CALCIO. VINICIO PARIS AL CAPISTRELLO, LEGGIAMO LA SUA INTERVISTA

Il calcio, lo impariamo fin da bambini, è un connubio di momenti. Momenti importanti. Momenti che generano emozioni di quelle che ti porti dentro per sempre.
Momenti indescrivibili come quando, al 90º di una gara salvezza, la palla che calci prende il giro ipotizzato insaccandosi proprio dove avevi mirato. Indescrivibile come il momento in cui realizzi che sei riuscito a telecomandare quel pallone verso il successo. Verso la gioia. Indescrivibili come l’istinto, che ti assale, di correre all’impazzata intorno al campo sventolando la maglia e farfugliando qualcosa di incomprensibile, di illogico. Momenti alla Tardelli o alla Grosso per intenderci.
Momenti per cui vale pena ripensare ad ogni delusione, ad ogni sacrificio, ad ogni amara sconfitta.
Momenti che restano tatuati, indelebili, nel nostro cuore.
Emozioni, proprio come la possibilità di giocarti l’accesso in serie B…oppure quella di sfiorarne una storica in serie D. Emozioni capaci di presentarti un conto salato: proprio come quando realizzi che 73 punti non sono abbastanza. Che ne bastava uno più per poter scrivere la storia.
Emozioni indescrivibili proprio come quando realizzi che, in realtà, la storia sei tu.
Ai nostri microfoni, a raccontarci le sue emozioni, non per ultime quelle legate al suo trasferimento al Capistrello, bomber Vinicio Paris.
Emozioni proprio come la carriera di Vinicio Paris, classe ’84 e connubio di classe, potenza e fantasia.

Vinicio, che cosa ti ha spinto, dopo due stagioni sicuramente importanti a Paterno, a sposare il Progetto dell’ U.S. Capistrello?

Beh sicuramente il fatto di ritrovare un uomo, prima che un allenatore, come Fabio Iodice. Con lui a Paterno ho vissuto momenti importanti. Il primo anno soprattutto quando, nonostante i 73 punti, non siamo riusciti – per un solo punto – ad agguantare la tanto agognata e meritata promozione in serie D. Non posso non sottolineare e ringraziare, poi, la sincera stima dimostratami dal Capistrello. Sentirsi importante per un calciatore, qualsiasi sia la categoria, è fondamentale. Proprio quest’ultima componente è mancata, almeno per quel che mi riguarda, nella scorsa stagione. Non ho sentito, ad esclusione di Di Cicco, non posso e non voglio negarlo, quella stima che è di vitale importanza.

Facciamo un passo indietro lanciando uno sguardo al presente. Melfi, Manfredonia, Arezzo sono solo alcune delle compagnie professionistiche dove hai dimostrato, a suon di gol, il tuo valore assoluto. Che ricordi ti porti dietro di quegli anni e quanto, secondo te, il calcio di oggi è mutato rispetto a qualche anno fa?
Le stagioni a Melfi, a Manfredonia o ad Arezzo, dove ho addirittura sfiorato la promozione in serie B, sono sempre vive, indelebili, dentro di me. Eppure ho vissuto emozioni altrettanto importanti con la Fermana dove dopo aver segnato, con una bella punizione a giro, il gol salvezza iniziai a corre intorno al campo sventolando la maglia. Ricordi indelebili. Forse è questo che è cambiato nel calcio: le emozioni. Non tutti sono ancora capaci di emozionarsi.

Torniamo al presente. Cosa ti aspetti da questa stagione e quale obiettivo personale si pone, oggi, Vinicio Paris?
Sicuramente mi aspetto una bella stagione. Il Capistrello ha allestito una squadra forte in ogni reparto. Personalmente, poi, il mio obiettivo è quello di fare la corsa su me stesso. Superare il rendimento della prima stagione a Paterno dove, tra campionato e coppa Italia, ho segnato 17 gol.

Il motore del calcio, lo sappiamo, sono le tifoserie. Come ti hanno accolto i tifosi rovetani e che cosa ti senti di dire loro?

Credo che i tifosi siano, nella maggior parte dei casi, lo specchio della società. Quando hai la stima e la fiducia della società di riflesso hai quella della tifoseria. Sono molto contento, quindi, dell’accoglienza riservatami. Spero di sentire il loro calore spingere me e i compagni verso il raggiungimento dei nostri obiettivi. Forza Capistrello.
Obiettivi. Umiltà. Cuore. Emozioni. Momenti. È questa la formula magica del calcio. Una formula tanto illogica quanto indispensabile. Indescrivibile. Proprio come lo sguardo di uomo, che poco si discosta da quello di un bambino, mentre osserva il proprio tiro disegnare traiettorie magiche. Indescrivibile, proprio come quella gioia irrefrenabile che ne deriva e che ti spinge a correre. Illogico proprio come quel sogno che abbiamo avuto tutti: quello di correre senza meta, senza sosta e farfugliando qualcosa. Illogico come un’emozione. Illogico come la vita. Illogico come il calcio.

Alex Amiconi

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