Vado in biglietteria presso il terminal bus di piazzale Kennedy ad Avezzano, e dopo aver diligentemente fatto la fila, mi rivolgo all’azzimata signora della cassa, chiedendo un abbonamento mensile per mia figlia.
Lei mi risponde che occorre esibire la tessera di riconoscimento emessa dalla compagnia. Prontamente mi metto a rovistare nel mio smartphone dove ho la fotografia della tessera, ma la zelante signora, mi dice che non può accettare una fotografia della tessera.
Le chiedo se il suo diniego sia dovuto alla necessità di dover “passare” la tessera in un lettore ottico ma la domanda è retorica perché la tessera di riconoscimento è una semplice carta plastificata che riporta i dati anagrafici dell’abbonato, un numero identificativo, la fotografia del possessore e nessuna banda magnetica
Traccheggiamo nel tipico fare italiano, e riesco a ottenere due biglietti settimanali. Pago e vado via
Oggi 17 ottobre ore 12.45 torno nella stessa biglietteria. Per fortuna non c’è fila. Allo sportello trovo la stessa signora dell’altra volta. – Farò presto! – penso tra me e me. Mi servono due biglietti settimanali, proprio come l’altra volta.
Chiedo i due biglietti ma non c’è nulla da fare. Mostrare la fotografia della tessera sul cellulare non serve. Quella che ora mi appare come la signorina Rottenmeier, si proprio quella di Heidi, ribatte con una punta di sadica soddisfazione che vuole vedere fisicamente la tessera di riconoscimento. E così, i lievi vagiti delle mie residue speranze, restano soffocati nella culla.
Ribatto invano, che proprio il mese scorso, era stata lei stessa a emettere i biglietti, alle stesse condizioni richieste adesso. A quel punto una scintilla di umanità le sovviene nello sguardo. Ecco si ricorda, forse ci siamo. No, niente da fare. Tira dritta. Dice che l’altra volta aveva fatto un’eccezione alle direttive aziendali
Mestamente esco dalla biglietteria e penso che i problemi di TUA non nascano solo i mezzi scassati che si fermano in autostrada avvolti dal fumo acre di un incendio, e nemmeno le giornate di pioggia, che viaggi più tranquillo, se pensi al fuoco, ma ti serve l’ombrello perché piove proprio sul sedile dove sei seduto tu.
Il problema di TUA è che vendere il servizio per cui esiste non sembra essere una priorità.
Nel 2020 facciamo gli acquisti online, usiamo il cellulare per trasferire il cash, il contactless è diffusissimo e quelli di TUA ti chiedono ancora il pezzo di carta, pardon, di plastica. E per fortuna sei tu che vuoi dare soldi a loro, mica il contrario.
Nel frattempo basta salire la mattina su un pullman pieno di studenti sulla tratta Capistrello-Avezzano per vedere diversi passeggeri che restano in piedi perché non trovano il posto. Utenti che portano in tasca il loro bravo abbonamento, sempre che siano riusciti a superare le forche caudine della famigerata signorina Rottenmaier.