Nel teramano la situazione è drammatica. Sfollati, 6mila utenze al buio: irresponsabile parlare di emergenza finita

È ancora emergenza piena, a ormai sei giorni dalle violente scosse di terremoto e dalle importanti nevicate, in provincia di Teramo dove frazioni e abitazioni, ancora isolate, sono rimaste per giorni senza corrente elettrica. A oggi, con la crescente rabbia della popolazione ormai stremata, sono circa 6 mila le utenze al buio.
È una situazione surreale con le strade appena liberate dalla neve che iniziano a franare rendendo ancora più difficoltosi i soccorsi. È il beffardo destino a unire, nella malcapitata sorte, anche le popolazioni dell’aquilano tra Capitignano, Montereale e Campotosto, all’epicentro del terremoto di mercoledi.

Dal nord Italia arrivano volontari con mezzi propri a liberare i paesi dalla neve e ad Aringo, frazione di Montereale, hanno acquistato un mezzo spazzaveve con una colletta. Pierpaolo Pietrucci, consigliere regionale, denuncia con rabbia il mancato arrivo in Valle Aterno, per la frazione terremotata di Cesaproba, della tendostruttura che, invano, è stata chiesta da giorni.
Oltre 2.700 persone sono state, intanto, ospitate nelle strutture ricettive della costa. La maggior parte delle persone proviene dalla provincia di Teramo, ma ci sono famiglie provenienti anche dall’aquilano. I comuni maggiormente interessati sono Teramo, Montorio al Vomano, Torricella Sicura, Cermignano, Sant’Omero, Atri, Nereto, Castelli, Basciano, Colledara, Castellalto, Isola del Gran Sasso, Campli, Notaresco e Tossicia.

Sono quasi duecento, invece le persone che hanno trovato rifugio temporaneo nelle caserme dei carabinieri. Da Valle Castellana a Nerito di Crognaleto, i militari dell’Arma, attrezzati con generatore e viveri, hanno allestito brandine di emergenza e trasformato gli uffici in locali di accoglienza. Rifugio, questo, provvidenziale per anziani e bambini in particolare che, alla difficoltà creata dal maltempo, hanno dovuto aggiungere lo stress delle violente scosse di terremoto.
Difficilissima la situazione a Montorio al Vomano: frazioni come Case Vernesi non sono state ancora raggiunte Come pure Acquaratola, frazione di Rocca Santa Maria, e San Giorgio di Crognaleto. Problemi grossi a Prati di Tivo, Pietracamela e interrmesoli, Fano Adriano, Isola del Gran Sasso, Cerchiara, sepolti da tre metri di neve e dove il terremoto di mercoledi ha danneggiato numerose abitazioni.
A Castel Castagna, spezzandosi sotto il peso della neve e a causa delle scosse di terremoto, sono crollati undici capannoni. Ospitavano circa diecimila maiali che si sta ora cercando di portare in salvo. Domani intanto, ancora a Castel Castagna, lutto cittadino per la morte di Nino Di Nicola, l’anziano 83enne morto nel crollo della stalla.
Si temono, infine, smottamenti e frane. Una di vaste proporzioni ha invaso e interrotto la provinciale 52 a Valle Castellana verso Macchia da Sole. Gli uomini della Provincia stanno risalendo da Valleinquina per raggiungere la località. Altra frana sulla 553 a Notaresco, nei pressi del Campo Sportivo e sulla provinciale 17 a Bisenti. Una frana sta interessando Teramo, in area colleparco, prima del Ponte San Gabriele. Preoccupanti crepe, infatti, si sono aperte sul muro di contenimento di cemento armato.
Il Comune di Pineto, infine, sta attuando le misure di monitoraggio sul fiume Vomano e sul reticolo idrografico. Informa il sito Centrostampa.it che anche i ricercatori dell’Osservatorio astronomico di Teramo dell’istituto nazionale di astrofisica (Inaf) sono senza riscaldamento da sei giorni e senza luce. Inaspettati anche i problemi di reperimento di gasolio per rifornire i gruppi elettrogeni e i cellulari fuori uso.

“Sarebbe da irresponsabili parlare di emergenza finita – dichiara il presidente della provincia di Teramo Renzo Di Sabatino – ci sono ancora seimila utenze senza luce, luoghi dove non hanno la corrente elettrica ormai da nove giorni. Dai racconti dei soccorritori sappiamo che ci sono case lesionate dal sisma e non ne conosciamo l’entità perché, fino ad ora, questo esame non è stato possibile. Aziende agricole e allevamenti distrutti, allerta valanghe e le colline che stanno franando sulle strade. Ma già oggi, ancora in emergenza, dobbiamo ragionare sul dopo, su qual è il nostro progetto come comunità e come istituzioni perché è chiaro che nulla sarà più lo stesso: voglio dirlo chiaro, io penso che dobbiamo ripensare i progetti delle grandi opere, anche quelle del Masterplan come la Teramo-Mare o la funivia per l’Università. Dovremmo concentrare le risorse sulla messa in sicurezza del territorio, la manutenzione del paesaggio e gli investimenti sulla rete stradale. Così facciamo ripartire un’economia in ginocchio ma, soprattutto, restituiamo una speranza alla conservazione dei luoghi”.

 

Alex Amiconi

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