Le Grotte di Stiffe sono un complesso di grotte carsiche situate nei pressi di Stiffe, nel territorio del comune di San Demetrio ne’ Vestini (AQ), in Abruzzo. Sono ricomprese all’interno del parco regionale naturale del Sirente-Velino.
Le grotte — testimonianza di una risorgenza attiva unica in Italia[3] — sono state rese accessibili al pubblico dal 1991[4] e costituiscono oggi uno dei principali siti naturalistici del territorio aquilano, facendo registrare annualmente oltre 40 000 presenze.
Le grotte di Stiffe rappresentano uno dei fenomeni carsici più conosciuti dell’Italia centrale. Il complesso venne utilizzato sin dall’età del bronzo anche se al suo interno sono stati rinvenuti resti archeoleogici risalenti a Neolitico ed Eneolitico.La presenza di un corso d’acqua sotterraneo che ha dato origine al complesso ha portato, nel 1907 e per iniziativa del marchese Alfonso Cappelli, alla realizzazione di una centrale idroelettrica di cui sono visibili ancora oggi alcuni resti nei pressi dell’ingresso alle cavità.
Nel 1956, allo smantellamento della centrale, hanno avuto inizio le prime esplorazioni speleologiche; a queste è poi seguito un percorso di valorizzazione del sito che ha portato all’apertura al pubblico del complesso nel 1991.Nel 1994 un gruppo misto di speleologi aquilani e francesi è riuscito ad accedere per la prima volta alla zona inesplorata successiva alla prima cascata mentre nel 1996 è stato aperto il museo di speleologia intitolato a Vincenzo Rivera. Un secondo ampliamento del percorso turistico è stato realizzato nel 2007 con l’apertura ai visitatori della seconda cascata; il percorso turistico è stato così portato sino alla definitiva lunghezza di circa 700 metri mentre l’estensione della parte di cavità esplorata supera il chilometro.
Il terremoto del 2009 ha portato ad una chiusura delle grotte per motivi di sicurezza. Il complesso è stato riaperto al pubblico solo nel 2011.
Le grotte hanno una lunghezza di oltre 1 000 metri, non ancora del tutto esplorate e parzialmente aperte al pubblico. Costituiscono una risorgenza attiva, sono cioè state prodotte dalla presenza di un fiume sotterraneo che fuoriesce in superficie, caso pressoché unico in Italia. L’ambiente mantiene una temperatura di appena 10 °C, costante tutto l’anno.
Le cavità si sono modellate in tempi geologici dalle infiltrazioni, erosione e corrosione delle acque provenienti dalla parte superiore delle montagne soprastanti localizzati nell’altopiano delle Rocche e, più specificatamente, dal sistema di doline e inghiottitoi presente tra Terranerae Rocca di Cambio, ad una quota altimetrica di 1 253 metri s.l.m. Altre ipotesi stabiliscono la provenienza dell’acqua dal cosiddetto “Pozzo Caldaio”, un minuscolo lago situato in prossimità dell’abitato di Terranera e che sfocia in due inghiottitoi. Il percorso sotterraneo dei corsi d’acqua ha una lunghezza stimata di circa 3 chilometri, tra l’altopiano e la foce di Stiffe, e sviluppa un dislivello di oltre 600 metri. Nella pianura alle pendici del monte Sirente, tra Rocca di Mezzo e Rovere sono presenti altri inghiottitoi e doline che potrebbero confluire nel medesimo corso sotterraneo.