Tappa epica al Giro: Froome vince e si prende la Maglia Rosa dopo una fuga in solitaria di 80 km. Dumoulin si difende, Pozzovivo crolla. Sprofondato Yates.
È difficile trovare una logica nel ciclismo. È difficile prevedere, ipotizzare, pronosticare. In questo mondo regna soltanto la follia, spietata, bellissima. Chris Froome non è mai stato un folle, è stato eletto uomo chiave di un cambiamento epocale, di un ciclismo robotico, pianificato, programmato. Eppure anche lui è un ciclista, di quelli che faticano, sudano, piangono, si sacrificano. Impossibile che nelle sue vene non scorra un po’ di sana follia. Serviva il Giro d’Italia per tirarla fuori, la corsa che lo ha accolto tra le polemiche. Qualche collega non lo vede di buon occhio, qualcuno non lo voleva nemmeno alla partenza da Gerusalemme. Froome ha assorbito in silenzio tutto il frastuono scatenatosi intorno a sé, ha incassato, accusato, è caduto, si è rialzato, ha lottato. Fino a stamattina i risultati non erano quelli sperati, un modo come un altro per alimentare le polemiche e le malelingue. Il robot si è inceppato, il Team Sky non riesce proprio a correggere il bug chiamato Giro d’Italia.
Il Giro numero 101 è ad una svolta. La Cima Coppi del Colle delle Finestre padroneggia sui destini avversi e segnati degli eroi che osano sfidarlo. Il Finestre è luogo mitico, giovane e radioso, che racchiude epicità in ogni centimetro di asfalto ed un ogni cumulo di terra. Il ciclismo torna al passato, alle epoche del Campionissimo, così lontane e riposte nei romanzi di storia. Basta poco per sfidare la pazzia: un affondo, uno sguardo, una frullata. Basta un pizzico di sano inconscio per far saltare il banco ai meno 80 km dal traguardo, quando davanti a sé c’è ancora mezzo Colle delle Finestre, Sestriere e Jafferau. È toccato al robot scrivere un’altra pagina di storia, a riconciliare l’uomo con la leggenda, la corsa col mito. Froome ha osato come mai aveva fatto sinora, ha sfidato la logica, la razionalità, le tattiche. Lo ha fatto il corridore che nessuno voleva, che tanti hanno criticato ed insultato.
Froome ha deciso di prendersi tutto: tappa, Maglia Rosa, storia, mito. Non c’è spazio per nessuno. Non ce n’è per Simon Yates, il volto più bello del Giro 101, il più forte, il più spettacolare. I sogni dell’ex Maglia Rosa si frantumano lungo le prime rampe del Finestre, quando il traguardo è lontano 90 km e le gambe iniziano a disegnare una pedalata che assomiglia ad un pianto. La Via Crucis del britannico termina quasi 39 minuti dopo l’arrivo trionfale di Froome. Un abisso dal quale sarà dura risalire. Non c’è spazio per Domenico Pozzovivo, respinto dalla manifesta superiorità dei rivali e da podio che pareva essere l’ultima occasione di una carriera bella quanto sfortunata. Di spazio potrebbe ancora esserci per Tom Dumoulin, l’ultimo a sventolare bandiera bianca, a non arrendersi, a lottare. L’olandese non ha difeso i suoi sogni ma non la Maglia Rosa. Domani sarà la partita decisiva, l’epilogo più epico e drammatico della storia recente del Giro.
CLASSIFICA DI TAPPA: 1. Chris FROOME (Gb – Sky) 184 km in 5.12’26’’, media 35,34 km/h; 2. Carapaz (Ecu) a 3’; 3. Pinot (Fra) a 3’07’’; 4. Lopez (Col) a 3’12’’; 5. Dumoulin (Ola) a 3’23’’; 6. Reichenbach (Svi) a 6’13’’; 7. Formolo a 8’22’’; 8. Oomen (Ola) a 8’23’’; 9. Konrad (Aut); 10. Bilbao (Spa); 11. Pozzovivo a 8’29’’: 18. Dennis (Aus) a 14’38’’; 79. Yates (Gb) a 38’51’’.
CLASSIFICA GENERALE: 1. Chris FROOME (Gb – Sky); 2. Dumoulin (Ola) a 40’’; 3. Pinot (Fra) a 4’17’’; 4. Lopez (Col) a 4’57’’; 5. Carapaz (Ecu) a 5’44’’; 6. Pozzovivo a 8’03’’; 7. Bilbao (Spa) a 11’08’’; 8. Konrad (Aut) a 12’19’’; 9. G. Bennett (N.Zel) a 12’35’’; 10. Oomen (Ola) a 14’18’’; 18. Yates (Gb) a 35’42’’.