Che l’Italia sia una della nazione più belle del mondo è un dato di fatto. Che il turismo dovrebbe essere, si spera, il propellente per la rinascita futura, una speranza. Abruzzo e Molise, con il loro connubio di mare e monti, offrono sicuramente uno degli scenari più suggestivi a disposizione.
La nostra attenzione, oggi, è catturata da quel tratto ferroviario denominato dallo scrittore Luciano Zeppegno (nel 1980 n.d.r) la “Transiberiana D’Italia”.
Se ci si lascia catturare dalle immagini mozzafiato sembra impensabile immaginare che tanta bellezza sia restata a maggese per circa 3 anni. Era, infatti, il 10 dicembre 2011 quando la linea, per mancanza di traffico e di paesaggi, è stata chiusa. Lo è rimasta fino al 2014.
È partito tutto da una legge. L’ordine era quello di collegare l’appena nata Italia con un sistema viario e ferroviario. Progetto in mano i lavori iniziarono nel 1892. La linea -dice il sito Virgilio- è un vero e proprio capolavoro di ingegneria ferroviaria la cui realizzazione ha richiesto un tempo davvero lungo. La violenza delle nevicate, in alcuni punti molto esposti, rese infatti necessaria la costruzione di gallerie paravalanghe, muri protettivi e persino la piantagione di intere pinete.
Inaugurata nel 1897, la storica ferrovia attraversa gli splendidi paesaggi del Parco Nazionale della Majella e quello dell’ Alto Molise, offendo ai passeggeri un viaggio suggestivo nel cuore dell’Appennino: tra le riserve, i boschi ed i piccoli borghi del cuore centrale dell’Italia. Un tracciato di 128,7 km con pendenza massima del 28% e con raggio massimo di 250 mt che passa dai 348 m s.l.m di Sulmona ai 1268 di Rivisondoli-Pescocostanzo per poi discendere ai 475 di Isernia. Nel mezzo la natura incontaminata.
È proprio per questo che la rivista di viaggi ” Skyscanner” definisce la tratta che arriva a Roccaraso come la seconda più bella al mondo (seconda solo alla California Zephyr Train che unisce Chicago a San Francisco).
Bellezza, storia e suggestione hanno attirato, naturalmente, non solo turisti e appassionati. Proprio in questi giorni, infatti, e in altre date tra febbraio e marzo, sono iniziate, sotto la regia di Anna Cavasinni e Fabrizio Franceschelli, le riprese del docufilm “Il treno degli altipiani maggiori“. Tra le scene più suggestive l’arrivo degli sciatori in abiti anni ’30 e l’arrivo del principe Umberto di Savoia nell’importante stazione sciistica di Roccaraso. Verranno anche ricostruite, secondo indiscrezioni, anche le partenze di giovani militari per la Prima guerra mondiale, di Alpini per il fronte Russo, di emigranti negli anni ’50 e altre ricostruzioni storiche sulle stazioni di Sulmona, Campo di Giove, Palena e Roccaraso.
In esclusiva ai microfoni de ilfaro24.it, per raccontare l’impegno al mantenimento e alla salvaguardia di questo nostro “pezzo di storia”, l’artista Gianluca di Lonardo.
Gianluca, che cosa l’ha spinta a mettersi in gioco in un progetto così importante e che cosa vuol dire, per lei, aver contribuito a riportare alla luce un pezzo così importante della storia nostrana?
Sinceramente è stato un vero e proprio caso.
Sono appassionato, tra le altre cose, di disegno dal vero e in una di queste mie uscite ho deciso di disegnare la stazione del mio paese, Chiauci.
Durante una mostra ho conosciuto tramite amici comuni Sergio De Spirito, segretario della Associazione Le Rotaie Molise di Isernia, ho così deciso di sostenere in qualche modo il loro intenso lavoro rivolto alle vie ferrate d’Appennino.
A loro va sicuramente il merito di averci sempre creduto, anche quando tutto sembrava davvero perduto. I veterani della Associazione molisana hanno una visione tecnica fondamentale mentre io e molti altri sostenitori ci soffermiamo di più sui Comuni che la ferrovia attraversa e le possibili connessioni con il territorio circostante.
Ma torniamo indietro. Come è possibile che quella che viene definita da “Skyscanner” la seconda tratta più bella al mondo (seconda sola al tratto che unisce Chicago a San Francisco) abbia rischiato di vivere esclusivamente nella memoria di pochi fortunati. Cosa, prima del vostro arrivo, non stava funzionando?
Il decadimento del servizio ordinario è dovuto esclusivamente alla famosa “potatura” dei cosiddetti “rami secchi” voluta dal riordino di RFI.
Vi sono state diverse procedure che hanno portato i treni ad essere svantaggiati rispetto al servizio su gomma che comunque, ad oggi, non è in grado di garantire un servizio costante nei periodi invernali. Sappiamo benissimo, gennaio 2017 ci è testimone, che la neve è un elemento costante del nostro Appennino, va da sé che in questo trend di calo demografico perdere servizi come il trasporto pubblico locale vuol dire decretare la morte delle aree interne.
I Pescara-Napoli sarebbero ancora oggi fondamentali per garantire un collegamento tra il Tirreno e l’Adriatico, il lavoro incessante della Associazione Le Rotaie ha come obiettivo primario proprio il ripristino di una corsa quotidiana lungo l’asse appena citato e noi, che tra l’altro in alcuni casi siamo amministratori di piccoli Comuni altomolisani, non possiamo che sostenere questa visione di welfare locale essenziale per un rinascimento delle terre alte.
