sua salma fu subito traslata e riposa tutt’oggi nel piccolo cimitero francescano cattolico, che si trova vicino al sito della Dormizione di Maria sul monte Sion,  nella parte vecchia di Gerusalemme, in Israele. La stessa tomba compare nelle ultime sequenze a colori del film Schindler’s List del 1993, quando i veri ebrei superstiti, ormai anziani, vengono accompagnati dagli attori a deporre un sasso sulla lapide (un’usanza ebraica). L’epitaffio sulla lapide recita la scritta Giusto tra i giusti in ebraico e l’indimenticabile salvatore di 1200 ebrei perseguitati in tedesco. Il 18 luglio 1967, l’apposita commissione israeliana Yad Vashem  ha deciso di riconoscere Oskar Schindler Giusto tra le nazioni; tale decisione è stata confermata il 24 giugno 1993 ed estesa alla moglie di Schindler Emilie

 

( Cicchetti Ivan )

 

 

 

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