Genius Loci, “Spirito del Luogo”, è il termine con cui i Latini indicavano quel “qualcosa” che caratterizza un luogo, un ambiente. Un qualcosa di “soprannaturale” che rende unico un territorio.
La costa dei Trabocchi, quello Spirito, ce l’ha ed è ben rappresentato da quelle che sono le vere e uniche ricchezze di quel territorio: i trabocchi, luoghi della storia e della tradizione umana, diventati tratti distintivi del paesaggio; le aree verdi che accompagnano le falesie sull’azzurro del mare; l’ex tracciato ferroviario, ora trasformato in percorso ciclabile, che arricchisce l’offerta turistica; gli altri valori dei luoghi attraversati.
Storia, ambiente, tradizioni. Tutti elementi che “nuovi” turisti cercano, apprezzano e sono disposti a pagare; tutti elementi che una politica, forse miope, forse mal consigliata, sembra voler distruggere in nome di una antiquata visione che parla di progresso, sviluppo e benessere economico, rincorrendo invece un modello turistico vecchio e ormai superato.
Il WWF, per la tutela di una parte d’Abruzzo unica e di una irripetibile occasione di crescita e di ricchezza per la regione, propone una riflessione sullo sviluppo turistico della costa dei trabocchi anche alla luce della recente approvazione della legge regionale sui trabocchi stessi che rischia di snaturarne la storia e persino la struttura.
«Ovunque, in Italia e all’estero, tutelerebbero quello che rende i luoghi della costa dei Trabocchi un’esperienza di vita, prima ancora che turistica, capace di attirare un turismo qualificato da ogni parte del mondo – evidenzia Luciano Di Tizio, delegato regionale del WWF Abruzzo – cogliendo al volo l’occasione della realizzazione della Ciclovia Adriatica, da Venezia alla Puglia, per puntare su un nuovo modello di mobilità e di turismo, evitando il mordi e fuggi e lo sfruttamento, per poche migliaia di euro, di un territorio fragile».
«In Abruzzo, invece – continua Di Tizio – il futuro arrivo di tantissimi cicloturisti diventa l’occasione per chiedere nuovi e più ampi parcheggi e la trasformazione dei trabocchi in piattaforme di centinaia di metri quadri, per realizzare ristoranti a picco sul mare, uguali a tanti altri, senza più fascino né attrattiva. Dopo l’asfalto su quella che eufemisticamente chiamano la via verde, quale sarà il passo successivo? La richiesta di nuovi metri cubi di abitazioni sulla spiaggia, megastrutture turistiche, strade più larghe e, magari, teleferiche che colleghino la spiaggia ai centri abitati collinari?».
L’esperienza di altri territori e gli studi sul turismo ci dicono che chi viaggia cerca un’esperienza unica, l’emozione che possono dare i luoghi particolari, la vita di una comunità con la sua storia e le sue tradizioni. Tradire tutto questo, omologando la costa dei Trabocchi a un qualsiasi “turistificio” di massa, vuol dire volere il male delle comunità e degli operatori economici locali, privandoli di occasioni vere di sviluppo. Così come opporsi da decenni all’istituzione di una grande area protetta nazionale, quale potrebbe essere il Parco nazionale della costa teatina, rappresenta un errore sia per la tutela ambientale che per la promozione territoriale.
Sì, allora, a un modello di crescita rispettoso dell’ambiente, con regole certe che mettano d’accordo sviluppo e tutela del territorio, e azioni di supporto al turismo in bicicletta e al turismo ambientale, valorizzando i borghi (con il modello di ospitalità diffusa), il percorso ciclabile (con diramazioni verso l’interno e ospitalità dedicata con piccoli edifici di servizio, riutilizzando anche i caselli ferroviari), mettendo in collegamento le tante riserve e oasi naturali presenti lungo il percorso da collegare al futuro parco nazionale. E, soprattutto, sì ad un territorio accogliente, per residenti e turisti, con un nuovo modello di mobilità, che privilegi gli spostamenti con i mezzi pubblici (bus e treno), a piedi e in bicicletta, anche nella quotidianità, in modo da liberare lo spazio pubblico dalla schiavitù di milioni di scatole di ferro che invadono piazze, strade e anche spiagge.
Riusciranno i Comuni della costa teatina e dell’intera costa abruzzese a immaginare un modello di sviluppo che si discosti da quello degli anni ’70 che mostra ormai tutti i suoi limiti? Riusciranno le Province a supportare i Comuni nelle giuste scelte? Riuscirà la Regione Abruzzo a indirizzare investimenti e progetti verso uno sviluppo sostenibile?
«Come WWF speriamo di sì, – conclude Di Tizio – e lanciamo un appello a tutte le forze politiche affinché attraverso un corretto e approfondito confronto si evitino errori che potrebbero rivelarsi irrimediabili. Il nostro territorio e gli abruzzesi non lo meritano».