“Sulla nomina del rettore dell’Università di Teramo, Luciano D’Amico, alla presidenza della Tua, il governo regionale è caduto nuovamente in errore”.
Questo il commento del Consigliere regionale del M5S, Riccardo Mercante, che ha così proseguito: “Non è la prima volta che il Presidente della Regione fa finta di non conoscere le leggi quando si tratta di procedere al conferimento di incarichi dirigenziali o di vertice tanto che quella di D’Amico è solo l’ultima, in ordine di tempo, delle innumerevoli contestazioni che gli organi competenti, Corte dei Conti ed Anac in primis, hanno avanzato sulle nomine fatte da D’Alfonso. Ma la cosa peggiore è che, anche a voler credere nella buona fede di nominati e nominanti, il governo regionale abbia fatto finta di nulla di fronte alle giuste segnalazioni del Movimento 5 Stelle che in diverse occasioni ha avuto modo di evidenziare tali illegittimità, come in questo caso ha fatto Gianluca Vacca con un’interrogazione parlamentare o io stesso per il commissario dell’Arap che, in barba alle leggi, continua ancora oggi a sedere al suo posto. E la conseguenza di questo modus operandi miope e sordo – ha continuato Mercante – è che, purtroppo, ancora una volta ne risulta danneggiato il buon andamento della macchina amministrativa e, di conseguenza, la cura degli interessi dei cittadini, visto che al rettore D’Amico era stato affidato il delicatissimo e fondamentale compito di risolvere le annose criticità che affliggono il trasporto pubblico abruzzese.
Delle due, quindi, l’una – ha concluso Mercante – o questo Governo regionale non conosce le norme giuridiche che regolano il conferimento degli incarichi, cosa gravissima da parte di chi ha il compito di guidare una Regione ed, in questo caso, ancora di più visto che il nominato in questione è il rettore di un ateneo che annovera anche facoltà giuridiche e che come tale dovrebbe essere maggiormente garante della legalità e del rispetto delle leggi della repubblica, oppure continua volutamente ad ignorarle in ossequio alla solita e vecchia logica della spartizione delle poltrone e delle prebende.
In ogni caso, quel che è certo, è che, ancora una volta, sono calpestati sia i diritti di coloro che legittimamente e meritocraticamente aspirerebbero a tali incarichi ma soprattutto quelli dei cittadini dei cui interessi, mi pare ovvio, non importa niente a nessuno”.