ANTONELLA DE SANTIS, SEGRETARIA REGIONALE CISL MEDICI ABRUZZO-MOLISE: “LA SOLUZIONE ALLA CARENZA DEI MEDICI NELLA SANITÀ ITALIANA È ANCORA POSSIBILE”

Parliamoci chiaro: se il problema della carenza di personale medico non viene affrontato adesso e alla radice, la partita è persa a tavolino. Credo anche che non sia poi così difficile prevedere il dramma sociale che, restando così le cose, ne deriverebbe. Inimmaginabile!

Dunque mancano i medici, questo è assodato. E allora facciamocela questa benedetta domanda davanti allo specchio: “Come mai?”

La risposta, ahimè, è molto semplice: perché in una nazione dove ancora si decanta il diritto allo studio sancito dall’articolo 34 della Costituzione, che inizia con le parole: La scuola è aperta a tutti…, qualche mente “superiore” ha pensato bene di calpestarle e limitarne la loro bellezza universale con il numero chiuso per la professione medica.

Sì, il male peggiore della nostra Sanità è il numero chiuso alla Facoltà di  Medicina, una legge nata alle porte del terzo millennio.

 Il progresso è progresso!

Col passare degli anni poi, con i tagli continui, con gli stipendi al palo nei confronti del resto d’Europa, con ritmi di lavoro massacranti, i fortunati che hanno potuto abbracciare questa professione hanno iniziato a scegliere altre nazioni o istituti privati. Quindi l’imbuto del numero chiuso è rimasto e il numero dei medici è diminuito sempre di più, per non contare poi l’invecchiamento che vale anche per i seguaci di Ippocrate.

Oggi siamo al capolinea. Se è vero che sbagliare è umano ma perseverare è diabolico, si continua a perseverare chiudendo gli occhi dinanzi ad una realtà ormai kafkiana. Formiamo (e bene) pochi medici e una parte di loro se ne va all’estero, che vuoi che sia…li cercheremo da qualche altra parte del mondo. Intanto teniamo a casa chi magari vorrebbe farlo davvero il medico, intanto teniamo bloccato il turn over nel SSN, rallentando il ricambio generazionale e il passaggio delle conoscenze e delle esperienze a chi domani dovrebbe avere in cura le nostre vite.

Ma il sottosegretario alla Salute, il dott. Sileri, spiega che la risposta del Governo alla fame di figure professionali, non sarà l’abolizione del numero programmato per l’accesso a Medicina. “I problemi delle strutture ospedaliere e del personale sono l’eredità di una errata programmazione, fortemente vincolata dai bilanci” – precisa.  Rincara la ministra Messa: ” Mancano medici, ma ospedali e atenei non sono in grado di assorbire tanti aspiranti studenti”.

La situazione inizia a chiarirsi…

Mancano i medici o mancano i soldi? O meglio…mancano i medici perché mancano i soldi? Cambia poco. Quel che è mancata è l’intelligenza, quell’intellegere latino che significa percepire ed anche essere lungimiranti al fine di migliorarsi e migliorare la propria vita. In qualità di medico di pronto soccorso e di sindacalista credo di conoscere a fondo la problematica, così come credo che il nostro Sindacato debba prendere in mano la situazione da protagonista bandendo vecchie logiche e slogan inservibili utilizzate da alcune parti sociali. Dobbiamo essere decisi e credibili nella difesa dei lavoratori e dei loro posti di lavoro, ma anche e soprattutto nella tutela della salute dei cittadini. 

Vorrei dire ad esempio che il chiedere continuamente incontri con i vertici aziendali sull’argomento può non essere sbagliato ma di sicuro è inutile…perché loro non hanno medici dentro gli armadi e nemmeno possono farli apparire per magia, così continuano a tirare a destra e a manca una coperta di Linus troppo corta, ridotta anzi a un fazzoletto di carta! La logica ha i suoi comandamenti, anzi, per questo problema ne ha uno solo: riportare l’accesso libero a Medicina e aumentare il numero degli specializzandi.

 Mancano le risorse? Sarà imperativo trovarle. Punto!

Dobbiamo dire ai nostri figli: “Volete fare i medici? Le nostre braccia sono aperte”. E poi come fedeli alleati, dovremo scendere con loro nelle piazze, dovremo esigere una risposta definita nelle modalità e nei tempi da una politica ormai imbarazzante, barricata dietro verbi e locuzioni impersonali: “…urge…”, “…è necessario…”, “…bisogna rimboccarsi le maniche…”, “…conviene riflettere…”, chissà, forse ancora convinta di scaldare l’animo a una nazione che nemmeno l’ascolta più e si gira dall’altra parte.

La soluzione dunque è questa soltanto, certo non immediata, certo da aspettare con pazienza e con sacrificio, ma hic et nunc non c’è ne sono altre.

Lo so che ci vorrà tempo per vedere nuovi camici bianchi, ma intanto seminiamo e una cosa è sicura, il raccolto arriverà e avremo l’orgoglio di esserne stati i paladini. Dovrà essere un’altra pagina straordinaria del nostro Sindacato. Sindacato deciso nella mediazione tra lavoratori e vertici della Sanità, ma irremovibile nel guidare i nostri giovani che sognano ancora, che sono il nostro futuro, affinché quel desiderio di diventare medici non rimanga “un grande avvenire dietro le spalle” per dirla con Gassman. D’altronde cedere all’ottusità di chi ci ha governato, ci esilierebbe tutti in un cantuccio a sperare nei miracoli, e sperare in un miracolo per questa problematica vitale non possiamo certo permettercelo. 

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