Contratti di fiume, “ritardi imputabili alla Regione Abruzzo”

Riceviamo e pubblichiamo un comunicato stampa di “Ambiente e/è Vita Abruzzo Onlus”.

 

“I Contratti di Fiume in Abruzzo. Ambiente e/è Vita Abruzzo Onlus si schiera con le Amministrazioni locali che hanno promosso l’avvio dei Contratti di Fiume. Gli unici ritardi sono della Regione Abruzzo.”

In questi giorni sono apparse alcune considerazioni del WWF sullo stato di attuazione dei Contratti di Fiume in Regione e sul proliferare di iniziative che, non adeguatamente coordinate, risultano essere prive di una visione strategica che investa le aste fluviali nel loro complesso. Nulla quaestio sulla buona volontà espressa e sulla annunciata esigenza di stimolare la strutturazione di una vero coordinamento regionale , ma ciò detto è bene, nondimeno, formulare alcune riflessioni e spunti di dibattito. Il primo elemento che si desidera sottolineare è di come l’esigenza di utilizzare lo “strumento contrato di fiume” da parte di molti Comuni non nasce dall’opportunità di acquisire qualche finanziamento, ma dalla concreta possibilità di operare sulla propria asta fluviale con politiche che partono dal basso e che sono frutto di scelte condivise, ovvero le uniche in grado di ovviare a piani strategici calati dall’alto. I Manifesti di Avvio dei Contratti, (perché DI CONTRATTI DI FIUME IN ABRUZZO NON ANCORA VE NE SONO), sono stati spesso il frutto di aggregazioni funzionali fra Amministrazioni che hanno costituito dei Comitati Promotori ed hanno segnato l’inizio di un agire in effrazione rispetto ai trascorsi nella gestione della res pubblica, anche al fine di non produrre una ripetizione pedissequa degli errori commessi in passato.

Ed allora si è intrapreso a dare corpo ad un’analisi dinamica delle risorse, alla formulazione di quadri conoscitivi, si è inoltre evidenziata la necessità di interagire nelle politiche di riduzione del consumo del suolo, è nata la possibilità di intervenire sulle politiche di incentivazione alla depurazione delle acque e colta l’occasione di esprimersi sulla riduzione di utilizzo di fertilizzanti chimici in agricoltura. Ed ancora si è principiato ad ipotizzare azioni articolate e funzionali che siano in grado di dare continuità agli ecosistemi ed al loro ruolo depurativo naturale, di dare sostanza al principio dell’invarianza idraulica nelle aree urbane, di recuperare le funzioni di micro-laminazione idraulica all’agricoltura ed operare una manutenzione continuativa della rete idraulica minore in un quadro di gestione organica e complessiva.

Ecco perché lo start up di molte iniziative risultano essere pur meritevoli nelle intenzioni e muovono in direzioni proprie della disciplina e della prassi dei Contratti di Fiume. In molti Manifesti di Intenti per definire correttamente il processo di questa procedura negoziale ambientale vi sono, infatti, richiami alla Direttiva 2000/60/CE, ma anche un combinato disposto di norme che spaziano anche alle Direttive 2007/60/CE (Direttiva Alluvioni), 42/93/CEE (Direttiva Habitat) , 2008/56/CE ( Direttiva Quadro sulla Strategia Marina), alle disposizioni contenute nel Testo Unico Ambientale 152/2006 nella parte relativa alla materie dedicate ed il recente art. 68 bis del Dgls 152/2006 che definisce i Contratti di Fiume e le Direttive 4/2003/CE e 35/2003/CE.

Tali richiami, dall’apparente sapore tecnicistico, in realtà costituiscono la sostanza ed il cuore del management di molti dei CDF che sono stati avviati e che richiamano gli elementi fondanti dei Contratti, ovvero strumenti volontari di programmazione strategica e negoziata che perseguono la tutela, la corretta gestione delle risorse idriche e la valorizzazione dei territori fluviali unitamente alla salvaguardia dal rischio idraulico, contribuendo allo sviluppo locale. Ed in tal senso siamo a conoscenza direttamente ed indirettamente che sono state convocate decine di incontri con i portatori di interessi, predisposte piattaforme di diagnostica partecipativa da confrontare con Enti pubblici e stakeholders composte da: cartografia PAI e PSDA, stato di depurazione delle acque, stato ecologico ed ambientale delle acque, carta fattori di pressione, Carta della Vulnerabilità intrinseca degli acquiferi, carta delle aree protette ai diversi livelli, carta della pressione demografica, analisi andamento indici economici e analisi prospettica con definizione delle proposte di valorizzazione a margine della rinaturalizzazione e riqualificazione del corpo idrico.

