di Alina Di Mattia
Allarme emigrazione: l’Italia si sta spopolando e sta perdendo la parte migliore della popolazione
E’ di qualche ora fa la dichiarazione del ministro dell’Economia e delle Finanze Pier Carlo Padoan, sull’attuale e preoccupante fenomeno migratorio dei giovani all’estero, dichiarazione che ha suscitato un vespaio di polemiche ed accuse sui social.
Peccato che il Ministro se ne sia accorto solo oggi. Eppure i numeri parlano chiaro, e da tempo.
Negli ultimi anni, 509.000 italiani si sono cancellati dall’anagrafe trasferendosi altrove, e sono oltre 250.000 i nostri connazionali partiti nel corso del 2017.
Un danno dalle conseguenze inimmaginabili.
“Dall’Italia emigra più gente di quanta ne emigri dal Messico o dall’Afghanistan” leggiamo sui dossier dedicati. Dati che vanno a superare quelli dell’emigrazione all’estero nel dopoguerra.
Un flusso continuo di persone istruite, preparate, colte. Professionisti di ogni settore e di ogni età che fuggono oltreconfine. Cervelli, braccia, gambe: risorse straordinarie che vanno ad arricchire il Paese che li ospita impoverendo quello che lasciano.
Un esodo silente iniziato con la crisi economica e che continua a registrare numeri allarmanti, nonostante le notizie sul calo della disoccupazione sembrano essere confortanti. Sembrano, appunto. La verità è tutt’altra.
L’Italia si sta spopolando, l’Abruzzo si sta spopolando. Ancor più grave è che a lasciare la nostra terra siano giovani laureati, ingegneri, architetti, medici, letterati, ma anche artigiani, artisti e creativi di ogni genere. Lasciano il Paese delusi da stipendi non più competitivi, dalla mancanza di meritocrazia che non premia i professionisti e dallo stesso sistema produttivo che li demansiona.
Non partono più con la famosa valigia di cartone ma con dispositivi elettronici contenenti email con decine e decine di richieste di lavoro rigettate, curricula con competenze e formazione all’avanguardia e laurea, laurea del tutto inutile in Italia… a meno che non si nasca con 7 camicie e qualche santo ai piani alti!
Già, perché il talento, la professionalità, le competenze, servono a ben poco nel nostro Paese. Ed i risultati sono tangibili.
L’Abruzzo è la regione che perde la più alta percentuale di italiani laureati. Amara terra senza speranza – cantava Modugno – che con fatica raggiunse un interessante livello economico e culturale negli anni del boom economico e che oggi, dopo cinquant’anni, si ritrova a perdere di nuovo quelle risorse che l’hanno fatta crescere.
Nel 2016 la provincia abruzzese che ha perso più abitanti è stata quella di Chieti con oltre 74.000 partenze. L’Aquila ha registrato circa 40.000 iscritti all’Aire, Teramo 34.000 e Pescara 33.000. Gli italiani vanno in Germania, in Olanda, in Francia, in Spagna, in Gran Bretagna, nell’entroterra statunitense, a Malta, ma anche in Australia e Nuova Zelanda, in cerca di condizioni di vita migliori.
Uno Stato che perde i suoi figli migliori è uno Stato malato e l’Italia è malata da tempo.
Da una parte i giovani delusi da uno Stato che li ha dimenticati, dall’altra, paradossalmente, una folta schiera di anziani che sceglie di trascorrere l’età pensionabile nei Paesi dell’Est, nelle Canarie e in Tunisia, perché non può permettersi di vivere a casa propria con una pensione faticosamente guadagnata in anni di duro lavoro e che in Italia, ormai, non basta più.
I numeri parlano e non piacciono al governo, e a noi cittadini piacciono ancor meno. Numeri che denunciamo da anni, eppure, solo oggi, qualcuno si accorge che stiamo perdendo la parte migliore della popolazione.
A titolo informativo, ministro Padoan: quella parte migliore della popolazione l’abbiamo già persa e, quasi certamente, con essa abbiamo perso anche i nostri politici migliori.
Così, tanto per dire.