Il problema illustrato nel titolo dell’articolo purtroppo coinvolge un numero sempre crescente di privati cittadini, ma anche di titolari di piccoli e medi esercizi commerciali, che vengono le loro difese perimetrali distrutte da malviventi tanto brutali, quanto competenti. L’uso di flessibili a motore è sempre più diffuso e l’energia elettrica viene estratta, in un caso recente, da un vicino lampione dell’illuminazione stradale. Una volta distrutto il cancello l’inferriata, si usa un tombino per lasciare il vetro.
Questi problemi non sono presenti solo in Italia ma in tutta Europa ed è bene che chi vuole mettere a punto una appropriata difesa, ad esempio in fase di progettazione di un nuovo esercizio commerciale o di rinforzo della propria abitazione, abbia una buona conoscenza delle regole applicabili, che per definizione del codice civile costituiscono “regola d’arte” nella realizzazione della difesa.
Tanto per cominciare, nessuna norma può dare una resistenza infinita ed ecco perché il titolo della norma applicabile a riferimento ad un certo livello, variabile, di resistenza alle effrazioni. Maggiore è il tempo richiesto per violare la difesa fisica, maggiori sono le preoccupazioni del malvivente di essere individuato, avendo richiamato l’attenzione dei vicini.
La norma che guida la progettazione di queste difese perimetrali e la norma EN 1627, cui seguono altre tre norme di precisazione. La norma offre una serie di livelli della classificazione della resistenza all’attacco da parte di finestre, porte, avvolgibili e serramenti di altro tipo. Le classi di resistenza sono determinate in funzione degli strumenti di attacco a disposizione del malvivente e delle competenze che il malvivente possiede.
Ecco una tabella esemplificativa che individua delle classi di resistenza RC, il profilo del malvivente, la presumibile durata di resistenza del serramento all’attacco ed infine alcune indicazioni sulle applicazioni pratiche più frequenti.
RC | Profilo dell’attaccante | Durata di resistenza all’attacco | Applicazioni consigliate |
1 | Ci troviamo davanti ad un attaccante di basso livello, che non è dotato di conoscenze di strumenti sofisticati e cerca di violare il serramento con calci, pugni e simili | Non viene indicata nessuna specifica durata di resistenza, in fase di prova del serramento | Applicazioni in cui la probabilità di attacco è estremamente ridotta e non è quindi richiesta un’elevata resistenza all’effrazione |
2 | Il ladro comincia avere una certa competenza nella attività di scasso e può utilizzare utensili manuali, come cacciaviti, pinze, tenaglie e cunei | Il serramento così classificato deve resistere almeno tre minuti all’attacco | Applicazioni in cui livello di rischio previsto è basso |
3 | Il malvivente, con competenze un poco più elevate, può utilizzare strumenti meccanici più performanti dei precedenti | Il serramento deve resistere almeno cinque minuti all’attacco | Livello di sicurezza più elevato e può essere utilizzato a fronte di un livello di rischio medio basso |
4 | Il ladro è decisamente più competente e può utilizzare anche utensili da taglio, nonché Martelli, scalpelli, picconi, punteruoli e un trapano a batteria portatile di modesta potenza | Si richiede una resistenza all’attacco di almeno 10 minuti | Questa soluzione può essere utilizzata a fronte di un livello di rischio medio |
5 | Il ladro ha accesso una sorgente di energia elettrica e quindi può usare utensili elettrici relativamente potenti, come Trapani, seghe elettriche e dischi abrasivi con diametro massimo di 125 millimetri | Si richiede una resistenza all’attacco di almeno 15 minuti | Questa soluzione può essere utilizzato a fronte di un livello di rischio medio alto |
6 | Il ladro si trova nelle stesse condizioni sopra illustrate e può usare dei dischi abrasivi con diametro pari a 230 millimetri. La potenza degli strumenti elettrici può essere relativamente elevata | Si richiedono la resistenza all’attacco di almeno 20 minuti | Questa soluzione è raccomandata fronte di un livello di rischio alto, a protezione di persone e di cose |
Cosa fare quando nell’infisso è presente una superficie vetrata
molto spesso possiamo trovarci davanti ad un infisso vetrato ed occorre allora vedere come la presenza della lastra di vetro possono influenzare in modo significativo il livello di resistenza nell’infisso cieco.
