ASSOCIAZIONE “PESCARA. MI PIACE” SU FERRAGOSTO CON IL DIVIETO DI BALNEAZIONE

 

 

“Ferragosto 2018 con il divieto di balneazione a Pescara. È l’ultima ciliegina sulla torta del sindaco Alessandrini che va così a sugellare la sua ultima estate da primo cittadino del capoluogo adriatico, città di mare e dal turismo balneare che con l’attuale amministrazione Pd ha vissuto le cinque peggiori stagioni estive della propria storia. Un divieto, peraltro, che questa volta ci lascia realmente allibiti perché riteniamo assurdo che ieri l’Aca abbia aperto i propri sfiori e impianti di sollevamento non certo per un’ondata di maltempo, ma per dieci minuti di pioggia asfittica che non ha neanche fatto in tempo a bagnare l’asfalto. Continuiamo a ritenere incredibile che veramente quella pioggia asfittica potesse mandare in tilt il depuratore di via Raiale. Un episodio, quello odierno, che rende ancora più importante e urgente quell’indagine della Procura che appena il 26 luglio scorso ha determinato la notifica di 14 avvisi di garanzia”. È il commento dell’avvocato Berardino Fiorilli e di Armando Foschi, promotori dell’Associazione ‘Pescara – Mi piace’ che da tre anni stanno seguendo la vicenda inquinamento del fiume e balneabilità della costa.

“Il divieto di balneazione che porta la data di ieri – hanno detto l’avvocato Fiorilli e Foschi – rappresenta l’ennesima batosta su una città che dovrebbe vivere del proprio mare, e che invece si ritrova per tre quarti dell’estate con acque non balneabili dove, a ogni pioggia, vengono sversati i liquami non depurati con l’apertura degli impianti di sollevamento. È successo anche ieri, a fronte di quattro gocce che veramente non giustificano, a nostro giudizio, l’apertura degli sfiori. Veramente ci pare incredibile credere che quelle quattro gocce cadute per dieci minuti avrebbero potuto far saltare il funzionamento del depuratore mandando chissà quale enorme flusso di acque verso l’impianto di via Raiale. Onestamente ci pare davvero difficile credere a tutto questo. Peraltro, dopo che l’impianto B0 della Madonnina, è stato posto sotto sequestro dalla Procura della Repubblica lo scorso 26 luglio, dobbiamo capire chi abbia eventualmente autorizzato anche l’apertura di quello sfioro, visto che la Procura, dalle prime notizie, aveva anche nominato un ‘custode’ comunale all’impianto. Ma, al di là del caso specifico, condannare Pescara a trascorrere anche il Ferragosto con il divieto di balneazione sia sulla riviera sud che nord significa aver assestato il colpo mortale a una stagione che non è mai decollata. È facile immaginare che molti potenziali bagnanti ferragostani, alla notizia odierna, decideranno di trascorrere su altri lidi le prossime giornate, disertando Pescara che certamente non vive di concertini mordi e fuggi. Per alimentare il turismo servono spiagge attrezzate e funzionali, serve un mare sempre balneabile in cui portare i bambini a giocare e a tuffarsi senza timore di colifecali ed enterococchi, servono investimenti per dare servizi e fare in modo che i turisti decidano di soggiornare nei nostri alberghi, mangiare per una o due settimane nei nostri ristoranti e fare acquisti nei nostri negozi tutti i giorni, non per una sera al mese che non riempie più la pancia a nessuno. E purtroppo – hanno aggiunto l’avvocato Fiorilli e Foschi – se Pescara trascorrerà il suo quinto Ferragosto col divieto di balneazione la responsabilità è interamente del sindaco Alessandrini e della sua giunta che hanno speso centinaia di migliaia di euro per inutili concerti e non hanno speso un solo euro per migliorare la rete interrata dei servizi, per realizzare le vasche di contenimento delle acque di prima pioggia, per potenziare il depuratore, ovvero per fare quelle opere strutturali che oggi ci avrebbero evitato un’ordinanza di divieto di balneazione a Ferragosto. Il sindaco Alessandrini ha avuto cinque anni a disposizione per programmare, progettare, appaltare e realizzare tali interventi, ma non ha mosso un dito. Per l’ennesima volta gli ricordiamo che oggi le sue dimissioni rappresenterebbero un dovere morale nei confronti della città, ma siamo certi che, al solito, il nostro appello cadrà nel vuoto e nel silenzio di un sindaco che farà di tutto pur di restare avvinghiato alla sua poltrona sino all’ultimo giorno utile, ossia sino a quando i pescaresi lo manderanno a casa”.

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