ALFIO CATALDO DI BATTISTA: I BARI DELLA POPOLARE DI BARI

 Risparmiatori abruzzesi di nuovo perseguitati dallo spettro del burden sharing, ovvero il rischio che nel salvataggio della Banca popolare di Bari siano coinvolti oltre che gli azionisti anche i risparmiatori. Il Fantasma che aleggia sulla banca pugliese e quindi sulle ex Tercas e Caripe potrebbe materializzarsi proprio sotto Natale.  

Non trovano pace i clienti della TERCAS, la ex cassa di risparmio di Teramo, acquistata nel 2015 dalla Popolare di Bari, dopo il crac avvenuto nel 2014. Preoccupazione per chi ha comprato le obbligazioni subordinate.

Per quanto riguarda i soci è ormai praticamente certo l’azzeramento del valore delle loro azioni il cui valore, registrato sul borsino Hi-Mtf, è attestato a 2,38 € ma è un valore solo teorico, in assenza di scambi. L’Hi-Mtf è un mercato minore creato per favorire gli scambi dei titoli non quotati, sostanzialmente illiquidi.

Per gli obbligazionisti subordinati tutto ruota attorno al bond emesso dalla Popolare di Bari nel 2014 per finanziare l’acquisto della TERCAS. Un’obbligazione subordinata Tier2 di circa 215 milioni di € con cedola del 6,5% che scade a dicembre 2021 in mano a migliaia di risparmiatori.

In questi giorni i diversi politici che imperversano nei talkshow si sono affannati a dire che con i 900 milioni messi sul piatto dallo Stato, il problema è risolto, ma la realtà è più complessa della facile demagogia.

Intanto c’è da capire quando è profonda la voragine aperta nel bilancio della banca, poi occorrerà vedere quale sarà la piega che prenderà il salvataggio e gli attori che interverranno in soccorso, nel frattempo si vocifera di una ulteriore perdita di quasi mezzo miliardo.

Facendo due conti si vede che il capitale sociale della banca è costituito da 163 milioni di azioni il cui valore unitario, nel 2014, prima dell’acquisizione delle banche abruzzesi Tercas e Caripe era di 9,53 €. per un patrimonio di circa un miliardo e mezzo, oggi praticamente azzerato. 

Appare evidente che l’intervento statale coprirà solo una parte delle perdite, per le restanti ci sarebbero il Fondo Interbancario e i possessori delle obbligazioni subordinate, con buona pace della Commissione UE.

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