Comitato VIA boccia di nuovo “Megalò 2” e invita Cepagatti ad annullare i permessi edilizi
L’avv. Febbo: «Ora una legge che impedisca per sempre ogni costruzione in zone a rischio»
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La questione del cosiddetto “Megalò 2” è tornata nuovamente questa mattina davanti al CCR VIA questa volta per iniziativa del Comune di Cepagatti che aveva organizzato sulla questione una conferenza dei servizi. Alla seduta hanno preso parte anche, a nome delle rispettive organizzazioni, Celso Cioni a nome anche di Marisa Tiberi (Confcommercio), Marina De Marco (Confesercenti), Nicoletta Di Francesco (WWF) e l’avvocato del WWF Francesco Paolo Febbo, che segue la vicenda a tutela di varie associazioni.
Nella sua dichiarazione Nicoletta Di Francesco ha sottolineato come «Sulla base di una consolidata giurisprudenza non si ha diritto a proroga in caso di sospensione forzata dei lavori se la sospensione è addebitabile a inadempienze della ditta stessa, com’è evidente nel caso in esame. I lavori per le ulteriori costruzioni sono stati infatti bloccati perché, circostanza questa mai negata da alcuno, l’argine a tutela di Megalò era stato realizzato in maniera difforme rispetto al progetto a suo tempo presentato. Appare dunque che le bocciature già decise con i più recenti giudizi vanno confermate cancellando per sempre ogni ipotesi di ulteriore cementificazione». Confcommercio e Confesercenti hanno aggiunto che i centri commerciali sono ormai fuori tempo e la loro eccessiva presenza nel territorio non è più sostenibile per l’economia locale.
Il responso del Comitato VIA è stato inequivocabile: conferma dei precedenti giudizi negativi e invito esplicito al Comune di Cepagatti ad annullare permessi edilizi che non hanno titolo per esistere.
«Una decisione – sottolinea l’avv. Febbo – che dà piena soddisfazione a quanto andiamo da sempre sostenendo sul piano legale e importante anche per le sue conseguenze pratiche: è infatti sbagliato, oltre che pericoloso, costruire a ridosso dei fiumi e in qualunque altra zona soggetta a potenziali pericoli. Ce lo hanno insegnato l’esperienza e fatti di cronaca anche recenti purtroppo spesso tragici. A questo punto deve essere la politica a dire quanto prima possibile un chiaro no a simili scelte con una legge che impedisca, da subito e per sempre, qualsiasi intervento edilizio nelle aree potenzialmente soggette a frane, inondazioni e valanghe».