Azione Civile Abruzzo e il fondatore e Presidente nazionale Antonio Ingroia assistono con sgomento e indignazione alle reazioni istituzionali (e non) di fronte all’emergenza successiva ai sequestri della Procura di Avellino sull’autostrada A14. Registriamo ricostruzioni della situazione che non rappresentano un quadro reale e che renda giustizia: le responsabilità di tutta la situazione sono altrove. E, piuttosto che chiamare in causa i giudici partenopei come se il sequestro fosse frutto di decisione arbitrarie e contrarie agli interessi degli abruzzesi, le istituzioni locali dovrebbero assumere una posizione netta e intransigente: restituire all’interesse pubblico, il ruolo centrale che merita, basta con (im)prenditori lobbysti, basta indecisioni e trattamenti di favore, vengano immediatamente revocate le concessioni autostradali. E’ la stessa identica situazione, non per altro figlia delle stesse dinamiche, dell’acquifero del Gran Sasso e dell’autostrada dei Parchi su cui già nei mesi scorsi ci siamo espressi. E riemergono gli interrogativi sui silenzi e sui comportamenti della classe politica (e non solo) sulla vicinanza a certi (im)prenditori, sui contatti finanziari tramite fondazioni e generose elargizioni a partiti e loro esponenti di punta. Che, come accaduto con la vicenda nota a livello nazionale per fondazione Open e il gruppo renziano ex PD oggi Italia Viva, ha conquistato ampia ribalta nazionale ma totale silenzio (o quasi) qui in Abruzzo nonostante sia citato il più grande concessionario pubblico abruzzese. Chi rappresenta le istituzioni deve essere totalmente indipendente da potenti gruppi economici privati, ancor di più se titolari di concessioni pubbliche.
Nell’ordinanza di sequestro il GIP di Avellino sottolinea che, dopo l’incidente del 2013 da cui è partita l’inchiesta della Procura, ASPI sostituì in tutta Italia gli ancoraggi con barre filettate fissate con malta cementizia, “compromettendo notevolmente lacapacità di contenimento delle barriere in caso di urto con veicolo pesante” (citiamo testualmente dall’ordinanza), secondo un tecnico del ministero meno costosa. Tra il 2018 e il 2019 ci furono pareri negativi alle richieste del concessionario di omologazione perché non darebbero un’adeguata sicurezza e
a luglio 2019 il Ministero ordinò di sostituirle. Dopo il no di Aspi il Ministero redasse un programma di sostituzione. “La sistematica presentazione – scrive il GIP in una delle ordinanze di rigetto del dissequestro nelle scorse settimane – a distanza di pochi giorni l’una dall’altra, di istanze di dissequestro parziale per ottenere l’autorizzazione alla modifica delle modalità di cantierizzazione già concordate con i competenti uffici ministeriali, sta purtroppo determinando un ingiustificato rallentamento degli interventi di sostituzione delle barriere laterali in sequestro”. Su tutto questo s’inserisce il movimento franoso di 7 centimetri che da solo dovrebbe più che allarmare e su cui certo non rassicura quanto dichiarato da ASPI stesso che interesse il terreno e non l’infrastruttura. Ultime considerazioni: Da cittadini ci viene da ripensare a quanto accaduto, a proposito di rallentamenti e code autostradali, negli anni scorsi tra i caselli pescaresi e Lanciano dove per anni abbiamo visto cantieri disseminati per tutta l’autostrada con notevoli restringimenti. Così come un ulteriore dubbio ci viene da presentare alla pubblica attenzione (pronti ovviamente a fare ammenda se la risposta dovesse essere positiva): a proposito di viadotti, è un caso che all’altezza dell’abitato sud di Vasto è stato aperto un imponente cantiere (ad inizio 2017 e chiuso solo a fine estate scorsa) solo nelle settimane successive all’esposto che ha documentato e denunciato una pericolosa discarica abusiva (nel frattempo bonificata)? E, a proposito di movimenti franosi e simili in corso, davanti ai 7 cm del Cerrano non riusciamo a non preoccuparci dello stato della strada comunale sottostante che ad occhio nudo vediamo stia peggiorando e scendendo di livello stagione dopo stagione …
E perché solo ad un mese dall’inizio dell’emergenza è stato presentato un piano alternativo per la viabilità che dà respiro alla viabilità locale abruzzese? Non chiediamo un’efficienza cinese (che in 10 giorni costruisce un ospedale e ne progetta un altro) ma perché non è stato elaborato già per l’inizio (annunciato) dell’emergenza o comunque subito dopo l’inizio?