BRACCO: COMUNI ABRUZZESI “NEL 2016 LA LEGGE. A OGGI PERÒ NESSUNA FUSIONE”

LEANDRO BRACCO

“La questione riguardante la fusione dei Comuni abruzzesi la cui popolazione è inferiore ai 5mila abitanti è una tematica di estrema urgenza che deve trovare quanto prima attuazione. L’attuale contesto sociale e politico è sostanzialmente non compatibile con l’esistenza di realtà abitate da poche centinaia di persone. L’architettura amministrativa della nostra regione deve essere assolutamente ripensata e ridisegnata e, soprattutto, deve garantire il mantenimento di servizi essenziali a beneficio della collettività”. Leandro Bracco, consigliere regionale di Sinistra Italiana, affronta un tema che da diversi anni tiene banco nel dibattito nazionale e che concerne la fusione di quella moltitudine di realtà comunali che da diversi lustri sta vivendo il fenomeno dello spopolamento. Spopolamento che, secondo il consigliere, potrebbe essere arginato o quanto meno attenuato se venisse messa in atto proprio la procedura della fusione. “Le notevoli difficoltà che nell’attuale congiuntura storica incontrano gli enti locali – afferma Bracco – sono oramai evidenti sia agli amministratori che ai cittadini. Croniche carenze di organico, uffici sguarniti, incapacità di fornire alla comunità i servizi essenziali, appalti bloccati per mesi e anni senza che le gare vengano mai portate a termine con conseguente dissoluzione dei risparmi e dell’efficienza che le gare pubbliche sarebbero in grado di generare, sono fenomeni purtroppo sempre meno rari”. “Il Consiglio regionale dell’Abruzzo – prosegue l’esponente SI – ha approvato oltre due anni fa la legge 176 che favorisce le fusioni tra i Comuni, promuovendo i processi aggregativi tra piccoli centri mediante l’erogazione di incentivi economici a supporto dell’ente locale originato a seguito del percorso di fusione tra due o più Comuni aventi una popolazione inferiore ai 5mila abitanti. L’Abruzzo è composto da 305 realtà comunali, un terzo delle quali situato in zona montana. Una ricchezza immensa in termini di tradizioni e cultura ma anche un evidente handicap nella competizione burocratica delle infrastrutture da realizzare, dei finanziamenti da intercettare, delle economie di scala da realizzare”. “I nostri Comuni – rileva Bracco – sono inadeguati dimensionalmente ed eccessivamente parcellizzati rispetto a quello che è l’attuale sistema amministrativo locale, ragion per cui è necessario migliorare l’efficienza nell’organizzazione dei servizi in favore della comunità di riferimento. Fondere le ‘microrealtà’ non servirebbe solamente ad accrescere il bacino demografico e territoriale ma soprattutto consentirebbe al nuovo Comune di ottenere risparmi significativi, riorganizzare meglio il proprio personale e aumentare la capacità di contrattazione con i fornitori di beni e servizi. L’efficientamento generale sarebbe un toccasana per il soddisfacimento delle domande che provengono dalla popolazione, con un miglioramento delle performance individuali e organizzative del personale, frutto di una maggiore specializzazione e qualificazione di funzionari e tecnici”. “Del resto – evidenzia il Consigliere segretario – già il Codice degli Appalti di recente emanazione ha provveduto a fissare nuove regole per ridurre sprechi e arginare la corruzione, fra le quali l’obbligo per i piccoli centri di costituire una centrale di committenza unica e condivisa (CUC) tramite la quale affidare servizi e forniture di importo superiore a quarantamila euro nonché realizzare le infrastrutture il cui costo sia maggiore al mezzo milione di euro. La norma impone che la CUC debba essere unica per almeno 5mila abitanti, soglia perfettamente identica a quella dei nuovi incentivi regionali assegnati ai piccoli Comuni che decidano di fondersi tra loro”. “Occorre abbandonare la logica dei campanili e dei piccoli centri di potere – sottolinea Bracco – la quale conduce all’impoverimento e all’abbandono dei borghi con uno spopolamento costante in favore delle città della costa. Non è un caso infatti che la fusione avvenuta oltre novant’anni fa tra Castellammare Adriatico e Pescara produsse uno sviluppo dirompente di quella che oggi è la città più grande del medio Adriatico, la quale si accinge a fondersi con le limitrofe Montesilvano e Spoltore per crescere ulteriormente ed essere ancor più competitiva nello scacchiere nazionale e internazionale”. “Confido sul fatto che i sindaci e le comunità locali (soprattutto delle aree interne d’Abruzzo) colgano questa opportunità di miglioramento dei servizi offerti alla collettività e – conclude Leandro Bracco – aggancino il treno della modernizzazione”.

 

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