Il comunicato inviato a firma di: Italia Nostra Pescara, Archeoclub Pescara, Conalpa – Coordinamento Nazionale Alberi E Paesaggio, Ecoistituto Abruzzo, Miladonnambiente, La Galina Caminante, Fai – Delegazione Pescara, Forum H2o, Pro Natura Abruzzo, Oltre Il Gazebo-No Filovia, Pescara Punto Zero:
“Ci teniamo a sottolineare che non ce l’abbiamo con nessuno” e gli ambientalisti non si mettono di traverso, ma che abbiamo il diritto di esprimerci come cittadini e come portatori d’interessi (stakeholders) e riteniamo che gli amministratori pubblici abbiano il dovere di ascoltare e accogliere le istanze per trovare una soluzione partecipata a problemi collettivi.
Esiste una realtà di cittadini e associazioni sensibili alla gestione del verde pubblico che vuole essere libera di esprimere le proprie opinioni e non può essere tacciata con il generico e quasi dispregiativo termine di ambientalisti. Trattasi infatti di associazioni culturali, sociali e scientifiche e di cittadini di diversa estrazione sociale e professionale, anche specifica in relazione all’argomento trattato.
Numerose sono le affermazioni errate che abbiamo rilevato riguardanti gli alberi caduti a Pescara.
Ad esempio affermare che le piante crollano perché sono vetuste all’età di 30 o 70 anni non è esatto, in quanto le aspettative di vita per gli alberi sono in media superiori a 150-200 anni. Pur ammettendo che in città “invecchiano” prima non si può chiamarle “vetuste”, cioè nella fase di senescenza. Al massimo si potrebbe affermare che siamo di fronte ad alberature di piante adulte, che sono, lo ricordiamo, quelle che svolgono i “servizi ecosistemici”, imprescindibili per il benessere pubblico e per la salubrità ambientale, soprattutto in area urbana.
Affermare che dobbiamo avere paura che le piante crollino, demandando ai cittadini il controllo della supposta pericolosità, significa alimentare una fobia verso gli alberi che prescinde dal buon senso e dalla professionalità. Dispiace che il Presidente dell’Ordine degli agronomi e forestali non chiarisca il fatto che quella forestale è una professionalità specifica, che a sua volta si suddivide in numerose branche che vanno dalla fitopatologia alla sociologia, dalla botanica alla selvicoltura, dalla dendrometria alla fisiologia.
Sottoporre più volte un albero “a riduzione della chioma per una progressiva eliminazione dei pericoli derivanti da patogeni fungini”, è un’operazione sbagliata. In qualsiasi testo scientifico e divulgativo è scritto che i patogeni riescono a superare la barriera della corteccia grazie alle ferite inflitte dalle operazioni dei tagli.
Facciamo nostre le parole della nonna della signora ferita dall’albero, riportate sul Centro: “… la colpa è di chi non controlla, non verifica, non fa manutenzione”. C’è un senso civile e sociale tra i cittadini che supera la fobia dell’albero assassino e richiama i politici e l’ente pubblico alle proprie responsabilità, alle buone pratiche, a un rispetto verso la natura e i suoi equilibri, in sintesi ad una migliore e attenta gestione del verde cittadino.
E’ stato detto: “le piante che hanno superato i 30 anni debbono essere sostituite”, tale prassi oltre ad essere scientificamente non corretta, determinerebbe una notevole spesa a carico dei cittadini. Infatti abbattere e piantare un albero costa circa 1000 euro, considerando che a Pescara ci sono 1200 alberi del genere Pinus da sostituire, avremmo una spesa complessiva di 1.200.000 euro.
L’alternativa può essere una corretta e pianificata gestione della Urban forestry, la foresta urbana, quale elemento naturale che rappresenta una grande risorsa per la città, come lo sono il fiume, il mare, le colline … vale a dire quegli elementi del paesaggio che da sempre sono risorsa di bellezza e benessere”.