BRACCO. NESSUNA PROROGA, PER DI NIZIO LA VAL SANGRO È OUT”

LEANDRO BRACCO

“Un comportamento che lambisce l’irriguardoso e che rischia di sfociare nell’impudenza. Una richiesta, seppur legittima, la quale però non ha alcun rispetto nei confronti di procedure consolidate verso le quali gli atti di forza non dovrebbero neppure essere immaginati. L’impianto per il trattamento di rifiuti sanitari a rischio infettivo che la società Di Nizio Eugenio vorrebbe realizzare ad Atessa è entrato in un vicolo cieco. Le integrazioni documentali richieste diversi mesi fa sono rimaste lettera morta, i tempi risultano scaduti e nessun’altra proroga può essere concessa. La stessa Di Nizio Eugenio si metta il cuore in pace. La Val di Sangro, per loro, è out”. E’ perentoria la presa di posizione di cui il consigliere regionale Leandro Bracco si fa portatore nell’ambito di una vicenda che da moltissimi mesi preoccupa parecchio la comunità atessana nel cui territorio una società privata vorrebbe far sorgere un impianto dedicato a rifiuti speciali. “L’oggetto del contendere – spiega l’esponente di Sinistra Italiana – è una struttura riservata al trattamento, mediante sterilizzazione, di rifiuti sanitari a rischio infettivo (potenzialità di trattamento pari a 20mila tonnellate all’anno) con adiacente un deposito di rifiuti sia pericolosi che non con raggruppamento e formazione di carichi omogenei da avviare successivamente verso impianti autorizzati per lo smaltimento o il recupero (potenzialità annua di 15mila tonnellate)”. “Quello che la società Di Nizio Eugenio, nonostante l’opposizione della popolazione dell’intera Val di Sangro, vorrebbe realizzare nel territorio di Atessa – prosegue Bracco – pare essere un’iniziativa irrinunciabile. Il progetto fu presentato esattamente un anno fa. Correva infatti la data 12 ottobre 2017. Protagonista di un iter altamente complesso, l’iniziativa ha palesato molteplici e insanabili criticità. Venerdì scorso 5 ottobre il Servizio Valutazioni Ambientali del Dipartimento Governo del Territorio e Politiche Ambientali della Regione Abruzzo ha inviato alla Di Nizio Eugenio stessa una ‘Comunicazione termini e preavvisi di archiviazione’. La nota precisa come in forza dell’art. 27bis comma 5 del decreto legislativo 152/06, l’autorità competente può concedere la sospensione dei termini per la presentazione della documentazione integrativa una sola volta e per un periodo non superiore a 180 giorni”. “Nel caso del progetto che la Di Nizio Eugenio medesima vorrebbe realizzare – evidenzia Bracco – l’iter è stato sospeso già in due occasioni, l’ultima a seguito della nota ARTA (Agenzia regionale per la tutela dell’ambiente) inviata il 14 marzo scorso e con la quale venivano richieste specifiche integrazioni documentali. Il Servizio Valutazioni Ambientali della Giunta proprio nella comunicazione inviata alla società pochi giorni fa, oltre che ricostruire l’iter, ha provveduto a chiarire come ‘il termine per la presentazione della documentazione integrativa è fissato al 10 ottobre 2018’, trascorso il quale il procedimento dovrà essere archiviato”. “Qualcosa di tutt’altro che irrilevante – rileva il Consigliere Segretario – è però accaduto subito dopo. Proprio a seguito della nota inviata venerdì scorso 5 ottobre, la società si è premurata di presentare, due giorni fa, una nuova richiesta di proroga. Richiesta fondata su motivazioni che appaiono non solo prive di consistenza ma anche irriguardose (a voler essere educati) nei confronti delle stesse autorità regionali. E’ del tutto evidente come la Di Nizio Eugenio – sottolinea Bracco – abbia avuto a disposizione quasi 7 mesi per predisporre le integrazioni documentali necessarie. E invece non solo non vi ha provveduto ma è tornata a chiedere, in violazione delle norme sul procedimento, un ulteriore rinvio. Le regole sono chiare e non possono essere derogate: una sola sospensione (e in questo caso l’iter ha già registrato una doppia battuta d’arresto) e per un totale massimo di 180 giorni”. “Questi sono i termini – rimarca Bracco – che la procedura prevede. Ai cittadini normali si richiedono comportamenti certi e questa circostanza deve valere, senza eccezione alcuna, anche per le società. Il procedimento pertanto deve essere archiviato e l’ennesima richiesta della Di Nizio Eugenio bocciata senza troppo tergiversare. Se si dovesse agire diversamente e la Regione accogliesse l’istanza di un’ulteriore proroga, si registrerebbe un anomalo, gravissimo e illegittimo comportamento verso il quale non potrei non adire la giustizia amministrativa. Gli interessi della collettività – conclude Leandro Bracco – vanno salvaguardati a cominciare dal rispetto delle norme”.

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