Il tutto, come richiesto dalla Direttive Comunitarie 4/2003/Ce sull’accesso del pubblico all’informazione e 35/20003/CE sulla partecipazione del pubblico ai processi decisionali su piani e programmi ambientali, in un quadro di verifica e sottoposizione dei dati conoscitivi alle Assemblee di Contratto ed ai vari attori sociali e cittadini. Si è inaugurata , quindi, una gestione pattizia dei beni collettivi, secondo la definizione del Coordinatore del Tavolo Nazionale Prof. Massimo Bastiani, e capace di dare concretezza alla metodologia più volte indicata nella realizzazione di opere e risoluzione di problemi dallo stesso neo Ministro delle Infrastrutture, Dott. Graziano Del Rio, allorquando asseriva che ““non vi sono poteri competitivi, quando vi sono obiettivi comuni”. Il coraggio di queste Amministrazioni va riconosciuto e premiato. Diverso è il discorso rispetto alla Regione Abruzzo : che è ferma e “pericolosamente” immobile. A distanza di anni dalla DGR 314/2014 ( Adesione alla Carta Nazionale dei Contratti di Fiume ),dall’istituzione di una Delega di Giunta Regionale ai Contratti di Fiume, dalla DGR 716/2014 ( Istituzione Ufficio Regionale dei Contratti di Fiume, Osservatorio Regionale e Linee Guida Regionale in materia die Contratti di Fiume), dalla DGR n. 603/2015 ( Conferimento incarico di costituzione e coordinamento Gruppo di Lavoro), dalla DGR n. 915/2015 ( Contratti di Fiume – Approvazione “Schema di protocollo d’Intesa per l’Adesione ai Contratti di Fiume” e della governance dei Contratti di Fiume Protocollo di Intesa tra la Regione Abruzzo e Università degli Studi di L’Aquila, Università degli Studi di Teramo, Università degli Studi di Chieti-Pescara) , infatti, ogni azione di coordinamento, la costituzione della Cabina di Regia Regionale, l’Osservatorio Regionale e le Linee Guida sono congelate e prive di contenuti. Dopo due Assemblee Regionali ( 2014/2015) partecipate si è assistito ad un terzo incontro di fatto disertato da Sindaci lo scorso mese di giugno presso la facoltà di Architettura UD’A presso la quale si sarebbe dovuta firmare il protocollo per la costituzione della Cabina di Regia.

La soluzione per invertire la tendenza appare abbastanza “semplice” in una Regione Verde ipoteticamente Facile e Veloce e Verde. Occorrerebbe che l’Amministrazione Regionale procedesse a predisporre un capitolo di bilancio dedicato, sull’esempio di quanto avviene nelle altre Regioni, per finanziare il processo di diagnostica partecipativa al fine di addivenire alla redazione Ambiente e/è Vita Abruzzo Onlus di Piani Strategici ( poche centinaia di migliaia di euro) e che solo i Contratti rispondenti a criteri di qualità, alle Linee Guida, ai Requisiti Qualitativi di base (emessi dal tavolo nazionale ,Ministero e ISPRAA) ed alla prassi consolidata di processo operante in Italia ed in Europa fossero ammessi a finanziamento. Per quanto afferisce alle misure previste nel Piano Strategico ( o di Azione) sarebbe sufficiente che la loro attuazione ( prevista nel successivo Piano di Azione Pluriennale) fosse agganciata ad indicatori di spesa-processo-risultato e che il loro canale di finanziamento fosse messo a bando nell’ambito dell’attuazione della programmazione Comunitaria. Difficile ? Assolutamente no! Come funziona dove funziona, funziona così.

E poi tutto ciò senza considerare le misure dirette della U.E. destinate alle materie dedicate. In chiusura mi sia consentito anche un’ultima precisazione. Spesso su di un’asta ed i suoi affluenti nascono diverse esigenze di promozione di Contratti di Fiume : ebbene la duplicazione è un errore , ma vale la pena sottolineare di come , nella prassi nazionale , è prevista anche la formula del Contratto dei Contratti “……… quale insieme di contratti di fiume attivati in ambiti locali differenziati, ma comunque incidenti sullo stesso corpo idrico, con obiettivi ed approcci comuni. Tale strumento verrà attivato in ambiti territoriali articolati e complessi o in presenza di fiumi interregionali”. Potrebbe accadere , quindi, che in ambiti articolati possano insistere più proposte, ma con un adeguata governance si può assicurare che il Piano Strategico o d’Azione possa essere comune , vista e considerata la medesima volontà di incidere strutturalmente su di un’asta fluviale che necessita di riqualificazione e rinaturalizzazione. In altre aree del Paese questo avviene e, dai dati a disposizione di chiunque, testimoniano risultati positivi anche con investimenti privati.

Se poi il desiderio ultimo è quello di svuotare il significato di questa importante infrastruttura immateriale, anche quando in alcuni casi si partecipa alla consultazione e fase diagnostica, o peggio , come sta già facendo la Regione, si promuove qualche azione o strumento senza crederci o senza inserirlo nella pianificazione , allora il discorso è diverso. Ma occorre assumersi la responsabilità di comunicarlo e di ammettere che non si è in grado di programmare processi innovativi o di esserne partecipi.

F.to,

Il Segr. Reg.le di “Ambiente e/è Vita”Abruzzo Onlus Patrizio Schiazza

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