SACCHETTI BIODEGRADABILI A PAGAMENTO? LA COLPA E’ DEL MINISTRO GALLETTI

Il Ministro Gian Luca Galletti – foto meteoweb.eu

Sono entrati in vigore, dal 1 gennaio 2018, i sacchetti biodegradabili a pagamento in tutti i supermercati. E a meno che non si voglia pesare sulla bilancia uno ad uno ogni pezzo del prodotto che si sta comprando, è obbligatorio acquistarli perché non si possono più utilizzare quelli che si portano da casa. Le reazioni sono contrastanti e sul web è impazzata la protesta, anche contro l’azienda che produce le buste, ma a detta di Massio De Maio, vicepresidente nazionale di Fare Verde, la colpa sarebbe tutta del Ministro Galletti.

“Il colpevole di questa cretinata dei sacchetti per la frutta al supermercato ha un nome e un cognome: Gian Luca Galletti, probabilmente il peggior ministro della storia repubblicana. Quello che, da ministro dell’ambiente, ha sostenuto le trivellazioni petrolifere e ha firmato un decreto che ci ha regalato 8 nuovi inutili e dannosi inceneritori.”

“È grazie a lui – spiega De Maio – se non potremo portare al supermercato le nostre buste e retine riutilizzabili per evitare di pagare il (giusto) costo del sacchetto per la frutta. In una lettera alla grande distribuzione ha spiegato che il riutilizzabile non è ammesso per motivi igienici. Una cretinata madornale.
Se voleva aiutarci a ridurre i rifiuti, bastava fare come già fatto per le buste della spesa: se ti porti la sporta riutilizzabile, non paghi il sacchetto.”

Massimo De Maio

“La Novamont invece – precisa l’esponente di Fare Verde – è un’azienda di cui gli Italiani dovrebbero essere orgogliosi. Nata da un’intuizione di Raul Gardini, è stata la prima azienda al mondo a brevettare una plastica ottenuta da materie prime vegetali e rinnovabili invece che dal petrolio. 
In un mondo invaso e inquinato da plastiche non biodegradabili, Novamont ha aperto la strada verso le bioplastiche compostabili.
La campagna social contro questa azienda e contro Catia Bastioli per la tassa sui sacchetti biodegradabile non ha alcun senso.
Un’eccellenza italiana è diventata un bersaglio per colpa di un ministro incapace.

Prendetevela con la persona giusta. Si chiama Gian Luca Galletti.”

 

Il rimedio esiste? Per De Maio sì, ed è semplice. Il Ministro dell’ambiente deve rimuovere il divieto di usare sacchetti e retine riutilizzabili. “Questo divieto non l’ho trovato nell’art.9bis della legge di conversione 3 agosto 2017, n. 123 “Disposizioni urgenti per la crescita economica nel Mezzogiorno” che regola la questione sacchetti per la frutta. È stato previsto in una lettera del Ministero alla grande distribuzione che chiedeva chiarimenti sull’applicazione della norma.”

 

In difesa del provvedimento è invece accorsa la senatrice abruzzese Stefania Pezzopane che attraverso un post su Facebook ha spiegato i motivi dell’introduzione di questa novità e quali sono i costi a carico delle famiglie.

“Prima di tutto, la legge e’ stata fatta per un obbligatorio recepimento di una direttiva europea. Si e’ estesa una direttiva già esistente ed applicata negli altri paesi europei. Da anni facciamo la spesa ed i sacchetti sono già a pagamento. Io personalmente da anni uso delle robuste sporte che porto con me per fare la spesa. La nuova legge sull’uso dei sacchetti, mira a ridurre l’inquinamento e a favorire il riuso. Inoltre la nuova legge recepisce una direttiva europea che, se non attuata, avrebbe portato a una multa per il nostro Paese. I produttori di questi sacchetti sono tanti e non si sta avvantaggiando nessun altro che noi stessi. Sprechiamo meno plastica, ricicliamo le buste ed i sacchetti, usiamo le retine della spesa. Insomma non urliamo solo contro l’inquinamento, ma facciamo tutti qualcosa in più. La polemica sulle buste della spesa è quindi assurda e strumentale”.

La novità, come dice la Pezzopane – dipende da una direttiva europea, la 2015/720 sulla riduzione dell’utilizzo di borse di plastica in materiale leggero, che l’Italia ha recepito dopo 2 anni per evitare l’apertura della procedura di infrazione 2017/0127.

“Perché ora dobbiamo accorgerci di pagare queste buste e non è più come prima e, cioè, quando il costo veniva caricato nel conto della spesa? Le paghiamo accorgendoci di farlo Perché questo è uno degli obiettivi della direttiva: aumentare la consapevolezza dei consumatori sul fatto che la plastica ha un costo. E nel caso di plastica tradizionale, un costo enorme per l’ambiente perché prodotta da petrolio e perché troppo spesso abbandonata a inquinare mari e terreni.”

“Quanto incide nelle spese delle famiglie? Il costo per una famiglia media – prosegue la senatrice nella sua analisi – si aggira intorno 1 o 2 euro al mese (su un consumo presunto di 50/100 buste al mese).  Il costo però viene annullato dalla possibilità di riutilizzo per la raccolta differenziata in particolare per l’umido.”

Infine sui prezzi. “Qualcuno pratica prezzi superiori per le buste? Il costo deve essere di 1 o 2 centesimi. Monitoriamo i prezzi e se c’è qualcuno che non rispetta questi prezzi facciamolo sapere alle istituzioni e alle associazioni dei consumatori.”

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