di Alina Di Mattia
È morto nella sua casa di Cambridge, lo scienziato Stephen Hawking e, ironia della sorte, proprio il 14 marzo, il giorno in cui è nato Albert Einstein.
Aveva 76 anni e da oltre cinquant’anni combatteva contro l’atrofia muscolare progressiva, una malattia correlata alla Sla degenerativa ed invalidante che lo aveva costretto sin da ragazzo all’immobilità, condizione che però non gli ha impedito di proseguire con gli studi e la ricerca, sino a diventare un cosmologo di fama mondiale, idolatrato dalle nuove generazioni.
Nel 1985 perde l’uso delle corde vocali a causa di una tracheotomia dovuta ad una grave forma di polmonite, ma continua a comunicare con l’ausilio di un sintetizzatore vocale.
Al brillante astrofisico si deve la ‘Teoria del tutto’ e gli studi su un universo aperto senza limiti spazio-temporali. Nel 1971 dimostrò come si crearono i buchi neri subito dopo il Big Bang e come questi potessero emettere radiazioni. Di fondamentale importanza i suoi studi che uniscono la meccanica quantistica alla teoria della relatività di Einstein.
Era ancora direttore del Dipartimento di Matematica Applicata e Fisica Teorica di Cambridge.
Uomo di grande cultura e dotato di uno spiccato senso dello humour, Stephen Hawking resta il più grande fisico della sua generazione e icona mondiale per la caparbietà e la forza che lo hanno sempre contraddistinto.