In questo caso si applica una normativa diversa, in particolare la norma EN 356. Questa norma definisce le modalità di classificazione delle vetrate antieffrazione, definendo anche in questo caso delle classi di resistenza specifiche.
Occorre pertanto compilare una nuova tabella nella quale occorre indicare quale deve essere la resistenza della superficie vetrata, che viene inserita in un infisso con una specifica classe di resistenza, secondo la norma EN 1627.
Occorre prestare molta attenzione nel fissare i pannelli vetrati sul infisso, per evitare che si verifichi una spiacevole situazione, che si è verificata qualche tempo fa in una prestigiosa via della mobile milanese. I malviventi, operando di giorno, hanno svitato le viti che trattenevano i listelli che bloccavano il pannello vetrato sul infisso, hanno asportato il pannello di vetro e sono entrati nel negozio senza problemi!
La norma UNI EN 356 “Prove e classificazione di resistenza contro l’attacco manuale” classifica i vetri stratificati di sicurezza in funzione della resistenza opposta alle azioni dovute a forze esterne. Definisce quindi, tramite due differenti tipi di prova, due categorie di vetri:
- i vetri anti- vandalismo
- i vetri anti- effrazione.
Le prove utilizzate hanno lo scopo di verificare la capacità delle lastre di ritardare, per un periodo di tempo limitato, l’accesso di oggetti e/o persone ad uno spazio protetto.
La prestazione di resistenza agli atti vandalici viene classificata per mezzo della prova di caduta di un corpo duro. Si utilizza una sfera di acciaio di circa 100 mm di diametro ed una massa di circa 4,11 kg. Questa viene fatta cadere da altezze diverse e tutti e tre i provini utilizzati nella prova devono impedire la penetrazione da parte del corpo d’impatto.
Le classi per questo tipo di prova sono cinque, dalla P1A alla P5A, in ordine crescente di prestazioni.
Per quanto riguarda la resistenza all’effrazione, il test utilizzato è la cosiddetta prova dell’ascia, nella quale tutti e tre provini utilizzati devono richiedere almeno il numero minimo di colpi stabilito per creare un’apertura. La testa dell’ascia ha una massa di circa 2 kg e deve essere fabbricata in acciaio fucinato.
Per questo tipo di prova ci sono tre classi, dalla P6B alla P8B, in ordine crescente di prestazioni.
La tabella che permette di stabilire quale sia il livello di corrispondenza appropriato fra la classificazione secondo la norma EN 1627 e la classificazione secondo la norma EN 356 è la seguente:
Classe di resistenza secondo EN 1627 | Classe di resistenza secondo EN 356 |
1 | Nessun requisito |
2 | Almeno P4A-resistenza ad atti vandalici |
3 | Almeno P5A-resistenza ad atti vandalici |
4 | Almeno P6B-resistenza allo scasso |
5 | Almeno P7B-resistenza allo scasso |
6 | Almeno P8B-resistenza allo scasso |
A questo punto il cittadino o l’esercente che desiderano proteggere il proprio insediamento, sanno cosa devono richiedere all’installatore, che dovrà fornire in opera queste protezioni fisiche.
Nell’ordine devono essere fatti chiari riferimenti alle norme menzionate e al livello di resistenza previsto.
Al termine dell’installazione, l’installatore dovrà rilasciare una dichiarazione nella quale conferma che il materiale installato è conforme a quanto richiesto, vale a dire alla “regola d’arte”, come definita dal committente.
Può sembrare difficile, ma l’impegno che il committente metterà nell’elaborare l’ordine sarà ampiamente compensato da una delle maggiori difficoltà di penetrazione da parte del criminale!
FONTE: PUNTOSICURO.IT