Si torna a parlare di Megalò 2 per una lettera che l’attuale titolare dell’area, la SILE Costruzioni srl, ha diffuso in questi giorni annunciando l’intenzione di avviare i lavori per ulteriori colate di cemento accanto al fiume puntando sul fatto di avere completato – con oltre un decennio di ritardo durante il quale si dovrà chiarire come sia stato possibile consentire che il centro commerciale sia rimasto aperto – l’argine che tutela Megalò 1 e nel contempo crea problemi idraulici a monte e a valle. È peraltro sempre in vigore la bocciatura da parte del Comitato VIA e si è in attesa a tal proposito della sentenza del TAR, come meglio chiariremo più avanti.
Appare intanto a dir poco sconcertante il fatto che la SILE possa sostenere che una “presa d’atto, come per altro condiviso informalmente dal direttore Lavori Ing. Merlino con codesto Spettabile Servizio (ci si riferisce al Genio Civile) rappresenta a tutti gli effetti un superamento dell’emergenza idraulica (…) e di fatto revoca l’ordine di sospensione” a suo tempo emesso dal Genio Civile stesso. In un contesto simile, nel quale per meri sia pur legittimi interessi privati si vuole ulteriormente cementificare un’area a ridosso del fiume, è indispensabile che ciascuno metta nero su bianco ogni eventuale autorizzazione assumendosene piena responsabilità. Non esistono e non possono in alcun modo esistere, di fronte alla legge e al buon senso, prese d’atto e condivisioni “informali”. Ciò premesso il Comitato VIA ha in quel giudizio autorizzato esclusivamente “opere di messa in sicurezza ai fini idraulici“. Ora su quel giudizio è in corso un procedimento dinanzi al TAR di Pescara, sollevato dalla stessa SILE e nel quale, il WWF – così come altri soggetti – si è costituito in appoggio alla decisione sostanzialmente negativa del Comitato VIA che ha saggiamente valutato come sia nel frattempo intervenuta una “sostanziale modificazione delle condizioni ambientali, infrastrutturali, idrauliche e socio economiche del contesto territoriale interessato“.
La nota della SILE non ha alcun valore giuridico e meno che mai autoautorizzativo. Il completamento dell’argine era un atto dovuto, peraltro tardivo, in relazione alla assurda presenza in una zona già di esondazione delle strutture attualmente esistenti e non già un “salvacondotto” per una ulteriore cementificazione.
L’annuncio di inizio dei lavori ha più che altro il sapore di una minaccia a danno della collettività dei cittadini e dell’ambiente. Il WWF e Confesercenti Chieti diffidano la ditta dal dare seguito a tale annuncio e chiedono formalmente alle autorità interessate, a cominciare dal Genio Civile e dai Carabinieri Forestali, di garantire il rispetto delle norme di legge.
Tutto questo senza mai dimenticare che Megalò 1 esiste nel sito nel quale è stato assurdamente realizzato solo in virtù di una legge regionale in contrasto con la normativa europea e nazionale rimasta in vigore pochi mesi, giusto il tempo di autorizzare un simile scempio che, alla luce anche dei cambiamenti climatici in atto, appare del tutto immotivato e persino sconsiderato. Sarebbe quanto mai opportuno che la politica imponga una graduale delocalizzazione dell’esistente, altro che consentire ulteriori interventi di cementificazione! E anche le autorizzazioni concesse dai Comuni di Chieti e Cepagatti andrebbero oggi decisamente riviste alla luce di un elementare principio di precauzione dopo l’alluvione del 2013, che fu un evento tutt’altro che eccezionale.
“La comunicazione di inizio lavori presentata dalla Sile Costruzioni srl al Genio Civile – spiega l’avvocato Francesco Paolo Febbo – è carente di indicazioni e priva di valore giuridico. In effetti, non è menzionato e considerato il parere emesso dal Comitato VIA nel 2017 di improcedibilità dell’istanza di proroga alla realizzazione delle opere edili relative a Megalò 2. Tale divieto assoluto alla realizzazione delle opere di Megalò 2, sia di quelle autorizzate con primo parere favorevole del 2012 sia quelle richieste in seguito con il nuovo progetto, è stato impugnato davanti al TAR ma, anche a seguito della rinuncia della Stessa Società alla sospensiva, resta pienamente valido ed efficace. A tale divieto assoluto consegue che i pareri autorizzatori edilizi rilasciati dai Comuni sono da ritenersi privi di valore e dunque da revocare immediatamente. Pertanto, anticipiamo formale diffida nei confronti dei Comuni di Chieti e di Cepagatti affinché immediatamente sospendano la comunicazione di inizio lavori e al contempo revochino i precedenti titoli edilizi rilasciati alla società. Ciò con la massima urgenza, tenendo conto che l’inizio lavori è stato fissato tra qualche giorno e l’eventuale sospensione successiva all’avvio del cantiere potrebbe consentire alla società proponente una ipotetica richiesta di risarcimento danni nei loro confronti con aggravi di costi economici a carico della collettività. Allo stesso modo, sollecitiamo il genio Civile e la regione Abruzzo ad emettere i relativi provvedimenti di diniego alle richieste della società proponente”.
“Che senso ha – sostengono per il WWF Nicoletta Di Francesco e per Confesercenti Chieti Marina De Marco – che la Regione porti avanti piani di adattamento ai cambiamenti climatici se poi consente di costruire ancora a ridosso di un fiume già sin troppo violentato dalla insipienza dell’uomo?”.