Approfondimento meteo. Nella Val Padana e su parte della pianura interna lombardo/veneta sono molto presenti nebbie fitte e con scarsa visibilità come in questi casi, quando l’alta pressione primeggia e il fronte freddo si sposta e lambisce le regioni adriatiche del Centro-Sud, portando rimescolamento dell’aria e venti freddi e asciutti (tempo soleggiato) da nord-est/sud-est che, al loro cessare, nelle conche e nelle valli, possono dare luogo all’inversione termica, con la conseguente formazione, in presenza di cielo sereno, di foschie e di brinate notturne e mattutine (gelate). Nella Pianura Padana, invece, i venti diventano deboli dopo che il fronte freddo prosegue verso sud-est facendo rialzare la pressione atmosferica e permettendo così un rinforzo di una zona di alta pressione con conseguente formazione di foschie, nebbie mattutine in grado anche di persistere, delle brinate e il cosiddetto fenomeno della Galaverna o calaverna, quando goccioline di vapore allo stato di sopraffusione ghiacciano incontrando altre superfici o oggetti.
La scarsa dinamicità dell’aria permessa dall’anticiclone, permette maggiore irraggiamento, ossia il suolo cede il suo calore e si raffredda, assorbe calore dalla superficie più a contatto con l’aria, generando inversione termica: ossia un cambio del profilo verticale della prima fetta della Troposfera, ove le temperature sono più basse al suolo o in pianura o in una valle, mentre risultano più alte in montagna, anche a causa della nebbia, che consente all’aria di rimanere fredda e umida negli strati più bassi. La nebbia londinese (Inghilterra) e milanese (Italia), ad esempio, può essere prodotta e agevolata anche dall’inquinamento, poiché la presenza di un elevato aerosol nell’aria, favorisce la formazione di nuclei di condensazione; in poche parole, più l’aria è sporca e più c’è una concentrazione di nebbia maggiore. La Subsidenza, inoltre, è un altro meccanismo che non consente il rimescolamento dell’aria verso l’alto e, tanto sarà forte l’anticiclone, più quest’ultima sarà elevata, generando una decisa compressione dell’aria negli strati soprastanti e un accumulo di nebbia verso i bassi strati, perché i moti discendenti dell’alta pressione, fungono da azione schiacciante, intrappolando la nebbia e lo smog, negli strati più adiacenti al suolo.
Come potete notare nell’immagine dell’editoriale, nelle zone montuose della nostra penisola, la nebbia è più frequente ad alta quota se si tratta di nebbia frontale, mentre è molto presente nei bassi strati, ossia nelle vallate e nelle conche, in caso di un anticiclone ben stazionario, quale l’Anticiclone delle Azzorre. Il fenomeno atmosferico si verifica maggiormente durante l’Autunno e l’Inverno, quando lo stesso Equinozio e lo stesso Solstizio, consentono minori ore di luce e un’insolazione più debole, nonché il precedente transito di un sistema perturbato, è un altro fattore che favorisce un importante raffreddamento dei pendii delle montagne. A causa della scarsa dinamicità dell’atmosfera interessata, l’aria fredda delle pendici, essendo più pesante, tende a scendere a valle, facendo sì che l’aria più mite presente al suolo salga verso l’alto, innescando l’inversione termica fino ad una determinata quota. Si crea dunque l’evaporazione e la condensazione del vapore acqueo in minutissime goccioline, la cosiddetta nebbia, la quale, come detto, tende ad intrappolare lo smog, diversamente se ci fosse stata alta dinamicità dell’aria e dunque una bassa pressione, con un incremento della risalita d’aria più umida verso l’alto e un dissolvimento delle nebbie.
Riccardo Cicchetti