La Transiberiana d’Italia raggiunge, tra i vari luoghi, Pescocoatanzo. Nonostante la singolare bellezza, paesaggistica ed architettonica, di un luogo situato a 1400 mi s.l.m, Pescocostanzo, è una località quasi del tutto spopolata. Non crede che anche in questo caso si sia commettendo un errore
Come dicevo poco prima, condivido il rischio del progressivo spopolamento delle aree interne.
E’ un rischio che tra l’altro si ripercuote su chi vive le valli, perché l’assenza di un presidio montano porta all’abbandono e quindi all’aumento dei rischi da dissesto idrogeologico.
Le terre alte come l’Appennino possono essere incubatori di cambiamento, la Transiberiana d’Italia è stata premiata nel 2015 da Co.Mo.Do come miglior progetto turistico sostenibile, è immaginabile che con tenacia e costanza vi siano le condizioni affinché altri progetti possano dare nuova linfa a luoghi in cui migliaia di viaggiatori saliti sul treno storico hanno provato grandi emozioni, riscoprendo la bellezza della semplicità e del rapporto umano.
Permetta una divagazione: Pescocostanzo è davvero un borgo molto bello, un luogo dove i viaggiatori della Transiberiana d’Italia si perdono con piacere tra piazze e botteghe artigiane, credo però che questo potenziale sia innato in moltissimi borghi appenninici abruzzesi e molisani. Dei veri personaggi ancora in cerca di un autore, possibilmente bravo.
Gianluca Di Lonardo, ci spieghi il procedimento da compiere affinché ognuno di noi, volendo, possa tuffarsi in quest’atmosfera suggestiva e salire a bordo della Transiberiana.
L’associazione ha stilato un calendario di eventi 2017, le date sono sempre molto affollate e con un’ottima richiesta da parte del pubblico italiano e straniero, per prenotare è necessario inviare una mail a [email protected]. Dopo i treni della neve arriverà il momento dei paesaggi primaverili, dei sapori estivi e del tartufo autunnale, ogni viaggio è una splendida scoperta.
La Transiberiana d’Italia, Pescocostanzo, sono stati e sono, in momenti differenti, la testimonianza di quanto la salvaguardia di così smisurata bellezza occupino, di fatto, un posto tanto marginale da cadere, poco a poco, nel dimenticatoio. Di chi è, secondo lei, la colpa di questo abbandono? E qual è invece il sentiero per invertire la rotta di questa malsana tendenza?
E’ importante questa valenza nazionale, ritengo sia una delle chiavi del successo.
Abruzzo, Molise, l’Appennino intero, possono vincere la loro battaglia contro il declino solo ed esclusivamente se saranno in grado di mettere da parte il campanilismo interessato.
Credo che la scelta di puntare su questo nome ed il conseguente successo abbia dimostrato la bontà di questo modus operandi partito dal basso, capace di coinvolgere un numero crescente di appassionati.
Io sono nato e cresciuto a Torino, credo fortemente nel potenziale delle aree montane e ritengo che non vi siano colpevoli ma processi che hanno innescato un fenomeno di allontanamento dalle aree disagiate. Tutelare il patrimonio è importante così come lo è far capire agli abitanti quanto sia giusto farlo, non è sempre facile perché i risultati di tale pratica si hanno dopo decenni. Serve una grande opera di mediazione culturale.
Invertire la tendenza non è certo facile e tantomeno immediato, probabilmente garantire i servizi primari e proporre una fiscalità di vantaggio per chi vive in questi territori potrebbe aiutare ad avviare il processo, ma non basta.
Serve un progetto di comunità, una legge per il recupero delle aree agricole dormienti e gli accorpamenti fondiari, un intervento radicale contro il digital divide e un piano sociale e culturale importante, essenziale. L’Italia si gioca il suo futuro proprio nelle battaglie quotidiane dei piccoli Comuni. Mi piacerebbe avere qui in Appennino tanto, tantissimo capitale umano. Solo così possiamo invertire la rotta. Servono teste, ma servono anche gambe e braccia buone per condividere la fatica dei mille progetti necessari a rilanciare i piccoli borghi, ci sono tanti immobili pubblici da riconvertire che non trovano collocazione, case sfitte da assegnare a tariffe agevolate, ogni progetto rimarrà solo tale se non si hanno persone con il quale condividere fatica, programmi e ovviamente successi!
Qualora dovesse indicare, ad appassionati e curiosi, il periodo dell’anno, o magari il mese, migliore per poter apprezzare la bellezza e la suggestione di questo tratto, icona di storia, lei cosa direbbe?
Un consiglio? In tanti viaggi ho capito che i turisti amano la neve dell’inverno mentre i veri viaggiatori rimangono senza parole davanti ai colori della primavera e dell’autunno. Verde intenso e rosso fuoco del fogliame e tramonti da cartolina, ancora più belli dal finestrino di una carrozza d’epoca!
Alla luce di tutto questo ilfaro24.it, portavoce abruzzese e non solo, non può far altro che dire: grazie!
Io vorrei ringraziare pubblicamente l’Associazione Le Rotaie e Fondazione Fs.
Vorrei anche ringraziare Associazioni territoriali, pro loco, amministratori locali e semplici cittadini che in questi anni sono venuti a salutare il treno in stazione, sostenendo nei limiti delle proprie possibilità il progetto.
Aggiungo che da poche ore esiste una legge sulle ferrovie turistiche e ne siamo molto felici, ci auguriamo però che prima o poi sia possibile viaggiare sui Pescara-Napoli in servizio ordinario per andare a scuola, a lavoro, a sciare e perché no, a pedalare grazie ad un trasporto intermodale capace di rendere la ferrovia Sulmona-Isernia una moderna metropolitana di montagna per i nostri piccoli borghi.
#nonperdiAMOquestotreno!
di Alex Amiconi