“Basta con sbarramenti e cemento che uccidono i fiumi”
Quasi cento manifestazioni contro l’idroelettrico selvaggio e per denunciare i troppi mali che affliggono i corsi d’acqua italiani e l’indifferenza della politica verso la crisi climatica in atto.
Le conseguenze dei cambiamenti climatici potrebbero, nell’arco di poche decine di anni, stravolgere il Paese. Un recente studio dell’ENEA, l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile, ha evidenziato come il problema dell’innalzamento dei mari e segnatamente dell’Adriatico avranno a breve conseguenze drammatiche per le città costiere, a cominciare proprio anche da Pescara. Eppure la politica continua a trattare l’ambiente con drammatica incompetenza.
Un esempio per tutti: il decreto Rinnovabili FER 1 che non ha eliminato gli incentivi agli impianti idroelettrici nei corsi d’acqua naturali, com’era invece previsto nella bozza originale, fissando però, in ossequio alle direttive europee, dei criteri da rispettare. Criteri che invece si sta cercando di aggirare nella loro concreta applicazione aprendo la strada a un idroelettrico selvaggio che, a fronte di una irrisoria produzione di energia, creerebbe danni incalcolabili a fiumi e torrenti.
Per questo 18 associazioni ambientaliste chiedono al Ministro Costa di imporre una rigorosa applicazione delle norme, al fine di evitare che vengano concessi incentivi a centinaia di nuovi impianti che non rispettano la Direttiva Quadro Acque, e hanno indetto per oggi una mobilitazione nazionale, denominata “La protesta dei pesci di fiume”, nell’ambito della quale sino alle 17 ci saranno quasi 100 sit-in e flash mob in tutta Italia.
A promuovere gli eventi sono, oltre a WWF e Legambiente: Free Rivers Italia, Alpi Kayak, Arci Pesca Fisa, CIPRA Italia, CIRF, Federazione Italiana Canoa Turistica, Federazione Nazionale Pro Natura, Federrafting, Forum Italiano Movimenti per l’Acqua, Italia Nostra, Lipu, Mountain Wilderness, Salviamo il Paesaggio, Spinning Club Italia, Unione Nazionale Pesca a Mosca UNPeM, Tavolo Nazionale Contratti di fiume. Naturalmente non si parla solo dell’idroelettrico selvaggio, ma di tutte – e sono tante – le minacce che stanno assediando i corsi d’acqua italiani.
In Abruzzo Legambiente e WWF hanno indetto un flash-mob alla foce del fiume Pescara, il maggiore corso d’acqua della regione e uno dei più tartassati.
Sul tema dell’idroelettrico il delegato WWF Abruzzo Filomena Ricci, il presidente di Legambiente Abruzzo Giuseppe Di Marco e il presidente del WWF Chieti-Pescara Nicoletta Di Francesco hanno presentato una “letterona” per il ministro Costa, di cui si riporta qui di seguito il contenuto:
«Gent.mo Ministro Costa, dall’Abruzzo “regione verde d’Europa” le chiediamo di prescrivere la rigorosa applicazione delle Tabelle del Decreto Direttoriale 29 del Ministero dell’Ambiente, per evitare danni enormi agli ecosistemi fluviali. Il Decreto Rinnovabili non ha infatti eliminato gli incentivi agli impianti idroelettrici nei corsi d’acqua naturali, benché questo fosse inizialmente previsto. Per porre un argine al proliferare di progetti impattanti ha comunque condizionato le autorizzazioni al rispetto delle linee guida e delle Tabelle. Il rispetto delle Tabelle metterebbe un argine a quelle pratiche nefaste che hanno dato via libera a più di un migliaio di progetti in contrasto con la Direttiva Acque. La biodiversità acquatica rischia un danno immenso a fronte di un contributo di energia rinnovabile irrisorio. Ministro, non ci deluda».
Ma si è parlato ovviamente anche di altro. Il fiume Pescara, per citare solo alcuni tra i tanti problemi, è quello che ha subito e ancora subisce i danni derivanti dalle discariche di rifiuti tossici di Bussi, per i quali la concreta bonifica è tuttora in attesa di interventi davvero risolutivi. Sulle sponde di questo corso d’acqua sono state realizzate decine di costruzioni in quelle che erano e sono le zone di esondazione naturale illudendosi che basti una barriera a fermare le acque: tra le più recenti l’Interporto di Manoppello e il centro commerciale Megalò (costruito senza valutazione di impatto ambientale in virtù di una legge rimasta in vigore pochi mesi perché in contrasto con la normativa europea e nazionale), vicino al quale si vorrebbe assurdamente costruire ancora. Accanto al fiume si sta intanto agendo per realizzare casse di espansione della cui scarsa utilità si è consapevoli sin dalla fase progettuale e che, con costi milionari, continueranno ad aggiungere danno al danno riducendo solo in minima parte le conseguenze di eventuali alluvioni, mentre invece si sarebbe potuto e dovuto puntare tutto sulla rinaturalizzazione del corso d’acqua impedendo ogni ulteriore colata di cemento e delocalizzando ove possibile le strutture a rischio.