UNITÀ D’ITALIA, 159° ANNIVERSARIO. CI RISCOPRIAMO UNITI E SOLIDALI SOTTO LA MINACCIA DEL CORONAVIRUS

L’Italia, il paese più bello del mondo

Il 17 marzo del 1861 veniva pubblicato, sulla Gazzetta Ufficiale del Regno d’Italia, il progetto di legge che ufficializzava la nuova denominazione del Re d’Italia. Questa data fu subito scelta come giorno in cui ricordare e festeggiare l’Unità nazionale.

Di fatto si passava dal Regno di Sardegna al Regno d’Italia, dando continuità al sistema costituzionale vigente. Proprio sulla scia di questa prosecuzione statutaria, il numerale di Vittorio Emanuele di Savoia continuava a essere “secondo”, e non “primo”, come segno della perpetuazione della dinastia di casa Savoia che aveva realizzato l’unificazione italiana.

I Savoia furono tra le più antiche e importanti dinastie d’Europa. Dal giorno in cui fu proclamata l’Unità d’Italia e fino al giugno del 1946, quando il referendum sulla forma istituzionale dello Stato sancì l’abolizione della monarchia in favore della repubblica parlamentare, fu la “Real Casa d’Italia”. L’ultimo Re fu Umberto II che a causa del breve periodo in cui regnò (9 maggio 1946 – 13 giugno 1946), fu anche chiamato “Re di Maggio”.

Il Tricolore sorvola Avezzano durante le celebrazioni della festa della Liberazione il 25 aprile 2019

Quando fu sancito il Regno d’Italia la capitale era Torino, nel 1865 divenne Firenze e nel 1871, dopo l’annessione dello Stato Pontificio, la capitale divenne definitivamente Roma.

Quest’anno ricorre il 159° anniversario dell’Unità d’Italia, poco più di un secolo e mezzo, che ha visto il popolo italiano protagonista di profondi cambiamenti storico-sociali. Due guerre mondiali, il passaggio dalla Monarchia alla Repubblica, il boom economico degli anni ’50-’60, gli anni di piombo e il rapimento di Aldo Moro, e lo scandalo politico-giudiziario di “mani pulite”. Tutti eventi che hanno caratterizzato la vita degli italiani che, proprio nei momenti di difficoltà, hanno sempre dimostrato di avere risorse ed energie fuori dal comune, anche se spesso sembrano dimenticare quel senso di appartenenza, tipico di altri popoli. Anche nella storia sportiva italiana i traguardi più prestigiosi sono stati raggiunti in momenti delicati. La nazionale di calcio ha vinto due dei quattro mondiali (1982 e 2006) proprio mentre il calcio italiano veniva scosso da scandali e scommesse, e mentre tutti davano per finita la squadra azzurra, i nostri atleti mettevano a segno le più belle vittorie.

Oggi, nel 2020, ci troviamo a vivere una delle più gravi emergenze sanitarie che la storia ricordi. All’improvviso si è materializzato davanti ai nostri occhi un nemico apparentemente invisibile, ma tanto insidioso quanto subdolo. Un nemico chiamato COVID-19, che non fa distinzioni, attacca chiunque, e in alcuni casi vince. Gli italiani in questa emergenza stanno dimostrando grande dignità, si sono chiusi nelle loro case e stanno aspettando che il numero dei contagi diminuisca. I medici, gli infermieri e gli operatori sanitari lavorano duramente senza mai lamentarsi e con grande abnegazione continuano la loro lotta contro questo nemico. A tutti loro va la più assoluta riconoscenza del popolo italiano. Sono giorni duri che stanno segnando il morale di tutti, ma che, seppur dolorosi, avranno il merito di farci riscoprire i valori che una società, a volte superficiale, ha solo nascosto. E l’Italia tornerà più grande di prima.

Michele Rossi

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