Cresce, in provincia dell’Aquila, il numero di aziende che hanno subìto gli effetti negativi del coronavirus. Nell’ultimo mese si è assistito ad un netto peggioramento del quadro economico con il 97,2% delle imprese in difficoltà, rispetto al 67,2% registrato all’inizio di marzo. Il dato è emerso dalla seconda edizione dell’Indagine sugli effetti del Covid-19 sul tessuto socio-economico, elaborata dal Centro studi di Confindustria. Il trend aquilano segue quello nazionale. “Il peggioramento si è verificato anche per l’entità del danno subìto”, spiega Francesco De Bartolomeis, direttore di Confindustria L’Aquila Abruzzo Interno, “le imprese con problemi molto gravi sono adesso il 43,7%, contro il 14,4% della precedente indagine”. Secondo l’indagine il 36,5% degli imprenditori, in seguito all’emanazione dei Dpcm del 22 e del 25 marzo, ha dovuto chiudere la propria attività, mentre il 33,8% l’ha chiusa parzialmente, mantenenendo la produzione ad un regime ridotto. Il 26,4% dei dipendenti totali delle aziende svolge attualmente la propria attività in smart working, mentre il 43,0% risulta essere inattivo. Il 53,1% dei dipendenti ha dovuto far ricorso ad ammortizzatori sociali (Cassa integrazione, Fis e altre misure di sospegno al reddito). “In media, rispetto a marzo”, evidenzia De Bartolomeis “si è assistito ad un calo del 32,6% del fatturato e del 32,5% delle ore lavorate. I cali sono visibilmente più marcati per le imprese con meno di 10 dipendenti, con una diminuzione del 39,7% del fatturato e del 37,3% delle ore lavorate. L’84,5% delle aziende, che ha partecipato all’indagine, sta riscontrando problemi relativi al rallentamento della domanda nel mercato domestico e nel mercato internazionale”. Non meno rilevanti le problematiche relative alla gestione delle attività, che riguarda il 59,3% delle aziende. “Il 19,6% degli imprenditori segnala forti disagi legati alla mancanza di materiale sanitario essenziale per lo svolgimento del lavoro in sicurezza”, sottolinea Riccardo Podda, presidente di Confindustria L’Aquila Abruzzo Interno, “quanto alle strategie per superare la crisi, nel 78,2% dei casi, si prevede un mancato ritorno alla normalità, almeno in tempi brevi. Emerge chiaramente la doppia difficoltà a garantire i flussi di liquidità, con l’azienda chiusa o solo parzialmente in funzione, e a ripartire a pieno ritmo, il prima possibile, per limitare le perdite di fatturato, che, seppure spalmato sul tempo grazie agli aiuti governativi, dovranno essere recuperate in futuro per evitare danni ingenti”. “Registriamo la forte necessità di riapertura, seppure graduale, dei siti produttivi e delle attività commerciali”, concludono Podda e De Bartolomeis, “per la quale le aziende sono consapevoli di dover adottare rigide regole di distanziamento sociale. Gran parte delle imprese ha evidenziato, inoltre, l’esigenza di sospensione delle scadenze e della riduzione delle imposte fiscali per l’anno 2020, nonché dell’adozione di interventi fiscali a supporto del calo del fatturato e per incentivare i consumi. E’ emersa, infine, la necessità di estendere l’utilizzo degli ammortizzatori sociali oltre le nove settimane attualmente previste”.